Ioana Sandra Nicolae

Business & Finanza

Nelle sonde interplanetarie batte un cuore caldo al plutonio 238 Abbiamo tante fonti di energia elettrica sulla Terra, fossili, idroelettriche, geotermiche, solari, eoliche, nucleari, tutte ben sviluppate e sfruttate dall’uomo in maniera variegata. Ma non appena lasciamo il nostro pianeta ci accorgiamo che questa abbondanza viene a mancare quasi completamente. Da sempre è stato un problema per le missioni spaziali riuscire a ottenere un adeguato approvvigionamento di energia. Se dapprima sono state impiegate semplici batterie che garantivano il funzionamento per pochi giorni, l’invenzione dei pannelli fotovoltaici ha successivamente permesso di mantenere in vita sonde nello spazio per svariati anni. Ma per quanto ci possa sembrare grande la nostra stella, ha una potenza limitata e non riesce a fornire energia a sufficienza molto lontano da lei. Sin dagli albori dell’astronautica, per ottenere una fornitura costante e duratura di energia nei freddi meandri dello spazio interplanetario, le due maggiori agenzie spaziali hanno sviluppato sistemi di generazione di energia elettrica per mezzo di combustibile nucleare. Lo strumento più comunemente usato è il generatore termoelettrico a radioisotopi (Radioisotope Thermoelectric Generator, RTG) al plutonio 238, che, sebbene abbia un nome complicato, è uno strumento dal funzionamento estremamente semplice e affidabile che produce energia elettrica senza parti meccaniche in movimento. Descrizione del plutonio 238 Benché le parole nucleare e radioattivo evochino alla mente come prima cosa pericoli per la salute umana, non è questo il caso, in quanto le radiazioni emesse sono esclusivamente di tipo alfa (di fatto ioni di elio) e posso essere schermate in modo semplice; se non schermate, comunque non riescono a penetrare la pelle umana. Addirittura per molti anni il plutonio è stato usato negli Stati Uniti negli impianti per i malati di cuore e ci sono tutt’oggi persone che camminano con questa scorta di plutonio nel loro corpo. Una specialista del dipartimento della salute degli Stati Uniti misura il livello di radiazioni di uno dei tre RTG della sonda Cassini. Era il 1997 e non indossava alcun tipo di protezione. Credit: NASA. Invece l’aspetto negativo principale è la scarsità di questo elemento sul nostro pianeta. Il plutonio 238 ha un tempo di dimezzamento di circa 88 anni, che vuol dire che un chilo di questo isotopo, dopo aver irradiato ininterrottamente per 88 anni, avrà trasformato metà della sua massa in altri elementi mentre l’altra metà continuerà la sua opera di irraggiamento ancora a lungo, riducendosi a 250 grammi dopo altri 88 anni, e così via. Il suo tempo di dimezzamento è relativamente breve rispetto all’età geologica della Terra, per cui è totalmente assente in natura; si produce in modo sintetico con un trattamento nucleare molto costoso a partire dal nettunio 237 presente negli scarti delle centrali nucleari. Al momento la produzione avviene solo negli Stati Uniti a un regime di 400 grammi per anno. Sì, solo quattrocento grammi per anno a fronte di qualche chilogrammo richiesto per ogni missione dove l’energia solare è insufficiente.

Ioana Sandra Nicolae

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Dalla sonda indiana la prima 'cartolina' della Luna Nella foto di Chandrayaan il Mare orientale e il cratere Apollo La prima immagine della Luna scattata dalla sonda indiana Chandrayaan-2 (fonte: ISRO) © Ansa Dopo il suo ingresso nell'orbita lunare, la sonda indiana Chandrayaan-2 ha inviato la sua prima foto della Luna. Scattata da 2.650 chilometri di distanza con la camera montata sul lander Vikram, l'immagine mostra due famose formazioni della superficie lunare: il cratere Apollo, che si estende per oltre 500 chilometri nell'emisfero meridionale, e il Mare Orientale, un bacino esteso per oltre 900 chilometri che è stato generato dall'impatto di un asteroide caduto oltre 3 miliardi di anni fa. La loro posizione è indicata dalla stessa agenzia spaziale indiana Isro (Indian Space Research Organisation) che pubblica l'immagine su Twitter. Come tutti i viaggiatori impazienti di raggiungere la meta, così Chandrayaan-2 continua a puntare i suoi 'occhi' al traguardo. Dopo la manovra mozzafiato che il 20 agosto le ha permesso di entrare nell'orbita lunare, la sonda dovrà compiere altre quattro manovre nelle prossime settimane per entrare nell'orbita finale che la porterà a sorvolare i poli lunari da una quota di circa 100 chilometri. Nel frattempo, il 2 settembre è previsto il rilascio del lander Vikram, che dovrà compiere due manovre prima della discesa che lo porterà sul suolo lunare. L'allunaggio è previsto il 7 settembre nel Polo Sud lunare, mai toccato in precedenza. Se tutto andrà secondo i piani, l'India diventerà il quarto Paese (dopo Stati Uniti, ex Unione Sovietica e Cina) a sbarcare sul nostro satellite con un allunaggio morbido, cioè controllato.

Ioana Sandra Nicolae

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