Erik Ius

Founder Senior

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Il primo astronauta ad andare in orbita intorno alla terra si chiamava Laika, era una cagnolina di 3 anni e fu lanciata nello spazio dai russi il 3 novembre del 1957. I test prima del lancio sono stati durissimi: Laika fu abituata a vivere in una capsula di 80 cm, che nel tempo è diventata sempre più piccola. Un'altra parte durissima dell'esercitazione consisteva nel far passare al cagnolino molto tempo in una centrifuga che simulava l’accelerazione e il rumore dei razzi, una vera e propria tortura per esseri inconsapevoli come i cani. Terminato l’addestramento, Laika viene scelta e spedita nello spazio, dal Kazakistan, il 3 novembre del 1957 a bordo dello Sputnik. Erano le 5:30 del mattino, ora di Mosca. Inizialmente tutto stava procedendo per il meglio. Il cane fece in tempo a compiere 9 orbite intorno alla terra quando la temperatura della cabina iniziò a scaldarsi, raggiungendo i 40° per via della scarsa copertura della navicella, temperatura proibitiva che portò il cagnolino alla morte per disidratazione. Ufficialmente Laika morì a causa del cibo avvelenato messo nella navicella per evitarle una morte dolorosa durante il rientro. La realtà dei fatti però è diversa: il 14 aprile del 1958 il corpo di Laika fu trovato carbonizzato all’interno della capsula recuperata al largo delle Antille.

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Già, le persone lo stanno dicendo per davvero, e con convinzione. la ragazza con le trecce sulla sinistra è la copia esatta di Greta Thunberg. Una somiglianza effettivamente impressionante, ma che dovrebbe suscitare niente più che un rapido sorriso. Invece ha aperto un nuovo argomento di discussione tra i cospirazionisti del web. In Rete, infatti, sono già in molti a dirsi certi - in maniera più o meno seria (forse a volte anche troppo seria) che quella raffigurata in bianco e nero non sia semplicemente un’antica sosia dell’attivista svedese, bensì lei stessa, in carne e ossa. Che oggi sarebbe dunque tornata sulla Terra per metterci in guardia contro un’imminente apocalisse climatica. L’immagine è stata scovata nelle ultime ore negli archivi della libreria dell'Università di Washington. Intitolata «Three children operating rocker at a gold mine on Dominion Creek» («Tre bambini manovrano un bilanciere in una miniera d’oro a Dominion Creek»), è stata scattata nel 1898 nel territorio dello Yukon - parte dell’attuale Canada - dal fotografo Eric Hegg. Dalle prime analisi non sembra essere un fotomontaggio, ma semplicemente una curiosa coincidenza.

Erik Ius

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Si tratta di uno dei composti chimici più chiacchierati degli ultimi tempi. Si chiama acrilammide ed è il risultato della reazione tra alcuni zuccheri e l’aminoacido asparagina, entrambi contenuti negli alimenti, in seguito a cotture a temperature molto alte, che in casa si possono raggiungere con la frittura, in forno o con la griglia per periodi prolungati. Risale al 2002 il primo studio che dimostra come la cottura dei cibi sia in grado di generare acrilammide e come siano in particolare le alte temperature a causare la sua formazione. Ma quindi mangiare cibi bruciacchiati fa davvero venire il cancro? La risposta arriva dalla fondazione AIRC per la ricerca contro il cancro. “È probabile ma non certo negli esseri umani. Studi con animali di laboratorio hanno dimostrato che l’acrilammide aumenta il rischio di sviluppare diversi tumori, ma solo a dosi molto più elevate di quelle dell’alimentazione umana.” Nel 2016 l’EFSA ha cercato di stimare a quanta acrilammide alimentare si è esposti per tipo di cibo. Sulla tavola degli adulti i principali responsabili dell’assunzione alimentare di acrilammide sono i prodotti fritti a base di patate (fino al 49% dell’assunzione totale), seguiti dal caffè (34%) e dal pane morbido (23%). È importante notare che questa sostanza si trova anche nelle sigarette, e infatti i livelli di acrilammide nel sangue dei fumatori sono da tre a cinque volte più elevati di quelli che si osservano nei non fumatori. Dunque, in conclusione possiamo dire che no, non sarà di certo una bistecca più bruciacchiata del solito a farci venire il cancro, ma cinquanta sì.

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