Paola Buonomini

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SPIRAGLIO 4 maggio. Non un giorno qualunque. Persino Agostino oggi cede il posto ad una parola diversa da quelle nel suo vocabolario. Spiraglio, dunque: e immediatamente il pensiero va ad una porta socchiusa appena appena; non la spalanchi completamente, perché sai che potresti essere investito da una corrente d'aria violenta, o rimanere accecato dalla luce. Dove tutto fino ad un momento prima era serrato, ora c'è questa apertura, minima, ma pur sempre tale. Spiraglio dice di aria fresca che si insinua, che finalmente riesce a passare, smuovendo e ossigenando ambienti ristagnanti. Dice di luce così mobile da penetrare lì dove incontra appena un minimo pertugio, colorando come lei solo sa fare gli spazi che incontra. Spiraglio dice speranza: possibilità che le cose abbiano una svolta in positivo. Possibilità di vita, insomma. Sperare è intravedere spiragli lì dove sembra che ci siano solo sbarramenti. Occorre uno sguardo molto acuto e molto attento, reso sensibile dalle prove e affinato dalla fede. Quante volte nel corso delle nostre vicende ci siamo trovati sulle labbra la domanda: "Ma esiste almeno uno spiraglio?". Oggi si apre uno spiraglio per noi: un pertugio di speranza. Respiriamo l'aria che ci arriva e rallegriamoci della luce che raggiunge i nostri occhi, ma stiamo attenti a non spalancare di botto la porta. Dalle Monache Agostiniane di Rossano Calabro

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La prima notizia che parla della torre della Pieve di Calci risale al 1174. La carta recordationis, un documento redatto alla presenza di anziani di Calci, prelati e uomini di legge come Burgundio. In essa si asseriva che la Pieve fu sotto il patronato dell'arcivesvovo di Pisa fin dalla sua fondazione, avvenuta intorno al primo decennio del 1100. La torre poteva contenere al suo interno la poca popolazione della zona della Pieve. Era quindi una torre fortezza in caso di attacco nemico. Inoltre era anche una torre di avvistamento, in quanto riceveva e ripeteva i segnali visivi (fuochi, bandiere, lenzuoli) e sonori (campane). In caso di attacco nemico si suonavano le campane a martello, ovvero la guardia che stava in cima alla torre colpiva una campana ripetutamente, avvisando del pericolo tutta la popolazione. Da qui il detto, stare in campana. La torre della Pieve faceva parte del sistema difensivo della Repubblica Pisana. Le feritoie che si vedono nella base ed al primo piano della torre, erano feritoie per arcieri e balestrieri.

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https://m.youtube.com/watch?v=y5TXXpalIEQ

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