Luigi eugenio Stanco
< 8/8 > Le aquile puntano la preda da lontano, grazie a un'area della retina, la fovea, dove le cellule della visione sono molto concentrate e che funziona come teleobiettivo, ingrandendo l'immagine anche di 2,5 volte. In quella dell'aquila ci sono un milione di coni fotorecettori per millimetro quadrato, contro i 200 mila dell'uomo: e se si riuscisse a "stipare" più coni nell'occhio umano consentendogli visioni inimmaginabili? Ma si sta lavorando anche sul ruolo dell'opsina, la proteina che negli occhi assorbe le radiazioni luminose, per allargare lo spettro di radiazione percepite (come le ultraviolette o le infrarosse che sono al di sopra e al di sotto della nostra sensibilità). Insospettabili visioni anche per i pesci rossi (e non solo), come quelli della varietà "bubble eye" con i bulbi oculari sporgenti.
Luigi eugenio Stanco
< 7/8 > Immaginate di essere abituati a farvi le vostre belle ore di sonno ogni notte… e poi l'esame dell'università, la consegna di un progetto o solo una serata tra amici vi costringono a fare tardi... Per non avere problemi basterebbe imparare dagli uccelli migratori che durante le migrazioni riducono notevolmente le loro ore di sonno. Come fanno? Facile: innanzitutto dormono con un occhio aperto, durante il quale è "acceso" solo l'emisfero del cervello opposto all'occhio sbarrato (il cosiddetto "sonno uniemisferico"). Ma non basta: c'è tutta una chimica ancora sconosciuta che permette lunghe veglie, interrotte solo da micro-pennicchelle di 10-20 secondi. Se la prima strategia sarebbe impossibile per l'uomo, dalla seconda potrebbe esserci molto da imparare. Nella foto, uccelli migratori nel cielo di Algeri.
Luigi eugenio Stanco