Gino Attilio Timo

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Italiani sempre più vecchi. E un sistema di assistenza che traballa e non è più in grado di rispondere alle esigenze degli over 65. Anche perché, con l’aumento dell’età media, crescono pure i non autosufficienti i quali, secondo un rapporto del Centro Ricerche dell’Università Bocconi di Milano, risultano 2.847.814. Solo la metà di questi, però, usufruisce di servizi socio-sanitari mentre il resto è assistito da un esercito silenzioso: circa 8 milioni di caregiver familiari (di cui 1 su 5 è a sua volta ultrasessantenne) che si organizzano con soluzioni “fai-da-te”, spesso affiancati da quasi un milione di badanti (la media è di 14,2 ogni 100 cittadini sopra i 75 anni). Nella maggior parte dei casi, dunque, sono figli, nipoti o fratelli minori a farsi carico in casa dell’assistenza e della cura dei loro cari che, in là con gli anni, mostrano limitazioni funzionali o patologie che ne condizionano la vita quotidiana. Dall’indagine della Bocconi esce un’Italia in forte affanno nel rispondere ai bisogni di una popolazione che invecchia con rapidità. L’altro dato (di fonte Ipsos) è la mancanza di circa 250mila posti letto nelle strutture di accoglienza. «L’aumento degli anziani è un problema urgente per le politiche pubbliche europee e italiane – commenta Giovanni Fosti, docente della Bocconi, tra i curatori del rapporto – e di fronte ai bisogni sempre più ampi e complessi espressi dalle famiglie per i loro anziani, il welfare pubblico non riesce a offrire riposte complete ». Le famiglie rischiano di essere abbandonate a se stesse. Cosa fare? «Siamo alle soglie di una rivoluzione tecnologica e digitale che porterà enormi cambiamenti – dice Fosti –, è importante dunque guardare oltre: Internet delle cose, app con dispositivi mobili anche personalizzati che facilitano la mobilità dell’anziano e la prevenzione delle malattie, acquisti online, un monitoraggio a distanza dei parametri vitali, video- sorveglianza dell’ambito domestico, la stampa in “3D” e l’intelligenza artificiale, la robotica applicata all’assistenza agli anziani, come accade da anni in Giappone». Nuovi valori, risposte che abbattono i costi e agevolano gli operatori favorendo il self management di famiglie e volontariato, possibilmente in sinergia. Soluzioni che però appartengono a un futuro prossimo. Un potenziale inespresso e comunque insufficiente, perché c’è da risolvere anche il problema della solitudine. E resta il nodo della spesa pubblica da destinare ai servizi socio-sanitari, inadeguata e male organizzata. «La situazione delle politiche sanitarie per gli anziani in Italia è grave» commenta Roberto Bernabei, direttore del dipartimento geriatria dell’Università Cattolica di Roma. «Bisogna chiedersi perché il fenomeno delle badanti è presente in modo così massiccio e diffuso solo in Italia – dice Bernabei – e perché da noi l’assistenza domiciliare riguarda solo l’1% dei casi mentre negli altri Paesi europei la media è del 20%, così come le Residenze socio-assistenziali interessano il 2,5% degli anziani mentre nel resto del continente nessuna nazione è sotto il 7%». Per non parlare del divario tra Nord e Sud. «C’è differenza nelle prestazione erogate da Regione a Regione: da una parte ci sono Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, dall’altra realtà come il Lazio dove i posti letto disponibili nelle Rsa coprono solo un terzo del fabbisogno» dice Bernabei. E le prospettive non sono incoraggianti visto che «il contratto del “governo del cambiamento” dedica solo una parola al problema degli anziani». «In Italia i posti disponibili per gli anziani nei vari presìdi sono 278.652 (22,5 ogni 1.000) – commenta Roberto Messina, presidente di Senior Italia FederAnziani – e per rientrare nella media Ocse secondo l’Istat servirebbe un incremento di un numero di posti letto compreso tra 111mila e 500mila». Le attese inoltre sono interminabili: «Ci vogliono almeno 200 giorni per trovare un posto in una struttura». In un Paese che invecchia rapidamente le “case famiglia” e le “comunità” rappresenteranno la soluzione assistenziale più diffusa.

