Vi sono sette frasi pronunziate da Cristo sulla croce, delle quali una è ricordata sia da Matteo che da Marco, tre da Luca, e tre da Giovanni. Tre furono rivolte a Dio suo Padre, e quattro a quelli che circondavano la sua croce.Le commenterò tutte con la successione di tempo di come Gesù le pronunciò
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La seconda frase di Gesù:Luca, 23: 43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Luca 23,42).“E diceva: "Gesù..." “. Così il testo originale apre il versetto 42. Anche qui il verbo, è all'imperfetto per sottolineare che il buon ladrone rivolge a Gesù la sua accorata implorazione non una sola volta, ma ripetendola continuamente.“Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno”. E sicuro di stare accanto al Re. Siamo così di fronte ad una “confessione di fede” in Cristo Re. Sì, se la regalità di Cristo è oggetto di derisione da parte dei soldati, che l'avevano incoronato di spine, essa è invece riconosciuta apertamente da parte del buon ladrone.Ma il ladrone non si ferma all'apparenza, vede con gli occhi della fede. E la confessa: “quando sarai nel tuo regno”.I nemici trionfano, i discepoli e gli apostoli sono scomparsi; solo questo anonimo condannato confessa la messianicità di Gesù, nonostante che lo veda pendere dalla croce vinto e umiliato.“Gli rispose: "In verità, in verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".Alla preghiera del buon ladrone Gesù offre una risposta pronta, breve ma solenne e sorprendente.La risposta si apre con una formula che impegna solennemente la parola data, perché carica di tutto il peso della propria autorità, dignità e credibilità: “In verità ti dico...”, Amen, secondo il termine aramaico pronunciato da Gesù. Esso significa: “è vero, sono sicuro, lo garantisco, lo giuro”.Siamo così di fronte ad un giuramento da parte di Gesù. E a quale giuramento! In un certo senso è unico: Nessun uomo aveva ricevuto da parte di Gesù questa garanzia strettamente personale di vivere con lui in paradiso. Ma ora avviene proprio questo, nell'ora in cui tutta l'opera di Gesù sfocia nella sua consumazione.Il buon ladrone aveva chiesto un ricordo dicendo “quando entrerai nel tuo regno”. Gesù gli risponde: “Oggi sarai con me”, come se dicesse: “Non avrò bisogno di ricordare; è adesso. Non dovrò ricollocarti nel mio spirito, né sarà necessario cercarti da qualche parte: io ti porto con me, partiamo insieme”.OGGI SARAI CON ME.Dove andrò io lì sarai anche tu… e Gesù dove andò alla sua morte? Che cosa capisce il ladrone e tutti coloro che ascoltavano?Luca, 15: 22 Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. 23 E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno;gli Ebrei sapevano che, SUBITO DOPO LA MORTE, i giusti andavano nel “seno di Abramo” mentre gli ingiusti nell’”Ades “ nei tormenti.IN PARADISO.Come mai Gesù cambia nome al “seno d’Abramo” e lo chiama “paradiso”?Evidentemente vuole indicare lo stesso concetto, ma sa che lì, sulla Croce, Egli, NUOVO ADAMO, sta facendo il percorso inverso del primo Adamo.Il primo Adamo, col suo peccato, aveva chiuse le porte del paradiso, NESSUNO dei giusti del Vecchio Testamento vi poté entrare ma dovevano solo sostare “nel seno di Abramo” come il povero Lazzaro. Non vi era sofferenza, ma nemmeno piena letizia e visione di Dio.Adesso Lui riapriva quelle porte fino a quel momento custodite dalle “spade fiammeggianti dei cherubini” (Genesi, 3:24). Ristabiliva l’amicizia originaria dell’uomo con Dio, ne ristabiliva la “convivenza” quasi la coabitazione tanto che nel paradiso Adamo poteva sentire (Genesi, 3:10) «Ho udito la tua voce (i tuoi passi) nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto» i passi del SignoreAdamo sentiva la voce ed i passi del Signore come ogni vicino può sentire la voce ed i passi di un suo vicino che passeggia nel loro comune giardino.Ecco dove avrebbe portato CON se il ladrone convertito: nella coabitazione col Padre.Grazie alla sua Croce e risurrezione Gesù riapriva le porte del Paradiso e l’uomo vi poteva entrare in una condizione infinitamente superiore a quella del primo Adamo vi aveva abitato e ne era uscito.Il primo Adamo vi abitava come “creatura” di Dio adesso l’uomo vi potrà abitare come “figlio”, figlio vero di Dio (1 Giovanni 3:1)
Vi sono sette frasi pronunziate da Cristo sulla croce, delle quali una è ricordata sia da Matteo che da Marco, tre da Luca, e tre da Giovanni. Tre furono rivolte a Dio suo Padre, e quattro a quelli che circondavano la sua croce.Le commenterò tutte con la successione di tempo di come Gesù le pronunciò
Luca, 23:34 Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».46 Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò.
