Emanuela Spernazzati

Founder Senior

New York è la città che più di tutte mi entra sottopelle: mi disturba con le sue contraddizioni e mi cattura con la sua umanità inaspettata. Mi fa sentire diversa dove essere diversi è la normalità. Mi fa un po' male. Lì trovo Alexander che in Washington Square Park gioca a scacchi 7 giorni su 7 (è il suo 'lavoro') ma anche George che sforna pizze per passione solamente dalle 12 alle 15 al piano terra del grattacielo di sua proprietà. E poi c'è la S.Messa a Manhattan dove non mi conoscono ma mi abbracciano e il sushi bar esclusivo con solo 7 posti. (Dove non ho mai mangiato ;-) Mi gira la testa. Amo questo paese in cui mi sono sposata ma quando rientro in Italia sono sempre un po' da 'rimettere insieme'. E se mentre sono là vedo funzionare le teorie che ho studiato, non appena ritorno nella mia cittadina di provincia capisco che per applicarle qui serve smussare un po' gli angoli e attenuare i colori, perchè come afferma Dilts l'ambiente è la base concreta su cui si formano le convinzioni e i valori. E la cultura, aggiungo io. Perchè l'Italia ha un altro passo, ma non peggiore. Almeno così mi pare.

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Emanuela Spernazzati

Founder Senior

“USCIRE DALLA ZONA DI COMFORT SI', MA A MODO TUO” C’era una volta la zona di comfort dentro la quale stavamo benissimo. Poi ci hanno detto che dovevamo uscirne. Per forza. Per crescere. E molti l’hanno fatto. Anche io per un po’, poi con gli anni mi è venuta voglia di comodità. Magari poi passa… Anche mia figlia vuole crescere, ovviamente, e qualche giorno fa mi dice: “Ho finito la scuola, voglio festeggiare e fare quella cosa che dici tu… uscire dal comfort: andiamo a un parco avventura e ci arrampichiamo?” Ok. Arrivate l’istruttore le propone il percorso baby per cominciare: “Baby? Io? No!” E il suo sguardo cade su una serie di pali ripidi e scivolosi posti ad un’altezza improponibile. Ovviamente è il percorso nero. Percorso nero, difficoltà elevata: e se poi invece che un divertimento diventa una cosa spiacevole? Ho un’idea per convincerla: “Hai presente quando laviamo le magliette di acrilico e poi le indossiamo e le stiracchiamo con le mani per allargarle? Facciamo così anche con la zona di comfort: non ne usciamo ma la allarghiamo dall’interno. Proviamo la pista verde, poi la blu… e se vediamo che c’è ancora margine per stiracchiare facciamo la nera, che dici?” L’ho convinta: partiamo, ci divertiamo e portiamo a termine la missione. Perché le sfide sono belle, ma non sempre ci va di strafare. E a volte basta guardare l’ostacolo da un altro punto di vista, questa volta lo abbiamo guardato dall’interno di una maglietta di acrilico. 😉

Emanuela Spernazzati

Founder Senior

I colleghi americani lanciano (di nuovo) il 'Thank God it's Monday' day: e noi?Duplicato dell'iniziativa che festeggia il primo lunedì dell'anno, ovviamente a gennaio, un breve ripasso a metà percorso non fa male. E io da promulgatrice de #IlPiacereDiLavorare non posso che sottolineare e diffondere.Ma cos'è tutta questa passione per il lunedì? In effetti l'idea è diversa: se lo affrontiamo tutti insieme e con lo spirito giusto è più facile, persino piacevole, quindi largo spazio a un caffè pre-lavoro, a un pranzo tutti insieme o a una leggera musica di sottofondo per addolcire il giorno più odiato della settimana. Che come riporta un vecchio adagio: "Già il lunedì è duro, perché poi lo abbiano messo all'inizio della settimana proprio non si capisce". :-)Insomma, largo a idee piccole ma utili per raddrizzare l'umore in ufficio, a scuola o a casa.E noi? Che dite, proviamo?

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