Simone Volpi

Founder President

Simone Volpi

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Perché chiedere lo sconto può dire molto sulla tua personalità!?

14/09/2018, 16:10

Lo so. Può sembrare assurdo ma chiedere lo sconto può dire molto sulla personalità di qualcuno. Pensaci bene. Hai mai fatto caso che ci sono persone che vivono lo sconto come una questione di principio? Devono averlo, punto. Non sto dicendo che non si possa chiedere. Anzi. È un dato di fatto che lo sconto sia parte integrante della maggior parte delle trattative commerciali e può essere un valido mezzo per mettere in evidenza qualità importanti come persuasione e negoziazione da parte nostra. Ma ci sono volte in cui chiedere lo sconto è tutto meno la dimostrazione di speciali doti comunicative. Diventa, invece, molto più banalmente, il riflesso “del morto di fame” che c’è in noi. Il punto è che, nel chiedere ossessivamente uno sconto, non solo togliamo valore al lavoro di altre persone, ma siamo i primi a toglierlo a noi stessi proprio perché non riconosciamo quel valore. Se siamo convinti che ciò che stiamo acquistando migliori la qualità della nostra vita, non abbiamo bisogno di sconti perché ci stiamo già guadagnando! Se non lo crediamo, allora, dovremmo semplicemente non comprare invece di chiederlo. E sai cosa succederà il più delle volte mentre lo fai? Che sei dai valore al venditore, il venditore ti tratterà di conseguenza facendoti lo sconto prima che tu lo chieda. Alla fine non parliamo altro che di trattare gli altri come vorremo essere trattati. Investiamo il nostro tempo ed energie per creare valore aggiunto e non solo per chiedere sconti. Ne usciremmo tutti più ricchi dentro oltre che fuori

Simone Volpi

Founder President

Ma che vita sto vivendo veramente?

13/09/2018, 12:48

Quando sei schiavo delle tue stesse regole o peggio ancora, quelle degli altri, perdi la vera libertà. Perdi la libertà di essere felice indipendentemente da ciò che hai e dai risultati che ottieni.

Simone Volpi

Founder President

Avere per essere: perché finiamo per barattare la nostra felicità?

13/09/2018, 08:05

Da bambino non mi sono mai chiesto se avessi bisogno di avere autostima, meritarmi qualcosa prima di averla o aver bisogno di credere in me stesso per poterla fare. Se volevo qualcosa, andavo semplicemente a prendermela. Poi, ad un certo punto alla lista dei miei “voglio”, “vorrei”, “mi piacerebbe” e “sarebbe una figata” sono arrivati i “devo” di un mondo che non capivo, quello degli adulti. E’ lì che per la prima volta ho sentito parlare di responsabilità, doveri, problemi e preoccupazioni. Parole prive di una qualsiasi esperienza che mi aiutasse a capire che quella, a distanza di qualche anno, sarebbe diventata la mia vita. Una vita scandita dalla routine del dover avere per essere. E’ crescendo, infatti, che impariamo ad associare la felicità, ed in generale le nostre emozioni, a qualcosa di specifico fuori da noi. Pensiamo che solo dopo aver finito tutta la pappa saremo dei bravi bambini o che un bel voto a scuola dimostrerà il nostro reale valore. Ed è quando inizi a credere che puoi sentirti bene soltanto dopo aver raggiunto determinati risultati che la tua condizione naturale cambia. Inizi a barattare la tua felicità. Cerchi costantemente qualcosa per stare bene. Ma quando cerchi qualcosa, è perché ti manca. La felicità, invece, fa già parte della tua natura. Non hai bisogno di cercarla, perché non sei nato infelice. Fanno parte di te emozioni contrapposte allo stare bene, perché vivi di contrasto. Sai quali sono i momenti veramente belli, quando hai vissuto quelli più brutti e, riconosci il valore di qualcosa, spesso, dopo averlo perso. Ma la felicità rimane la condizione di partenza. Quando stai male fai di tutto per tornare a stare bene. E’ la tua natura. Ecco perché, dopo un periodo di malessere o tristezza, definisci quello stare bene come un ritorno alla normalità. Ma è crescendo che le cose cambiano. Finisci per credere nella bugia del definire chi sei in funzione delle cose che hai. Può essere il lavoro, la carriera, il denaro, la famiglia, lo sport, l’approvazione delle altre persone, qualsiasi cosa. Il punto è che lo consideri normale. E’ qui che cadi nella trappola del dover avere per poter essere. Non sto dicendo che avere di più sia un male o che raggiungere determinati obiettivi sia sbagliato. Sto dicendo che, se aspetti di essere felice unicamente ottenendo certi risultati, passerai la vita da persona infelice. Ogni volta che raggiungerai un obiettivo, subito dopo ne vorrai un altro e non sarai nuovamente felice finché non lo avrai raggiunto. Ecco il prezzo della felicità basata sul verbo AVERE. Una lunga lista di “devo” e obiettivi da raggiungere che ti porterà ad un unico risultato. Finirai per essere più stressato e preoccupato che mai per soddisfare gli standard di una vita che ad un certo punto non sentirai più tua. La felicità è diventata tutto ciò che credi deve accadere nella tua vita affinché tu possa essere felice. Quello che credi è il risultato di ciò che hai imparato. E’ quello che hai imparato, più o meno consapevolmente, è che devi AVERE per poter ESSERE. Ogni giorno vai al lavoro per guadagnare il denaro che ti permetterà di pagare lo stile di vita che hai scelto di vivere o che quel denaro può permetterti di pagare. Questa è la ragione per la quale viviamo in una società dove tutto si muove intorno ai soldi. Spesso, compri cose che nemmeno ti servono per sentirti meglio. Non compri vestiti o macchine costose e mangi nei ristoranti alla moda per sfamarti, ripararti dal freddo e dalla pioggia. Lo fai anche per creare una certa immagine di te e far colpo sulle persone. Vuoi avere un bel lavoro, avere una bella macchina, avere una bella casa, avere un partner attraente. Vuoi avere per sentirti importante, di successo, distinguerti all’interno della società. Vogliamo avere di più per essere di più, questa è la verità. E’ diventato il nostro modo di pensare ed è comunemente accettato. Ed è questo modo di pensare e considerare la vita che rappresenta il motore che ti spinge a fare le cose che fai, ogni giorno. ... e purtroppo finisci per pesare la tua felicità al chilo!

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