alessandro bagaggiolo

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alessandro bagaggiolo

Le tre regole fondamentali dell'amicizia: 1) l'amico dice le cose come stanno; non adula; chi adula è un adulatore, un fan, tutto fuorché un amico. 2) l'amico c'è concretamente nei momenti del bisogno, ma anche si deve rispettare l'amico nei tempi e nei modi quand'è messo in difficoltà; non si possono mai sapere: cosa rischia l'amico, le sue ragioni, cosa deve togliere lui per primo dagli armadi. 3) è amico chi vuol essere amico, l'amicizia non è un obbligo morale, e quindi non è dovuta, come l'amore per una donna (o c'è o non c'è, e sempre a condizione di ...) Il cane dipende da noi e dalla nostra condotta, come anche dipenderebbe un bambino dal padre; il cane ci percepisce come suo capo branco assoluto, il Dio uomo da cui dipende tutto, anche la vita. Il rapporto con il cane è quindi una relazione impari, unidirezionale, non è cioè corrisposto in egual misura dalle parti, poiché il cane ci adora come suo Dio, ci darà sempre ragione, anche se preso a calci, e nonostante i calci sarà disposto a sopportare la nostra compagnia. Quindi il cane non è un amico, può essere amato moltissimo, ma sempre rimarrà un soggetto a noi subalterno e sottoposto. L'amicizia costa fatica, il cane si concede a noi incondizionatamente. Un amico è un pari uomo, e quindi non può essere sottoposto a nessuno, può solo togliere o donare la propria amicizia. Per quanto ti riguarda, da ciò che vedo, tu di amici ne hai tanti, di nemici pure, quindi sii orgoglioso degli amici che hai, ma non pretendere che adesso la gente faccia a spallate per esserti amica. Non si deve pretendere l'amicizia. Quelli che sono amici rimarranno amici, altri torneranno, qualcuno non lo vedrai mai più, ma non sarà per te una perdita, anzi. In tutta sincerità, un tuo amico.

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alessandro bagaggiolo

IERI COME OGGI "Si parla della spontaneità; ma lo sviluppo spontaneo del movimento operaio fa sì che esso si subordini all’ideologia borghese, che esso proceda precisamente secondo il programma del ‘Credo’[...] è occorsa una lotta accanita contro la spontaneità, e soltanto dopo lunghi, lunghissimi anni di questa lotta si è giunti a fare, della popolazione operaia di Berlino, per esempio, che era un baluardo del partito progressista, una delle migliori fortezze della socialdemocrazia. (..) ma l’ideologia socialdemocratica non ha potuto ottenere e non potrà conservare questa supremazia se non attraverso una lotta instancabile contro tutte le altre ideologie. Ma perché – domanderà il lettore – il movimento spontaneo, il movimento che segue la linea del minimo sforzo, conduce proprio al predominio dell’ideologia borghese? Per la semplice ragione che, per le sue origini, l’ideologia borghese è ben più antica di quella socialista, essa è meglio elaborata in tutti i suoi aspetti e possiede una quantità incomparabilmente maggiore di mezzi di diffusione” V. I. Lenin, Che fare?

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