Matteo, 27 :46 E, verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»50 E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito.
Marco,15: 34 All'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì lamà sabactàni?» che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» 37 Gesù, emesso un gran grido, rese lo spirito.
Giovanni, 19: 26 Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 30 Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.
Qui commentoLuca, 23:34 Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.
E Gesù diceva: Il verbo, dunque, è all'imperfetto per sottolineare che non una sola volta la disse, ma la ripetendo continuamente mentre i carnefici compivano il loro lavoro.La frase riportata in questo versetto fu la prima e venne detta probabilmente mentre i soldati lo stavano inchiodando alla croce o subito dopo che questa fu alzata. La sua allocuzione alle donne di Gerusalemme pose un termine alla sua opera terrena come profeta, e cominciò l'opera sua sacerdotale di sacrificio e d'intercessione da che fu inchiodato alla croce.Un trattamento brutale come quello cui era stato sottoposto Gesù, dopo la flagellazione e la coronazione di spine e il dolore acuto della crocifissione avrebbero dovuto renderlo indifferente a tutto ciò che lo circondava oltre che alle proprie pene!Non Gesù, il suo primo atto fu una preghiera, le sue prime parole furono una intercessione per i suoi uccisori, in cui comincia, in modo calzante, ad adempiersi, la profezia d'Isaia intorno a lui Isaia 53:12: …e ha interceduto per i colpevoli.
Padre, perdona loro;Con la stessa fiducia con cui pregò sulla tomba di Lazzaro: “Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato», (Giovanni 11:42), egli ora invoca Dio da sulla croce. Non è la preghiera di un uomo ma quella del Figlio incarnato che chiama Dio col nome di Padre, confermando così, il Suo proprio essere il Figlio di Dio e tale rimane anche sulla croce e nella sua morte espiatoria.La sostanza della preghiera è il perdono del peccato, uno dei più grandi benefici che l'uomo possa ottenere da Dio; senza il quale, qualunque altra cosa riceviamo da Dio non è per noi un vero beneficio. Le persone a favore delle quali intercede sono i suoi uccisori. In questa preghiera sono certamente inclusi gli esecutori che lo “sbeffeggiavano”, ma anche i maligni promotori della sua morte; i romani col loro governatore e i Giudei col loro sommo Sacerdote.In senso più largo e profondo quella preghiera attua la predizione messianica Isaia 53:12, che si estende a tutti quelli i cui peccati egli portò sul legno della croce.
