Vi sono sette frasi pronunziate da Cristo sulla croce, delle quali una è ricordata sia da Matteo che da Marco, tre da Luca, e tre da Giovanni. Tre furono rivolte a Dio suo Padre, e quattro a quelli che circondavano la sua croce.Le commenterò tutte con la successione di tempo di come Gesù le pronunciò
Qui commento
La sesta frase di Cristo in sulla croce30 Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!»
Il grido del Signore consistette nell'unica parola tetšlestai {è compiuto} ed è assai commovente. Solo Giovanni ci ricorda questa parola di Gesù, e benché lui ce la presenti con la sola parola "disse", è facile credere che corrisponda a quanto dicono i due Sinottici Matteo 27,50, Marco 15:37) "alto grido, gran grido".Appena Gesù vede nuovamente brillare la luce del volto di suo Padre, egli innalza quel grido di vittoria: l'opera che aveva accettata sin da prima della fondazione del mondo, e proseguita in terra per oltre a trent'anni, in mezzo alle privazioni della povertà, alle tentazioni di Satana, alle contumelie ed all'odio degli uomini, eccola in poche ore condotta ad un esito felice Egli doveva ancora, è vero, morire; ma anche questo è compreso nel grido È COMPIUTO perché solo lui poteva lasciare questa sua vita: (Giovanni 10: 18 Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio».), ed egli stava per darla.
Quel “è compiuto” è la proclamazione della sconfitta di Satana, e l'insuccesso di tutti i suoi sforzi per tenere schiava la razza umana. Il potente ha trovato un più potente di lui. Satana sperava che con la morte del giusto avrebbe usurpato per se e per sempre il suo dominio: la croce fu invece il monumento della sua sconfitta, perché sulla croce il Messia, Colossesi 2: 15 ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce.È compiuto, e Gesù proclama compiuta la redenzione. La sua morte, espiazione sufficiente del peccato avvera la profezia di Daniele 9: 24 Settanta settimane sono state fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare l'iniquità e stabilire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo.Il tempo è giunto a conclusione.Da quel momento Isaia 42: 21 Il Signore si è compiaciuto, per amore della sua giustizia, di rendere la sua legge grande e magnifica.Non vi sarà più condanna, per quelli che sono in lui,
È compiuto: Gesù proclama abolito il Vecchio Patto dell'Antico Testamento, avendo egli adempiuto tutti i tipi e tutte le figure della legge cerimoniale, per cui i sacrifici ed i riti che erano obbligatori sotto la legge di Mosè, sono ora sostituiti tutti nel Nuovo Patto1Corinzi 11:25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me.Romani 10:4 poiché Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono.
È compiuto: tutte le profezie dell'Antico Testamento sono adempiute.Scrive 1Pietro 1:10, Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata.Giovanni dichiara, Apocalisse 19:10, … Perché la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia».Gli antichi profeti avevano adempiuto fedelmente l'opera loro affidata; ma ora quelle profezie non sono più necessarie, perché Gesù è il sommo profeta della Nuova Alleanza, e con la sua Parola, e col suo Spirito fa conoscere ai suoi la volontà di Dio:e Paolo: Ebrei 1:1 Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, 2 in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi.Infine, con quella parola: è compiuto, Gesù dichiarò che quel suo sacrificio di sé stesso sulla croce era unico e completo, è non avrà bisogno di altri sacrifici o ripetizioni.
Poiché questa nota è destinata a gruppi di conversazione religiose se non proprio dominati certo molto frequentati attivamente da protestanti occorre qui confutare la loro affermazione secondo cui la Chiesa Cattolica pretende di RIPETERE, nella celebrazione della Cena del Signore, il sacrificio della Croce.Questa affermazione è figlia di IGNORANZA (ignoranza o MALA FEDE? Lo abbiamo ripetuto decine di volte che il
Vi sono sette frasi pronunziate da Cristo sulla croce, delle quali una è ricordata sia da Matteo che da Marco, tre da Luca, e tre da Giovanni. Tre furono rivolte a Dio suo Padre, e quattro a quelli che circondavano la sua croce.Le commenterò tutte con la successione di tempo di come Gesù le pronunciò
Qui commento
Matteo, 27 :46 E, verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
Marco,15: 34 All'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì lamà sabactàni?» che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
Giovanni, 19: 28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete».
