Ioana Sandra Nicolae

Business & Finanza

I misteri di Roopkund Una pozza d'acqua nel cuore dell'Himalaya è il teatro di una storia lunga e tragica: centinaia di persone sono arrivate e morte lì da tempi e luoghi differenti e lontani, persino dal Mediterraneo. Uno scorcio del Roopkund, una pozza d'acqua in una piccola e micidiale valle della catena dell'Himalaya, per molti secoli luogo di transito e di morte per centinaia di viaggiatori che arrivavano lì da tutto il mondo. Il lago Roopkund è una piccola perla d'acqua incastonata tra le montagne dell’Himalaya, a 5.029 metri sul livello del mare: piccola, perché è più una pozza che un lago, con i suoi 40 metri appena di diametro. Con una brutta fama, oltretutto: Roopkund è infatti chiamato anche Skeleton Lake perché nelle immediate vicinanze sono state trovate le ossa di centinaia di persone, sparse un po’ ovunque. Il Roopkund, nel cuore dell'Himalaya, conserva un mistero mai svelato, quello delle centinaia di persone morte attorno ad esso. Solo ora si inizia a capire da dove arrivavano. Un ritrovamento sorprendente e misterioso avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, quanto un militare britannico scoprì il lago ghiacciato e il suo contorno di scheletri umani. È stato finora impossibile fare ipotesi attendibili sui fatti che causarono la morte di centinaia di persone attorno a quella pozza d'acqua, sia per le difficoltà per raggiungere quel luogo e approfondire le indagini, sia perché nel tempo le persone arrivate sin lì hanno manipolato i resti e portato via importanti reperti. Le storie, in ogni caso, non mancano: una narra che quegli uomini e donne furono uccisi della dea del Nanda Devi, offesa dai comportamenti delle persone salite fin lassù per una cerimonie; un’altra storia narra di un esercito sorpreso da una tempesta micidiale, un'altra ancora di una micidiale epidemia... Tutte storie da raccontare attorno al fuoco. Uno scenario che poteva avere senso quando si pensava che lì fosse avvenunta una tragedia che aveva spazzato via centinaia di persone in un sol colpo o quasi. Oggi sappiamo che non è così, che si tratta di centinaia di persone arrivate e morte lì da luoghi e tempi differenti: il mistero si infittisce. LA STORIA DEL DNA. Un gruppo internazionale di ricercatori ha però pubblicato su Nature i risultati dell'analisi del DNA di 38 scheletri completi, che sono anche stati datati e studiati con vari metodi per estrapolare informazioni, per esempio, sull'alimentazione di quelle persone. I risultati non sono meno sorprendenti del mistero di Skeleton Lake:le ossa appartengono a tre gruppi geneticamente distinti, arrivati fin lì in momenti diversi e separati anche da un migliaio di anni! Ciò che rende difficile il lavoro dei ricercatori è il fatto che nel tempo le ossa sono state trafugate o spostate e mescolate per comporre bizzarri monumenti, come in questo caso. Un primo gruppo di resti appartiene a indiani, ma di diverse popolazioni vissute anche a grande distanza tra loro. Un secondo gruppo identifica individui originari del Mediterraneo orientale, in particolare dalla Grecia e da Creta. Un terzo gruppo appartiene a popolazioni del sud-est asiatico. L'esperto di biologia evolutiva dell'Università di Harvard, Éadaoin Harney, coordinatore delle ricerca, ammette la sorpresa provata alla scoperta di tale varietà e, in particolare, della presenza di individui provenienti dall'area del Mediterraneo. E non è tutto: quegli individui arrivarono e morirono in quel luogo in tempi diversi, nell'arco di 1.000-1.300 anni. Alcuni reperti identificano infatti una prima serie di decessi diluiti tra il 600 e il 900 d.C.; altri reperti portano a tempi più vicini, diluiti tra il 1600 e il 1900. Infine, e per sottolineare il mistero, le analisi non hanno ancora permesso di capire di che cosa sono morte tutte quelle persone.

