Marco Boscarato scrive

Parole che si fanno strada

Marco Boscarato scrive

Parole che si fanno strada

perché mi sono messo in cammino

2018-08-22 21:46:06

Caro Mauro, accadde molti anni fa ormai, quando ancora non avevo imboccato con decisione la mia strada, che tu venisti presso il locale che all’epoca gestivo, ai Molini di Mirano per presentare il tuo libro “Il volo della martora”. Quella volta si spense la luce per un guasto all’impianto elettrico e appena si ripristinò tu dicesti: “Non accendere, spegni! Si sta meglio così!” E continuasti i tuoi discorsi, che mi affascinarono. Ancora non ti conoscevo. Accadde quindi che io, giovane e indeciso sul farsi della mia vita, ti mandai delle lettere e degli scritti. E in questi scritti, in modo probabilmente un po’ scomposto, raccontavo della mia aspirazione alla scrittura, di quel che avrei voluto essere e non ero, etc. etc. Non ricevendo la tua risposta, mi decisi per una visita di persona ad Erto, e mi “appostai” presso la tua bottega per coglierti e chiederti, carico di speranze e di illusioni, il motivo per cui non mi avessi risposto. Accadde in fine che ti trovai, mi facesti entrare, e mi desti una delle lezioni che nella mia vita ricordo con più fermezza: non bisogna attendersi dagli altri che facciano quello che tu pretendi, se qualcuno ha voglia o non ha voglia di scriverti, o risponderti, o considerarti, questo non deve darti pretesto per alimentare quella falsa illusione in base alla quale la vita si appoggia sull’esterno a te, sul riconoscimento altrui. Tu sei il fondamento della tua stessa esistenza. Ascolta il tuo cuore e non pretendere, il mondo è una forma di contenimento e di contrasto per imparare a capire chi sei. E quel pomeriggio, mi ricordo, tu mi desti una energica lezione di quella che poteva essere questa forma di contenimento. Assieme, però, mi desti anche tanti preziosi semi da far crescere se ne fossi stato capace. Qualche buon suggerimento di lettura, l’insegnamento che è fondamentale scrivere di quel che sei tu e della tua esperienza, qualche buona gratificazione sulle mie capacità letterarie, e l’idea che bisognerebbe, dicesti, “abbandonare tutto e andarsene a piedi lungo l’appennino fino a Roma”. Così dicesti: bisognerebbe non riempirsi la testa di tante illusioni, ma avere la capacità di fare delle esperienze vere, come mollare tutto e andare a piedi fino a Roma. Non so da dove nacque, da che suggestione giunse questa affermazione. Fatto sta che da quel momento in poi continuai a vedere intorno a me segnali che indicavano un percorso, quello della via francigena. Accendevo la tv e in qualche programma minore, ancora non era così nota, ne parlavano. Aprivo una rivista e vedevo i luoghi della Toscana e del Lazio che erano noti per essere transito storico di pellegrinaggi. E via così. Allora mi decisi, e trovando i giusti riferimenti per calare questa esperienza nella mia vita, mi ci tuffai come si fa in una piscina da un trampolino di dieci metri. Via. In gennaio, da solo, sotto la neve. E vissi una delle esperienze più gioiose e formative che potevo pensare di vivere. Grazie quindi, di cuore Marco, pellegrino lungo la via Francigena nel 2008

by Marco Boscarato
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Parole che si fanno strada

In cammino

2018-08-10 22:05:19

“Adamo, dove sei?”. Questa domanda insiste come un rumore di fondo lungo il cammino del pellegrino, che viene costantemente invitato al domandare, al dubbio. La questione posta da Dio al primo uomo gli riecheggia nel cuore e nella mente durante il cammino, per ricordargli che nella sua condizione provvisoria sta segnando con ogni passo una nuova tappa. Dove sei, tu, pellegrino, nell’attimo in cui ti fermi a pensare, e il paesaggio intorno ti ricorda il viaggio? Il rilievo topografico della presenza lungo un sentiero, identificabile in punti cardinali, è come un specchio del rilievo interiore, che evidenzia un luogo preciso e definito della coscienza, con le sue altezze e profondità. Nel pellegrinare emergono domande profonde e radicali che ci traggono fuori dalla quotidianità. Camminando. Ovvero, praticando una attività che più banale e quotidiana non potrebbe essere, mischiando paradossalmente il relativo con l’assoluto, un po’ come il barone di Munchausen, che si salva dalle sabbie mobili tirandosi il codino dei capelli. Il fatto è che quella del pellegrinaggio è un’azione gratuita e priva di “senso pratico”, ed è questo che lo differenzia dal semplice camminare verso una meta.

by Marco Boscarato
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Parole che si fanno strada

Fuori della chiesa, forse. Ma nella direzione del proprio cuore.

2018-08-05 23:03:29

Non ricordo se la chiesa fosse quella di Berceto. E' certamente una delle chiese che si trovano numerose, antiche, lungo il cammino francigeno. Era frequente che nelle chiese in stile romanico, all'esterno, si mettessero immagini e rappresentazioni raccapriccianti, che indicavano un mondo pieno di diavoli, sfrenata sessualità e violenza. L'indicazione era questa: "Extra Ecclesia Nulla Salus": fuori dalla comunità cristiana non c'è salvezza. Per cui gli ecclesiastici ricordavano ai passanti che era opportuno entrare, dove la salvezza era garantita; e magari lasciare qualche donazione. Oggi, che sono altri tempi, emerge comunque da quelle vestigia il Sacro, che i molti atti profani non sono riusciti a scomporre, e visitare quelle strutture antiche offre davvero molto. Ma il Vero Sacro è il cammino stesso nel suo farsi, dell'uomo che si mette in gioco senza un perché scoprendosi "straniero", a se stesso e alle sue abitudini. Avrò modo di tornare certamente su questo punto. Basti considerare il termine, pellegrino. Deriva da "per-ager", per i campi, colui che arriva dai campi. Nella città. E metaforicamente, è colui che ogni volta si estranea per rientrare in se stesso da un diverso punto di vista, per riconsiderare la sua immagine e le sue abitudini in funzione del suo essere pellegrino, del suo essere "di passaggio". E nel nostro essere "dal di fuori", la direzione è sempre verso il proprio cuore.

by Marco Boscarato
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