Gino Attilio Timo

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STIAMO ANDANDO ALLA DERIVA, ma ci si puo’ salvare. La foto e’ emblematica: i Nonni sono il pilastro di una società che sta cambiando. Il nonno di oggi e’ infatti un “privilegiato” perche’ con la sua pensione riesce a svolgere la sua funzione di “ammortizzatore finanziario” per la famiglia. Il “sistema famiglia” e’ oggi in grado di accogliere quel nonno ed accudirlo in casa. MA I NONNI DI DOMANI? saremo noi ma con PENSIONI RIDOTTE DAL 70% AL 50% dell’ultimo reddito. Domanda: cosa potrebbe accadere in caso di Malattia? con quali soldi si accedera’ alle cure? il sistema famiglia avra’ i mezzi economici per sostenere questo “welfare famigliare”? Questo futuro non e’ cosi lontano,quando i nati tra il 1965 ed il 1970 andranno in pensione (15/20 anni) assisteremo ad un DEFAULT TECNICO. Questa e’ mera statistica demografica, incontrovertibile. Un consiglio allora mi sento di darlo e, a tal proposito realizzeremo seminari specifici per offrire questi dati a tutti i nostri Promotori, aderiamo OGGI ad un sistema mutualistico che ci salvi il sistema di welfare e quello finanziario. Perche tutto questo con una mutua? semplicemente perche’ anche in momenti di crescita la Mutua (diversamente dalle assicurazioni e società di profitto) non potra’ dividere utili ma solo reinvestirli nei servizi verso il socio. E’ questo il sistema piu’ sicuro a cui affidarsi per la sicurezza del futuro. Ma gli effetti della pensione saranno comunque devastanti per tutti, occorre quindi crearsi nuove possibilità di un reddito-etico. Ancora una volta la Mutua puo’ darci una soluzione perche ogni socio puo’ promuovere la mutualita’ generando benessere per se, per la sua famiglia e per tutta la società a cui riferisce. STIAMO ANDANDO ALLA DERIVA? forse no e le soluzioni esistono e sono ben piu’ certe e radicate di ogni manovra politica, occorre solo coglierle e la sfida piu’ grande e’ quella di divulgare questo messaggio ad oltre 28 milioni di contribuenti. Scegli di essere felice, di vivere nel benessere, di tutelare la persona e la famiglia, prenditi il meglio e sarai un sostegno anche per tutta la società. Salute e previdenza sono la piu’ grande forza di un popolo civile. #mutualita’ #mutuosoccorso #mutuamba #sanitaintegrativa #welfarefamigliare #welfaresociale #salute #prevenzione #benessere #pensioni #promotorimutualistici #ansi #fondazionebasis #bancadellevisite

Gino Attilio Timo

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La sanità integrativa non è la sanità privata. Non solo il nostro stato ma tutti gli stati saranno sempre più impossibilitati ad assistere tutti i propri cittadini per tutte le esigenze sanitarie. Questo è un dato incontrovertibile, non è una valutazione di tipo politico, sociale o economico. La popolazione invecchia, grazie a Dio – è un vantaggio sociale, viviamo tutti più a lungo – la scienza medica si amplia, la tecnologia sanitaria si sviluppa trovando sempre nuovi macchinari. Se uno Stato volesse garantire a tutti i propri cittadini tutta l'assistenza sanitaria possibile, dovrebbe usare tutto il bilancio dello Stato. Questo è il dato incontrovertibile. Se questo non è possibile, bisogna consentire ai cittadini di auto-associarsi tra loro in quelle che sono chiamate forme integrative, che non c'entrano assolutamente nulla con le compagnie di assicurazione e che, in quanto no profit, godono di alcuni vantaggi fiscali. Noi partiamo da un presupposto: in questo contesto, il nostro Servizio sanitario nazionale ha espresso sempre, a livello mondiale, il valore dell'esempio di un sistema sanitario che si commisurasse adeguatamente alla richiesta sociale dei cittadini e alla spesa economica. Noi siamo convinti che, per mantenere questo livello, lo Stato debba dirigersi verso le fasce deboli della popolazione, gli anziani, i bambini, i malati cronici, quelli che per esempio potrebbero godere del reddito di cittadinanza. Questa è la fascia di popolazione a cui devono essere destinate le risorse dello Stato per consentire a questa popolazione di avere tutta l'assistenza sanitaria possibile. #sanitaintegrativa #mutuosoccorso #mutualita’ #welfarefamigliare

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