Ioana Sandra Nicolae

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Ecco come l’economia della condivisione ci salverà Trattata come un fenomeno di passaggio o moda del momento, la sharing economy o economia della condivisione, si è guadagnata un ruolo importante nel panorama mondiale, ma ancora non è stata compresa appieno. Non parliamo solo di applicazioni per il cellulare o di qualche piattaforma, ma di qualcos’altro. Siamo di fronte ad un cambio culturale enorme, che sta trasformando gli scambi economici che conosciamo. Siamo abituati a flussi lineari, “produrre, vendere, guadagnare”, ma non è più così. In un mondo in cui le risorse sono limitate e quelle esistenti non vengono utilizzate nella loro interezza, l’accesso ai normali strumenti sta diventando appannaggio delle sole élite. In questo scenario la condivisione rappresenta il rovesciamento di un paradigma che ha prevalso per secoli e che ha permesso la nascita della società che conosciamo. La proprietà come unica soluzione sta lasciando il passo a nuove tipologie di utilizzo. Il possedere qualcosa non prevale più nelle logiche delle persone. Ciò che sta emergendo è un mondo in cui l’importante è il servizio. Ecco il punto. La sharing economy non è stata ben capita ancora, ma sarà la chiave per passare dal concetto di produrre e vendere, al concetto di produrre e distribuire. Solo ora vediamo la nascita di tutta una serie di soluzioni che fino a pochi anni fa erano impensabili, ma non solo sul piano tecnologico, ma soprattutto su quello culturale. Pensiamo alla Shared Mobility. Ossia alla condivisione del mezzo di trasporto o del viaggio. Sta cambiando il modo di concepire la mobilità. Questa è sicuramente facilitata dall’utilizzo delle tecnologie disponibili che sono sempre più di semplice utilizzo, con costi contenuti e facilmente reperibili, ma non significa che debba aver solo bisogno di queste per essere realizzata. Anzi le tecnologie possono facilitarla, ma in realtà è l’idea di business, l’idea dell’impresa, l’idea della condivisione che c’è dietro ad aver veramente importanza. Il fulcro di tutto è la volontà di un gruppo di persone che vogliono condividere qualcosa. In questo caso un veicolo. Ma se ci pensate, tutto potrebbe essere indiscutibilmente realizzato senza bisogno di adottare tecnologie avanzate o sofisticate. Perché possiedo una macchina? Perché voglio “avere mio” quel bene o per il servizio che mi dà? Certo se si fa su una scala un po’ più grande, se si coinvolgono persone sconosciute, se si devono intercettare anche pagamenti, gestire condizioni di emergenza, condizioni di eccezionalità dell’esercizio, la tecnologia può sicuramente aiutare molto. Però non penso che c’era bisogno di Airbnb per affittare un appartamento ai turisti. Abbiamo una lunga tradizione estiva di famiglie che hanno messo a disposizione le loro proprietà per il periodo estivo, proprio approfittando del turismo balneare stagionale. Certo la tecnologia facilita e soprattutto rende accessibile a tutti certi servizi. Nel caso della Shared Mobility ci sono diverse soluzioni di car-sharing o ride-sharing che possono aumentare la facilità di utilizzo del servizio, per esempio il fatto di poter prenotare un veicolo o un viaggio attraverso una App o ancora la possibilità di avere il servizio distribuito su tutta la città, in qualunque luogo ci sia un parcheggio, senza dover fare delle stazioni fisse con presidio di persone. Quindi la tecnologia è un elemento importante, ma al di là di tutto è necessario un cambiamento culturale sostanziale. Ci sono tanti spazi per sviluppare e lanciare nuove idee di sharing. Presto ci troveremo davanti a nuove opportunità. Ci saranno servizi dedicati e specifici. Una vettura con una trazione integrale, se stiamo parlando delle montagne delle Alpi nell’inverno, piuttosto che una vettura aperta decappottabile, divertente, se stiamo parlando di località turistiche in estate.

Ioana Sandra Nicolae

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Telx Technologies lancia la prima carta SIM crittografica La società di criptovaluta e telecomunicazioni Telx Technologies ha annunciato il lancio del primo portafoglio di carte SIM crittografiche che consente le transazioni via SMS. Secondo il post Medium dell'azienda pubblicato il 22 agosto, la carta consente ai suoi utenti di inviare criptovalute via SMS con il loro numero di cripto telefono dedicato. In particolare, queste transazioni non richiedono uno smartphone o una connessione Internet attiva. D'altra parte, il sistema non offre alcun controllo sul portafoglio crittografico di un utente. Transazioni crittografiche su "dumbphone" Mentre la community di criptovalute ha cercato di insegnare ai nuovi arrivati ​​nello spazio durante l'evento "Proof of Keys" a gennaio, ci sono notevoli svantaggi nel non avere il controllo diretto su un portafoglio. Più precisamente, collocare le proprie risorse in un portafoglio gestito da terze parti rinuncia alla natura fidata, decentralizzata e disintermediata della tecnologia coinvolta, secondo molti appassionati di crittografia. Detto questo, avere le tue chiavi private gestite da terze parti spesso consente un più alto grado di facilità d'uso. Tutto ciò che è nuovo è vecchio ben dimenticato Per posta Media, la scheda SIM crittografica è disponibile in oltre 180 paesi, consente un numero illimitato di messaggi SMS e supporta Bitcoin (BTC), Litecoin (LTC), DASH, Zcash (ZEC) e Bitcoin Cash (BCH). Per eseguire una transazione crittografica tramite questo servizio, l'utente può inviare un SMS a qualsiasi numero di telefono. Infine, la società promette di impedire lo scambio di SIM e il porting del numero di telefono, di accettare transazioni provenienti solo dalla carta SIM appropriata, di proteggere il portafoglio con un numero PIN dedicato e di fornire chiavi di backup in caso di furto o smarrimento.

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