Euro De Ornelas

Fare o non fare: non c'è provare! Essere determinati anche quando siamo insicuri

2019-07-01 13:10:43

In questo articolo vedremo come il maestro Yoda e il kung fu ci possono aiutare ad affrontare le sfide della vita e a superare le esitazioni e l'incertezza che proviamo quando usciamo dalla nostra zona di familiarità. Anche quando siamo insicuri possiamo essere determinati! VAMOS!!

Se anche tu, come me, sei un fan di Guerre Stellari, ricorderai sicuramente questa frase del mitico maestro Yoda, nell'episodio intitolato "L' Impero colpisce ancora". 

Il protagonista, Luke Skywalker, è finalmente riuscito a ritrovare il vecchio maestro e a farsi accettare come suo allievo nonostante le reticenze iniziali.

Da qui comincia un intenso programma di allenamento nelle arti dei cavalieri Jedi fino a che, in questa magnifica scena, Yoda dà al suo allievo il compito più difficile: utilizzare la stessa tecnica che aveva imparato facendo levitare alcune pietre a distanza per sollevare la sua astronave e liberarla dalla palude in cui era affondata dopo un atterraggio di emergenza. 

"Tu vuoi l'impossibile!", ribatte Skywalker, ma dopo un po', vista l'insistenza del maestro, afferma: "d'accordo, ci proverò". Ed è qui che il piccolo saggio sbotta: "No! Non provare! Fare o non fare! Non c'è provare!". 

Luke si gira e stende la mano verso la palude raccogliendo la sua concentrazione. Dopo qualche secondo l'acqua comincia ad agitarsi e si vedono emergere alcune parti del veicolo: un centimetro, ancora un centimetro! Sembra che il giovane allievo ce la possa fare  ma dopo un breve periodo di tensione la gravità ricomincia ad avere la meglio e la nave torna ad inabissarsi. 

Le sfide poste dal nostro maestro: la vita 

Suggestivo! Ma che cosa possiamo imparare da questa scena? 

Scena che, per inciso, non finisce qui: chi non ha visto il film potrà scoprire come va a finire al termine di questo articolo.

La differenza tra fare e provare è qualcosa che non ha vissuto solo Luke Skywalker, ma anche io e probabilmente ognuno di noi. Certo, non viviamo in un universo dove si possono far volare oggetti utilizzando la Forza, ma anche noi, nel nostro piccolo, ci troviamo spesso confrontati a situazioni nuove e difficili: a sfide che il nostro maestro, la vita, ci pone. Anche noi possiamo esclamare "tu vuoi l'impossibile!", ma visto che la vita spesso insiste e non ci lascia in pace fino a quando non avremo affrontato la prova, anche a noi tocca raccogliere le energie e fare del nostro meglio. Forse allora ciò che Yoda ha da dire potrebbe interessarci. 

Insicurezza e determinazione: l'esempio del kung fu

Qual'è la differenza tra fare e provare? Secondo me è una questione di determinazione: di partecipazione della mente e di ogni parte di noi a ciò che stiamo facendo.

Per farmi capire meglio userò un esempio tratto da una delle mie passioni: la pratica del Kung Fu.

Il valore dell'insicurezza

Da allievo posso dire che, per me, una delle esperienze fondamentali nella crescita e nell'apprendimento marziale è il sentimento d'insicurezza. 

Sembra strano: normalmente troviamo sgradevole questo sentimento e cerchiamo in tutti i modi di evitarlo, magari anche forzandoci a ostentare a noi stessi e agli altri una falsa sicurezza. Può capitare addirittura che alcuni genitori iscrivano i propri figli a un corso di arti marziali proprio sperando che questo li faccia sentire sicuri in qualsiasi situazione. Secondo me un risultato di questo genere, oltre che impossibile, sarebbe anche del tutto inadeguato e non auspicabile. Possiamo sentirci sicuri in qualsiasi situazione soltanto se nella nostra vita succedono sempre e solo le stesse identiche cose, ma questo la trasformerebbe presto in una palude ristagnante e soffocante. Per fortuna la più importante costante della vita è il cambiamento  e il nostro maestro ci costringerà, prima o poi, a tirarci fuori dalla palude. 

Come nella vita, anche nell'ambiente protetto e ben regolato di un buon programma di allenamento di Kung Fu, è necessario che ci vengano poste sfide progressivamente più difficili e situazioni che ci mettano di fronte a un nostro limite da superare. 

Il sentimento d'insicurezza ci indica che stiamo andando nella giusta direzione: quella della crescita e dell'apprendimento. Un buon maestro non ci insegna a sopprimerlo o ignorarlo ma a riconoscerlo, esserne grati e trasformarlo nell'ostacolo che ci permette di saltare più in alto. 

Per apprendere questo atteggiamento dobbiamo però disimpararne un altro: una sorta di difesa psicologica che ci porta a prendere le distanze dalla nostra stessa esperienza quando questa potrebbe danneggiare il nostro ego, la nostra immagine o il nostro orgoglio. Per l'appunto l'atteggiamento del provare invece che del fare.

