Imparare a farsi le domande giuste per permetterci di trovare le risposte giuste... giuste per quel momento! La nostra storia può sempre cambiare, perché la nostra storia dipende da noi, dalle nostre piccole e grandi scelte quotidiane. 

Nella costruzione della nostra storia la domanda che dobbiamo imparare a porci più spesso è “ che cosa voglio davvero?” 

Una domanda solo in apparenza semplice ma che solo facendola a noi stesse scopriamo come non sia per nulla scontata. 

La cultura del femminile si definisce e continua a definirsi ancora oggi su schemi prefissati che diventano reali nella vita di molte di noi. 

Ci sono eccezioni? Si certo!! Eccezioni dalle quali ci sarebbe tanto da osservare per imparare, ma di solito di fronte le eccezioni siamo piuttosto diffidenti e preferiamo rinchiuderci nella nostra gabbia, a volte dorata, a volte arrugginita ma pur sempre una gabbia. 

In realtà dobbiamo imparare a capire cosa vogliamo davvero al netto dei condizionamenti, dell’educazione del contesto sociale e culturale di appartenenza, delle nostre paure ataviche. 

Per impararlo dobbiamo allenarci a chiederci spesso “ che cosa voglio davvero?” e ricercare le nostre risposte che non sempre emergeranno con facilità, anzi il più delle volte, ciò che emerge non è davvero ciò che vogliamo ma ciò che gli altri hanno sempre voluto da noi. 

Lo dobbiamo scoprire. 

E un passo dopo l’altro ricostruire il puzzle dei nostri veri valori, dei nostri desideri autentici, rimettendo al centro la nostra unicità che si realizza attraverso potenzialità specifiche. 

Che cosa voglio davvero? Chiedi a te stessa spesso, sempre, ascolta le risposte e scrivi, così da non perdere la memoria. Con il tempo vedrai, capirai e ti ricorderai di te e del motivo per cui sei qui!

 In tal modo potremo costruire una nuova storia di noi, più autentica e più vicina al nostro scopo essenziale. 

Un passo dopo l'altro...

Imparare a dire ciò che sentiamo senza aspettative. Quante volte ci impediamo o ci siamo impedite di dire ciò che sentiamo, per paura di non sentirci approvate, corrisposte, comprese, per paura di essere deluse. 

Abbiamo messo il nostro sentire al servizio del giudizio o dell’approvazione altrui, impedendoci di esprimerci in accordo con ciò che nel profondo sappiamo di essere.

Essere parte di un gruppo, di un sistema, di una relazione con i suoi schemi e le sue regole ci pone spesso di fronte alla scelta di dire o non dire, di fare o non fare, per essere o non essere giudicate. 

Sentirci approvate ci da la sensazione di aver fatto la giusta scelta. L’approvazione degli altri diventa il metro attraverso il quale misuriamo la validità del nostro sentire ed agire. E nell’adeguarci perdiamo il contatto con la nostra radice, con la nostra essenza profonda, che si traduce nel tempo in un sottile senso di disagio e frustrazione, al quale non sappiamo dare un nome e che quindi impariamo ad ignorare. 

Sentirsi approvate ci mantiene nella nostra zona di confort dove tra l’altro non ci sentiremo mai sole e questo ci trasmette un senso di sicurezza e giustezza. Ma si tratta di una percezione instabile che non rende merito alla nostra essenza, al nostro potenziale, alla nostra unicità. 

Impariamo a "sentirci dentro" e ad agire in accordo con ciò che sentiamo, anche se questo non dovesse corrispondere a quello che gli altri si aspettano da noi. 

Siamo sempre state alla ricerca di fare ciò che altri volevano e si aspettavano da noi: i genitori i professori, i fidanzati, i mariti, i figli, gli amici, i colleghi... abbiamo secoli di allenamento e scardinare questo sistema per noi donne è difficile ma siamo tutte in corsa verso questo obiettivo comune e stiamo imparando tanto.

Abbiamo tanto da dare e da dire e impariamo a farlo in modo incondizionato, per il piacere di donare il nostro miglior potenziale, a prescindere dall’approvazione degli altri, del contesto in cui viviamo. 

Alleniamo la libertà di fidarci del nostro intuito, del nostro cuore, della nostra unicità perché questa è la strada per amarci per quelle che siamo, senza pretese o giudizio o aspettativa! 

Un passo dopo l'altro...

Imparare a trasformare i dolori passati e presenti nel nostro trampolino di lancio verso il nostro meglio. Per realizzare questa apparentemente magica trasformazione serve fiducia. 

La fiducia è l’opposto della paura. La paura ci relega nel territorio della sofferenza inutile e senza sbocco; al contrario la fiducia ci sostiene, sussurrandoci che va tutto bene così, anche se fa male e che tutto ciò che ci sembra drammaticamente la fine del mondo è solo un passaggio stretto ma utile verso il nostro bene. 

Possiamo sempre scegliere tra la paura e la fiducia ed in questa scelta c’è il segreto della trasformazione del dolore in quello che siamo chiamati a diventare, perché ciò che ci accade ci vuole sempre trasportare verso un altro punto che è il meglio per noi. 

È come se una parte di noi sapesse sempre dove vuole andare e ce lo mostrasse in tutti i modi possibili. Ogni dolore diventa un’opportunità che possiamo cogliere o ignorare.

 Dipende da noi come sempre. Se mi voglio bene scelgo di cogliere l’opportunità con fiducia. Se ancora non riesco, va bene lo stesso!  Vuol dire che mi serve ancora qualche passo in più. 

In ogni caso volente o nolente sono già in cammino verso il meglio, verso l’armonia che è amore. 

Un passo dopo l'altro...