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🔴 CONDANNATO ALLA PENA DI MORTE: prima di morire esprime il suo ultimo desiderio e spiazza tutti Un detenuto condannato alla pena di morte in attesa di esecuzione, ha chiesto come ultimo desiderio una penna e un foglio. Dopo aver scritto per parecchi minuti, il condannato ha chiamato la guardia carceraria e ha chiesto che questa lettera fosse consegnata alla madre. La lettera diceva: “Mamma, se ci fosse più giustizia in questo mondo saremmo in due oggi a essere condannati e non solo io. Sei colpevole tanto quanto me, anzi sei colpevole anche per la vita che perderò. Ti ricordi quando ho rubato e portato a casa la bicicletta di un ragazzo? Mi hai aiutato a nasconderla affinchè mio padre non lo scoprisse e non mi punisse. Ti ricordi quando ho rubato i soldi dal portafoglio del vicino? Sei stata con me a spenderli, nel centro commerciale. Ricordi quando hai litigato con mio padre e lui se n’è andato? Voleva solo correggermi, perchè invece di studiare, avevo copiato il compito all’esame…. alla fine mi hanno scoperto e anche espulso. Tu ti sei messa contro mio padre, i maestri e io alla fine non ho imparato nulla, oltre che a delinquenziale. Mamma, io ero solo un bambino, dopo sono diventato un adolescente problematico e ora sono un uomo intollerante e aggressivo. Mamma, io ero solo un bambino che aveva bisogno di correzione e non di approvazione. Ma comunque io ti perdono! Chiedo solo che tu faccia leggere questa lettera al maggior numero di genitori nel mondo, affinchè sappiano che hanno la responsabilità di crescere un figlio facendolo diventare un uomo, che potrà agire facendo del bene o del male…. Grazie mamma, per avermi dato la vita e per avermi aiutato a perderla. Il tuo figlio delinquente. Volevo inoltre ricordarti che: Chi si rifiuta di punire il figlio, non lo ama. Chi lo ama non esita a sgridarlo. (proverbi 13, 24) L’ istruzione è l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo (Nelson Mandela) Istruzione e rimprovero comincia nei primi anni dell’infanzia e durano fino a l’ultimo giorno di vita (Pitagora) Educa i bambini, e non sarà necessario punire gli adulti (Pitagora)

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Sìì LA CALMA 💧🔥❤ Sii la calma nella tempesta del tuo bambino. Sii la brezza e la pioggia morbida quando le sue emozioni bruciano nel fuoco. Sii la voce che invita al sollievo, non l'urlo che aumenta lo spavento e la disperazione. Un adulto alterato / fuori controllo non sarà mai in grado di contenere una capriccio, perché per chiedere calma, dobbiamo offrirla per primo. L ' adulto sei tu, e quello che tuo figlio vede di te è quello che farà. Se di fronte a una situazione difficile, tu esplodi, anche lui esploderà. Se al contrario respiri, ti avvicini e cerchi una soluzione, quello che gli dai è un bellissimo regalo che si porterà come esempio per tutta la vita. Il nostro lavoro non è nemmeno fermare il pianto o la rabbia, ma accompagnare, stare, amare. Sii il tipo di persona che vorresti avere accanto quando sei molto arrabbiato, qualcuno che rispetti e "accompagni" quello che senti, non che cerchi di tagliarlo prepotentemente. Sii qualcuno empatico e amorevole, qualcuno che ha la certezza che presto tutto andrà meglio. Doctora Natalia Nilo Acevedo

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Quando i bambini cadono, l’istinto dell’adulto è quello di intervenire immediatamente, di rialzarli, di toccarli, di prenderli di peso e tirarli sù, di pulirli, di capire se e dove si sono fatti male. Ma quando cade un bambino che non è tuo figlio, prima di intervenire, bisognerebbe cercare di non lasciarsi andare all’istinto. Non tutti i genitori, quando cade il proprio figlio, intervengono immediatamente rialzandolo. Alcuni preferiscono lasciar fare, incoraggiarlo da lontano, fargli sentire la presenza senza contatto fisico, dargli la possibilità di rialzarsi da solo, dargli il tempo di capire cosa è successo e poter spiegare cosa si è fatto, senza creare ansia e generare paura per l’accaduto. Se un bambino, però, viene aiutato da un altro adulto sconosciuto che interviene di istinto e non dal proprio genitore che rimane fermo o che si avvicina con calma senza soccorrere, il bambino si potrebbe chiedere come mai il suo genitore, il suo punto di riferimento, non si interessa a lui e all’accaduto quanto l’altro adulto. E potrebbe anche spaventarsi di più per l’intervento e la vicinanza di un estraneo. Quando un bambino cade proviamo a chiedergli “hai bisogno di aiuto?”, “vuoi che ti aiuti?”, “ti sei fatto male?”. A queste domande molto spesso seguirà un “no” come risposta. Proviamo a chiedergli se si è spaventato. Probabilmente sì. I bambini cadono, ma si rialzano. E quando hanno bisogno di aiuto o di rassicurazioni, lasciamo che siano i genitori a poterglieli fornire. Soprattutto se si sono spaventati piuttosto che fatti male. Non è una questione di indifferenza, ma di possibilità. Per il bambino e per il genitore.

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