alessandro bagaggiolo
Antenne 5G
2020-04-14 07:04:19
ARTICOLO DI GIULIANA CONFORTO, ASTROFISICAAprile 2020A chi sta snobbando le iniziative contro il 5G e preferisce cantare dal balcone, vorrei leggesse a cosa lo stanno sottoponendo:Il sistema 5G è una rete #wireless #WiGig che opera nello spettro #60GHz con una velocità di #download fino a #10Gb
alessandro bagaggiolo
IL RAMO SEGATO E GRAMSCI La questione ha tenuto banco in area sovranista sin dalla sua nascita, formulata dal più famoso (poi dimostratosi il meno lineare) dei suoi esponenti, Alberto Bagnai, che ha reso luogo comune l'immagine secondo cui con l'austerità imposta a tutta l'area euro "la Germania sta segando il ramo sui cui è seduta". La Germania cioè, imponendo tramite i Trattati UE politiche deflazionistiche ai paesi europei finiti dentro la gabbia dei vincoli di bilancio dell'UE e sotto il lucchetto della minaccia di blocco della liquidità della BCE, finirebbe per danneggiare sé stessa, privandosi dei suoi mercati di sbocco naturali, e questo farebbe crollare il sistema da sé. Motivo per cui non ci sarebbe che da aspettare. Bagnai sono quasi dieci anni che seguendo questa ipotesi dà per "imminente" il crollo del sistema europeo, che dovrebbe deflagrare tramite i meccanismi di mercato, quelli guidati dalla famosa "mano invisibile", a partire dall'implosione dell'euro. E sono dieci anni che la realtà spiega a chi abbia occhi per vedere che riducendo la politica all'economia anche i più intelligenti non riescono a capirci un bel niente. Infatti sono anni che la Germania gestisce gli andamenti critici che affliggono l'economia europea con la diversificazione dei mercati esteri (qualcosina fuori dall'UE c'è pure...) e soprattutto tramite la gestione della propria politica interna. Poiché la matrice con cui sono stati scritti i trattati europei è il modello tedesco, la Germania è infatti sempre libera di manovrare le proprie (possenti) leve a tutela del proprio interesse nazionale. Oggi, in maniera del tutto imprevista per via dell'epidemia che sta accelerando i meccanismi della crisi, siamo ad un punto di svolta. Le crisi hanno sempre fatto il gioco della Germania, ma a condizione che si potessero diluire i loro effetti nel lungo periodo, secondo il teorema della c.d "rana bollita", e che si potesse puntare un solo paese alla volta, stile "dieci piccoli indiani". Ora invece va in crisi tutto insieme, non solo il blocco europeo ma addirittura l'intera economia globale, e in maniera violenta. Quindi molti pensano che questa volta sarà inevitabile, se fra i paesi dell'area germanica prevarrà lo spirito di intransigenza finalmente si avvererà l'antica profezia: prendendo gli ultimi vigorosi colpi di sega tutti assieme, il ramo lungamente segato finalmente si spezzerà, mandando a gambe all'aria l'aquila grassa appollaiata da tre decenni in cima all'albero comunitario. Ma facciamo attenzione, se la Germania vince il braccio di ferro con il fronte dei paesi mediterranei (che pare cerchino di fare timidamente sponda ora a Londra, ora a Washington, ora a Mosca, ora a Pechino, con una incertezza di visione poco promettente) e tiene duro sulle condizionalità per l'erogazione degli aiuti finanziari ai paesi periferici, da un punto di vista economico si realizzerebbe una situazione addirittura ideale per la Germania. Diverrebbe infatti la padrona indiscussa dell'intera industria europea e realizzerebbe proprio in virtù del crollo del potere di acquisto dei cittadini europei un balzo in avanti clamoroso in termini di competitività industriale globale. Meno potere d'acquisto significa costo del lavoro più basso, e quest'ultimo maggiore competitività di prezzo nei confronti delle merci degli altri grandi paesi esportatori, Cina in testa. E' l'assioma di lungo periodo su cui si è sviluppata l'UE. Inoltre, prendendo il controllo delle infrastrutture, che sono l'altro principale obiettivo delle condizionalità, diverrebbe l'unico interlocutore continentale per chiunque abbia mire di pianificazione strategica nel mondo. E la geopolitica di qualsiasi potenza globale passa per forza per l'Europa. Dunque, tornando alle condizionalità. Una volta concessa a
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