La quarta frase di Gesù sulla croce.La riportano, e con parole pressoché identiche sia Matteo 27:46-49 che Marco 15:34-36: "E intorno alle nove, Gesù gridò con gran voce, dicendo: 'Eli, Eli, lamma sabactani?'" Marco conserva la forma più puramente aramaica: "Eloi, Eloi" cioè: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"
Sono le prime parole del Salmo 22, che contiene la descrizione profetica più dettagliata che si possa desiderare delle sofferenze del Messia sulla croce. Sono parole di doloroso lamento per l'abbandono in cui lo aveva lasciato il suo Padre Celeste, e che egli aveva sentito ancora più vivamente durante quelle ore di tenebre e di silenzio. Alla fine, avvicinandosi l'ora suprema della sua morte, le sue sofferenze raggiunsero il culmine e gli strapparono quel grido di angosciosa agonia. Quanto vivo sia stato il sentimento dell'abbandono di suo Padre, e l'angoscia che quello produsse nel cuor suo, lo si può desumere paragonando i nomi che egli diede all'Altissimo, dalla croce.Nella sua preghiera per dei suoi crocifissori, lo chiama "Padre" Luca 23:34; "Padre" pure lo chiamerà di nuovo fra poco, Luca 23:46; ma mentre soffre le torture fisiche più intense, mentre grava sull'anima sua il peso insopportabile dei peccati dell'umanità tutta, non lo chiama Padre, e lo invoca col nome di "Dio mio, Dio mio". Ma anche in quelle parole, risplende la fede sua, che si dimostra incrollabile. Le indicibili e misteriose sofferenze del Figlio di Dio, fatto maledizione per il nostro peccato,(Galati 3:13 Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno») privato per un momento della luce della faccia di Dio, noi non le potremo mai comprendere. Però, se egli fu abbandonato nella sua natura umana, Dio non avrebbe potuto, senza rinnegare se stesso, abbandonarlo nella sua natura divina, Quell'abbandono non significa che Dio Padre non lo sostenesse più con la sua potenza divina, né che avesse cessato anche solo per un istante di amarlo, perché anzi mai lo amò così tanto come al momento in cui, ubbidendo all'ordine divino (Luca 22,42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».), egli offrì la sua vita per i peccatori.Non significa neanche che in quell'ora furono ritirate a Gesù la grazie dello Spirito, perché fu proprio lo Spirito, che comunicò al sacrificio di Cristo tutto il suo valore, tutta la sua efficacia. Infine, quell'abbandono non fu né definitivo né completo, ma ebbe anzi brevissima durata. Lo diceva lo stesso salmo profetico di cui Gesù, nell'angoscia dell'anima sua, aveva pronunziato le prime parole, Al v. 24 dice: Poiché non ha disprezzato né sdegnato l'afflizione del sofferente, non gli ha nascosto il suo volto; ma quando quello ha gridato a lui, egli l'ha esaudito.Non dobbiamo dunque pensare che Dio abbia in qualche modo abbandonato il suo Figlio mentre era sulla croce, ma solo che per un piccolo tempo Gesù non sentì la presenza del suo Padre Celeste, mentre invece si faceva presente più che mai l’ira di Dio contro il peccato.È in quell'ora di tenebre e di abbandono che il Cristo venne "fatto maledizione per noi" Galati 3:13. Nessuna mente umana potrà mai concepire quali dovettero essere le sofferenze del Figlio di Dio, quando non ebbe coscienza per un momento della presenza dell'amore di Dio suo Padre, mentre d'altra parte gravavano sull'anima sua immacolata tutte le conseguenze del peccato degli uomini.
Nella sfera dei sentimenti e degli affetti, questo senso dell’assenza e dell’abbandono di Dio è stata la pena più pesante per l’anima di Gesù, che attingeva la sua forza e la sua gioia dall’unione con il Padre. Questa pena rese più dure tutte le altre sofferenze
Vi sono sette frasi pronunziate da Cristo sulla croce, delle quali una è ricordata sia da Matteo che da Marco, tre da Luca, e tre da Giovanni. Tre furono rivolte a Dio suo Padre, e quattro a quelli che circondavano la sua croce.Le commenterò tutte con la successione di tempo di come Gesù le pronunciò
Qui commento
Giovanni, 19: 26 Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.
