Leonforte, terra del mito
"Sono in Sicilia i monti Erei che dicono molto opportuni, per amenità , natura e sito, al ricreamento e al piacere nell'estate. Vi sgorgano molte sorgenti piacevolissime per la dolcezza della acque e sono ricoperti di alberi di ogni genere. Vi è un gran numero di querce che producono ghiande in grande quantità e di rimarchevole grossezza, il doppio di quelle delle altre terre. Abbondano anche di ortaggi e vi si moltiplicano spontaneamente i vigneti. I frutti maturano a profusione... "
(Diodoro Siculo)
Quivi, secondo la tradizione, si aggirava il semidio fanciullo, di eccezionale bellezza, Dafni, coi suoi armenti, suonando il flauto di Pan, col quale incantava le ninfe dei luoghi e da cui trassero ispirazione Teocrito e Virgilio per la poesia bucolica.
Quivi, si praticava il culto dell' "aureo" dio Crysa, che coi Greci assunse le fattezze di Apollo: un giovanetto che tiene nella destra un'anfora (simbolo delle acque) e nella sinistra una cornucopia (emblema della fertilità della terra).
In una valle dei Monti Erei (o Giunonii), agli inizi del '600, un principe, colpito dalla bellezza del luogo (ribattezzato "Sicula Tempe") e dalla ricchezza di acque, decide di fondarvi Leonforte.
La nuova città nasce all'insegna della rievocazione delle eterne divinità locali, tramite la costruzione di fonti ad esse dedicate, che ancora oggi conservano intatto il loro splendore.
(Foto: Giardino delle Ninfe, Leonforte)