"Vabbè c'ho provato": l'esitazione che protegge l'orgoglio

Fino a ieri avevamo allenato delle tecniche, mettiamo dei calci di base, che abbiamo imparato ad eseguire correttamente e con sicurezza. Ecco che oggi ci viene chiesto di eseguire sì un calcio, ma con un salto girato di 360°. Sappiamo come dobbiamo fare perché ci è stato ben spiegato, non abbiamo alcuna domanda e ci apprestiamo ad eseguire la tecnica per la prima volta, ma qualcosa non torna: la nostra posizione di guardia non è così solida e ben radicata come ieri, il nostro sguardo non è  intensamente fissato in avanti, il nostro passo è un mezzo passo, il salto è un quarto di salto e giriamo solo di 180° invece che 360°. Tutto questo è perfettamente normale: quando impariamo non facciamo quasi mai tutto giusto al primo colpo (o al secondo). Non solo è impossibile ma pretenderlo da sé stessi potrebbe portare a un blocco ancora peggiore.

Una cosa però possiamo progressivamente migliorarla ogni volta che eseguiamo una tecnica nuova e per noi difficile per la prima volta: l'atteggiamento o la partecipazione a ciò che stiamo facendo. 

In effetti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gran parte delle esitazioni descritte non sono, secondo me, causate dall'insicurezza che proviamo di fronte a una nuova sfida, ma dal fatto che una parte di noi non sta partecipando all'azione e sta prendendo le distanze per proteggere sé stessa da un eventuale fallimento. 

In questa situazione la nostra mente sta osservando dall'esterno l'azione del nostro corpo: la sta commentando e giudicando. Siamo separati in due parti di cui una continua a fare rumore col suo inutile chiacchiericcio. È come un fare ma non fino in fondo, una fare senza fare per poi concludere ""vabbè: c'ho provato". 

In queso modo sbagliare è meno doloroso per la nostra mente giudicante perché non abbiamo messo sinceramente il nostro impegno migliore, non ci abbiamo messo tutti noi stessi. Ma se vince l'orgoglio ci perdiamo noi perché non avendo sbagliato come si deve non possiamo correggere né imparare. Il fare-non fare, il fare solo fino a un certo punto, è come far finta di vivere: ci si fa meno male ma non si va da nessuna parte. 

Il coraggio di fare e sbagliare veramente

Tutto un altro atteggiamento lo manifestiamo quando l'insicurezza rimane presente in noi, come è naturale che sia, ma comunque prendiamo lo slancio, facciamo un buon passo, saltiamo in alto come sappiamo fare ma magari, mentre giriamo, sbagliamo il calcio e cadiamo ridicolmente a terra. In questo caso stiamo veramente imparando, perché stiamo veramente facendo, veramente sbagliando e veramente correggendo nella ripetizione successiva. La nostra mente non sta commentando o giudicando ma sta partecipando dall'interno all'azione del corpo: sta facendo attenzione alle sensazioni del movimento mentre stanno accadendo e non si sta perdendo nel futuro, per esempio chiedendosi se ci riusciremo. 

Ma com'è possibile conciliare questo atteggiamento determinato con l'insicurezza?


Trasformare l'insicurezza in eccitazione ed energia

Innanzitutto notiamo che il contrario della determinazione non è l'insicurezza ma l'esitazione. Spesso pensiamo che una persona determinata sia qualcuno che è certo di riuscire in ciò che sta facendo. In questo caso, diciamo che è una persona sicura, mentre di chi esita diciamo che è insicuro. Tuttavia, se ci pensiamo bene, la determinazione è un atto della volontà: abbiamo deciso di andare in una certa direzione o di fare una certa cosa e siamo convinti che sia il meglio per noi, ma non necessariamente siamo sicuri che riusciremo e avremo successo. 

Anche quando consideriamo l'esitazione come sinonimo d'insicurezza stiamo confondendo le due cose: come visto prima, l'esitazione è una reazione difensiva di fronte all'insicurezza ma non e l'insicurezza stessa. Si può essere insicuri e determinati! OK, ma come?

Secondo me dando un nome alle nostre esperienze emotive ne mettiamo in evidenza solo alcuni aspetti. Quando parliamo d'insicurezza concentriamo la nostra attenzione su una mancanza: sappiamo cosa non abbiamo, la sicurezza, ma ignoriamo ciò che è presente in noi. La stessa sensazione di non sapere come andranno le nostre iniziative è una componente a mio avviso essenziale dell'eccitazione, e potrebbe darci lo slancio per tuffarci convinti in nuove situazioni e avventure invece di toglierci energie come quando la chiamiamo insicurezza! Ecco che cosa è presente! Non sappiamo come andrà ma è proprio questo il bello! 

È capitato anche a voi di sperimentare i due lati di questa medaglia? Avete già vissuto la trasformazione dell'insicurezza in eccitazione, o viceversa?  Se lo vorrete potremo condividere di più nei commenti o per messaggio privato.

E Luke?

Come promesso ora andiamo a vedere che cosa ha imparato Luke Skywalker. Dopo aver fallito il suo tentativo di sollevare l'astronave il nostro si allontana scornato e deluso. Poi però i rumori di ciò che sta succedendo attirano la sua attenzione e quando torna vede il minuscolo maestro far volare la grande nave e liberarla dalla palude. Stupefatto si avvicina e tocca il veicolo affermando: "non posso crederci!". "Ecco perché hai fallito!" ribatte Yoda. 

Talvolta nemmeno noi sappiamo che cosa siamo effettivamente in grado di fare.