La terza frase di Gesù sulla croce.
Giovanni, 19: 26 Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!»
La prima frase di Gesù dalla croce fu una preghiera per i peccatori impenitenti che ve lo inchiodavano; la seconda fu un messaggio di salvezza per il ladrone pentito; la terza una frase di affetto filiale per sua madre. Gesù tutto preso dall'opera che stava compiendo, o già preso da quel misterioso abbandono nel quale “Io sono come acqua che si sparge, e tutte le mie ossa sono slogate; il mio cuore è come la cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. " (Salmi 22:14), egli non aveva subito osservato quella piccola comitiva di amici più intimi, che si era a poco a poco avvicinata alla sua croce; ma quando li scorse subito il suo sguardo fu sulla madre affranta dal dolore (Luca, 1: ... E anche a te una spada trafiggerà l'anima), e le sue parole mostrarono che, anche nella sua agonia, trovava la forza di pensare e di provvedere al suo benessere: «Donna, ecco tuo figlio!».
Questa è l'ora della quale, a Cana, prima di “transustanziare” l'acqua in vino, Gesù aveva parlato alla madre, dicendo: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». (Gv 2, 4). Egli aveva annunciato quest'ora, che non era ancora giunta, e nella quale, morendo, avrebbe riconosciuto colei dalla quale aveva ricevuto questa vita mortale. Allora, quando stava per compiere un'opera divina, sembrava allontanare da sé, come una sconosciuta, la madre; al contrario, ora che stava sopportando sofferenze proprie della condizione umana, raccomandava con affetto umano colei dalla quale si era fatto uomo. Allora colui che aveva creato Maria, si manifestava nella sua potenza; ora colui che Maria aveva partorito, pendeva dalla croce. (S. Agostino)
Gesù fa dalla croce ciò che Lui stesso ordina di fare, e, come un buon maestro, col suo esempio insegna ai suoi che ogni buon figlio deve aver cura dei suoi genitori. Il legno della croce al quale erano state trafitte le Sue membra, diventò la cattedra del maestro che insegna. E Paolo si dimostra buon ascoltatore insegnando, ciò che Gesù insegna con l’esempio, lui lo insegna con la parola, dicendo: 1 Timoteo 5: 8 Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele.Certo niente è più caro ai genitori che i figli e niente è più caro ai figli che i genitori.E Gesù da personalmente l'esempio di questo precetto, quando, non come Dio che si rivolge ad una sua creatura, ma come uomo alla madre che lo aveva messo al mondo e che egli lasciava, provvede lasciando il discepolo che prendesse il suo posto come un altro figlio.
27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!»
Queste parole di Gesù sono soprattutto un atto molto umano. Vediamo Gesù come vero uomo che fa un atto di uomo, un atto di amore per la madre e affida la madre al giovane Giovanni perché sia sicura. Una donna sola, in Oriente, in quel tempo, era in una situazione impossibile. Affida la mamma a questo giovane e al giovane dà la mamma, quindi Gesù realmente agisce da uomo con un sentimento profondamente umano. Questo mi sembra molto bello, molto importante, che prima di ogni teologia vediamo in questo la vera umanità, il vero umanesimo di Gesù. Ma naturalmente questo attua diverse dimensioni, non riguarda solo questo momento, ma concerne tutta la storia. In Giovanni Gesù affida tutti noi, tutta la Chiesa, tutti i discepoli futuri, alla madre e la madre a noi. E questo si è realizzato nel corso della storia: sempre più l'umanità e i cristiani hanno capito che la madre di Gesù è la loro madre. E sempre più si sono affidati alla Madre: pensiamo ai grandi santuari, pensiamo a questa devozione per Maria dove sempre più la gente sente "Questa è la Madre". E anche alcuni che quasi hanno difficoltà di accesso a Gesù nella sua grandezza di Figlio di Dio, si affidano sen