Ioana Sandra Nicolae

Business & Finanza

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Le criptovalute in tempo di crisi economica Sono molte le avvisaglie che sembrano preconizzare il prossimo imminente arrivo di una nuova crisi economica. Ma come si comporteranno le criptovalute? Se si guarda alla curva dei rendimenti, che è comunemente considerata dagli economisti come il principale predittore di una recessione, questa è stata costantemente in calo in questo ultimo anno. I mercati globali in generale hanno registrato una tendenza al ribasso dall’inizio dell’anno, portando molti economisti a prevedere una imminente crisi economica. D’altra parte, gli indicatori economici manifestano un deciso rallentamento della produzione industriale e della domanda, non solo in Europa, ma anche in Asia e in USA. Le politiche protezionistiche di Trump stanno facendo il resto. Pertanto, considerando che nel 2008 in occasione dell’ultima grande crisi economica mondiale non esistevano ancora le criptovalute, può essere interessante capire come esse potrebbero comportarsi. Il mercato delle criptovalute si trova, infatti, in una posizione molto promettente. Mentre gli investimenti speculativi non tendono ad avere buoni risultati durante una recessione, l’uso potenziale della valuta digitale decentralizzata come alternativa alla fiat – sia come forma di pagamento che come riserva di valore – può significare che una recessione potrebbe effettivamente aiutare a spingere le criptovalute nel cosiddetto “mainstream”, o meglio verso una loro adozione di massa, cosa che finora tarda ad arrivare. Questa tesi è rafforzata da quello accaduto in questi ultimi due anni in Paesi come Venezuela e Argentina, da tempo alle prese con grandissimi problemi di iperinflazione e grave recessione, e dove effettivamente l’adozione di alcune criptovalute ha raggiunto sicuramente una maggiore diffusione che in altri Paesi. La prima metà del 2018 è stata piuttosto interlocutoria per il mercato delle criptovalute. Dopo aver raggiunto l’all-time-high a $ 20.000 a gennaio, il prezzo di bitcoin è diminuito in modo significativo ed è arrivato fino ai 3000 $. Molte criptovalute che sulla scorta dei grandi guadagni di bitcoin erano salite notevolmente, ora hanno perso fino al 90% del loro valore. Poi, proprio quando i primi segnali di crisi globale cominciavano ad affacciarsi ad inizio 2019, il bitcoin ha ripreso a volare, arrivando a toccare quasi i 14000 $. Questo anche perché per molti bitcoin può essere visto come un rifugio sicuro. L’analista di Bloomberg Mike McGlone di recente ha per esempio scritto che la criptovaluta “sta guadagnando trazione come riserva di valore e oro digitale”. Eidoo ha da poco rilasciata una sua criptovaluta legata direttamente alla quotazione dell’oro Ekon gold, proprio per rendere più semplice l’investimento in oro attraverso un token, la cui quotazione è 1:1 con il prezzo di un grammo di oro. Ma questo di per sé non rappresenterebbe per forza un segnale di crescita di bitcoin. In un contesto di forte recessione, infatti, tutte le attività vengono vendute “anche nella crisi finanziaria globale del 2008, dove l’oro è stato svenduto”, afferma Leigh Travers, CEO di Digital X Limited. La sua tesi è corroborata dal fatto che, tra marzo 2008 e novembre 2008, il prezzo dell’oro era sceso da USD 31,633 al kg a USD 23,802. Ma sicuramente in caso di crisi l’oro è da sempre rappresentato come il bene rifugio per eccellenza e, sempre restando al discorso iniziale, non è un caso che nel 2019 il metallo più prezioso si sia fortemente apprezzato. Bitcoin in questo senso ha molte delle caratteristiche che possiede il metallo prezioso, come la difficoltà di estrazione e la sua rarità che rende il suo valore durevole nel tempo.

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