Simona Peiretti

Top Founder Executive

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CHI SI FERMA È PERDUTO? Quante volte lo abbiamo sentito dire? Molto spesso in momenti di “rallentamento”, di fatica o di poca convinzione. Lo abbiamo sentito dire e forse ce lo siamo detto. Come incoraggiamento, o come monito. Se ti fermi in montagna spezzi il fiato, in azienda perdi tempo, nella vita privata sembri insicuro. Ma è davvero così? È davvero così sbagliato o pericoloso o poco sensato fermarsi? Io penso che in tante occasioni, fermarsi lungo la strada che stiamo percorrendo, qualunque essa sia, ci possa dare la possibilità di comprendere meglio cosa stiamo facendo e perchè, dove stiamo andando e in che modo. Possiamo osservare le tappe che abbiamo già raggiunto e oltrepassato e anche guardare verso quelle a cui ci dirigeremo, per eventualmente modificare ciò che serve modificare. Possiamo, con la lucidità che la “calma” spesso offre in quantità e qualità maggiore, capire se e quanto questa strada è in linea con noi. E una “tappa” di questo genere, credo possa essere una grande idea!

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Simona Peiretti

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UNCONVENTIONAL COACHING É il coaching creato da Andrea Favaretto, quello che ho appreso all’Unconventional Coaching School, quello basato su concetti che condivido al cento per cento e che quindi applico nel mio lavoro di coach. Il termine “Unconventional” si riferisce ad un coaching non convenzionale, definito anche “Transformative Coaching” o “Coaching Trasformazionale”. É basato sulla PNL (Programmazione Neuro Linguistica) ma si distacca dal coaching tradizionale. Mi spiego meglio: il coaching tradizionale lavora su un obiettivo che può essere il miglioramento di un’area della vita, oppure un obiettivo di prestazione e si sviluppa su una linea orizzontale: di solito, chi si rivolge a un coach si trova a un punto della sua vita che definisce il suo “stato attuale” e vuole raggiungere uno “stato desiderato”. Il lavoro di coaching consiste nell’aiutare questa persona a trovare tutte le risorse che magari non ha ancora utilizzato, oppure che non conosce o non sa di avere, per raggiungere, il prima possibile e in modo consistente, lo stato desiderato. Tuttavia, i risultati e i cambiamenti duraturi e sostenibili avvengono quasi sempre in una dimensione verticale: un approfondimento delle fondamenta, dell’identità del cliente, della sua unicità, delle sue caratteristiche. Nell’Unconventional coaching questo tipo di approccio verticale lavora per creare la trasformazione dall’interno, mentre all’esterno la persona in questione avanza nel raggiungimento dei suoi risultati, in modo più semplice e soprattutto senza collegare il proprio valore ai risultati già ottenuti o che si vogliono ottenere. Quindi il presupposto è che l’obiettivo, per quanto importante, non definisce chi sei come persona né tantomeno il tuo valore.

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PERCHÈ PARLO DI CREARE? Sul cosa siano la creatività e la capacità di creare si possono trovare davvero molte e molte idee e probabilmente ognuno di noi ha una sua specifica interpretazione personale. All’interno del coaching, quello che mi interessa di più risvegliare è proprio la capacità che ogni persona ha di creare. Come?!? Quando ci si alleggerisce da ciò che rallenta, frena o che ci tiene bloccati, si ha la possibilità di osservare le cose da un punto di vista differente. E proprio questo punto di vista differente è quello che ci permette di vedere nuove alternative. Alla fine, diventa più semplice e naturale creare nuove soluzioni e nuove strade per poterci muovere verso la direzione che desideriamo, allontanandoci da ciò che non è in linea con noi. www.simonapeiretti.it

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