Perché non sanno quel che si fanno.In queste parole il Signore dichiara la ragione sulla quale si basa la sua domanda di perdono. È l'ignoranza dell'enormità di che stavano commettendo. Essi sapevano di crocifiggere uno che consideravano quale impostore. Non sapevano che crocifiggevano in realtà proprio il loro Messia, il Figlio di Dio.Pietro lo afferma distintamente Atti 3 :17: “Ora, fratelli, io so che lo faceste per ignoranza, come pure i vostri capi”: e anche Paolo afferma lo stesso concetto 1Corinzi 2:8: “e che nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.”Ma mentre la Scrittura insegna che i peccati d'ignoranza sono meno gravi agli occhi di Dio dei pecca
GESÙ E L’ADULTERA(Giovanni, 8,3:11)3 Allora gli scribi e i farisei condussero una donna colta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, 4 gli dissero: «Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. 5 Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?» 6 Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. 7 E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. 9 Essi, udito ciò, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. 10 Gesù, alzatosi, le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» 11 Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neppure io ti condanno; va' e da ora in poi non peccare più».]È l’unica volta che Giovanni nomina gli Scribi, ma siccome essi appartenevano generalmente al partito dei Farisei, è probabile che Giovanni intenda parlare anche di loro quando parla dei Farisei, e li racchiuda insieme ai Farisei ed ai sacerdoti sotto il nome generico di "Giudei".L'ultimo giorno della festa veniva celebrato con grande allegria, per cui era facile che si trasmodasse e si commettessero disordini.I nemici del Signore, platealmente, in modo da richiamare l'attenzione della piazza, gli conducono una donna sorpresa nel peccato di adulterio e la mettono direttamente di fronte, a lui, fra le persone che lo stavano ascoltando, e pubblicamente, l’accusano del suo peccato. Era un atto di inutile crudeltà, avrebbero potuto tenerla in carcere mentre riferivano il fatto a Gesù, e non dare brutale pubblicità alla sua colpa.I Farisei non si sarebbero abbassati a chiedere a Gesù di giudicare una persona accusata dinanzi al Sinedrio e pertanto il Sinedrio non era stato affatto informato del reato contestato alla donna.Le prescrizioni della legge Mosaica riguardo alla punizione dell'adulterio si trovano in Levitico 20:10 Se uno commette adulterio con la moglie di un altro, se commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l'adultero e l'adultera dovranno essere messi a morte;Deuteronomio 22: 22 Quando si troverà un uomo coricato con una donna sposata, tutti e due moriranno: l'uomo che si è coricato con la donna, e la donna. Così toglierai via il male di mezzo a Israele.Il Talmud 'Sanhed f.51:2' dà come regola: "Filia Israelita si adultera, cum nupta strangulanda, cum desponsata lapidanda", "Una figlia d'Israele colta in adulterio si strangoli, se maritata, si lapidi, se fidanzata";ma Ezechiele 16: 40 faranno salire contro di te una moltitudine e ti lapideranno e ti trafiggeranno con le loro spade;indica che tutti gli adulteri venivano lapidati. Ma anche per quelli che mantengono la distinzione talmudica secondo la quale le adultere maritate venivano strangolate, e le fidanzate lapidate, le parole: "Mosè ci ha comandato nella legge che cotali si lapidino", indicano semplicemente che il caso di questa donna era precisamente quello contemplato in Deuteronomio 22:23-24.Gesù, in tutto il suo ministero, non era mai entrato sul terreno della giurisdizione civile o ecclesiastica, riserbata dalla legge ai magistrati, pertanto in questo caso, come nel caso del tributo: Luca 20:22 ci è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?vogliono porre Gesù in un dilemma, in modo che qualunque sia la sua risposta, sarebbe stato preso in fallo:ovvero Gesù assolvendo la colpevole, sì esponeva ad essere condannato a morte dal Sinedrio come bestemmiatore;se la condannava, entrava in conflitto colla autorità romana, la quale non puniva di morte l'adulterio, ed aveva tolto ai Giudei il potere di vita e di morte. (Giovanni 18,31Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno».)Pertanto il tranello era: Qualunque fosse la sua decisione si sarebbe messoin opposizione alla legge di Mosè,o in conflitto con l'autorità romana.Ma Gesù si mise a scrivere con il dito in terra.Il Signore sedeva probabilmente sul suo mantello "abia" steso sul lastrico del cortile del tempio (Giovanni 8:2), e gli bastava di chinarsi appena per scrivere col dito in terra. È impossibile sapere se e cosa abbia scritto. Con questo atto Gesù voleva far comprendere che non intendeva costituirsi giudice nella questione. I rabbini ebrei erano soliti mettersi a scrivere in terra quando non volevano rispondere a questioni delicate che venivano loro proposte.La sua evidente riluttanza ad occuparsi di loro, non scoraggia i Farisei che finsero di non aver capito e insistettero nella loro domanda.Erano decisi ad ottenere una risposta qualsiasi, e alla fine la ottennero, ma era opposta a quella che speravano, una risposta che, anziché fornire loro un'accusa contro di lui, li sconcertò e li fece desistere scornati.«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la piet