Fatto è meglio che perfetto: come superare il blocco del perfezionista
Rinunciare a fare ciò che vorremmo solo perché non ci riteniamo in grado di farlo in maniera perfetta e inattaccabile è una notevole autolimitazione della nostra libertà e capacità d'imparare. In questo articolo condividerò alcune riflessioni sull'origine di questo blocco e su come superarlo. VAMOS!
Vi è mai capitato di rinviare costantemente una cosa che vorreste e potreste fare perché non vi ritenete in grado di farla abbastanza bene? Oppure addirittura di rinunciarvi? A me sì, e credo di non essere l'unico. Se anche voi avete avuto almeno una volta nella vita quest'esperienza fatemelo sapere nei commenti: questo post è per noi.
Ora, tutti sappiamo che la perfezione non esiste. A volte, però, cadiamo lo stesso vittima di un perfezionismo che ci blocca, limitando notevolmente la nostra libertà: non proponiamo quel progetto, non condividiamo quell'idea o non pubblichiamo quel post perché non ci sembrano mai abbastanza buoni. Eppure è ovvio che, per esempio, un post che esiste è molto meglio di uno che non esiste, per quanto perfetto quest'ultimo possa essere.
Allora da dove arriva questo comportamento francamente assurdo? E come fare per superarlo? Vi proporrò qui una mia riflessione che v'invito, se vorrete, a completare o correggere con le vostre osservazioni e esperienze nei commenti.
Il nostro sguardo degli altri
Ciò che ho notato nel mio caso è che praticamente tutti gli episodi di perfezionismo eccessivo accadono quando ciò che vorrei fare sarà, in qualche modo, esposto allo sguardo altrui. In altre parole questo comportamento è un'espressione della paura del giudizio degli atri.
Attenzione: non è che questo accada per ogni cosa. Anzi: nella maggioranza dei casi ciò che pensano gli altri non mi ferma, ad esempio, dal fare il buffone e magari essere anche un po' ridicolo per il piacere e il divertimento (sempre ovviamente rispettando le persone che mi stanno attorno). No. Il blocco del perfezionista arriva solo per le cose che per me, in quel momento, sono importanti, che esprimono qualcosa di profondo e di sincero.
Anche gli eventuali interlocutori contano: se si tratta di sconosciuti che non rivedrò mai più è diverso che se si stratta di persone che conosco e stimo.
Ma come funziona questa maledetta trappola che ci ricaccia in gola le nostre idee, i nostri progetti e i nostri impulsi creativi?
Secondo me siamo sempre e solo noi a soffocarci da soli in questi casi. Lo sguardo degli altri, così severo e inflessibile, è qualcosa che noi creiamo nella nostra immaginazione, visto che ciò che vorremmo fare ancora non l'abbiamo fatto e non è visibile!
Il nostro entusiasmo iniziale ci dice di esprimere con slancio e fino in fondo la nostra idea. Ciò che invece facciamo è assumere il punto di vista di un osservatore immaginario ipercritico, e non nel senso costruttivo del termine, per il quale tutto ciò che abbiamo da proporre non è mai, mai e poi mai abbastanza.
Vivere sulla difensiva
Da qui una parte eccessiva della nostra attenzione e della nostra energia si concentra sul non sbagliare nemmeno il minimo dettaglio e non più sul valorizzare l'originalità e il contributo particolare che la nostra idea potrebbe dare agli altri.
Ma vivere la vita cercando di realizzare qualcosa, anche di piccolo, è diverso dal viverla cercando di non sbagliare mai (cosa tra l'altro impossibile).
Non dico che non dobbiamo fare attenzione a ciò che facciamo e diciamo! Solo che l'attenzione non deve trasformarsi in paura e non deve bloccare l'espressione di un'idea o un azione che avrebbero potuto servire e avere un valore per chi ci sta attorno. Tanto più che la maggior parte delle volte il giudizio degli altri è molto più positivo di quello che immaginiamo.
Le persone intelligenti non pretendono la perfezione perché sanno che è grazie agli errori che si può imparare e migliorare.
Come supererare il blocco del perfezionista
Di seguito condivido con voi il metodo che sto sperimentando per superare questo blocco ogniqualvolta mi trovo in una situazione di questo genere.
1) Mi chiedo se ciò che vorrei fare può effettivamente portare un contributo positivo a qualcuno. Se ho la possibilità d'informarmi direttamente chiedendo attorno a me è anche meglio. Se dovessi capire che la mia iniziativa non porta alcun contributo e addirittura porta un contributo negativo, semplicemente mi astengo. Nel caso in cui invece il responso sia positivo proseguo nel seguente modo.
2) Ogniqualvolta mi rendo conto che la paura dell'insufficienza mi blocca, uso quest'informazione come segnale positivo: "qui c'è qualcosa di nuovo in cui ti stai avventurando e c'è qualcosa da imparare! VAMOS!"
In effetti, se qualcuno ti farà notare una carenza o un errore in ciò che hai fatto potrai correggerlo e migliorarlo sempre di più, e rompendo la resistenza del perfezionismo puoi finalmente lasciare spazio alla perfezionabilità continua, perché solo ciò che esiste può essere migliorato.
3) Nel caso in cui l'iniziativa non abbia effettivamente l'esito sperato cerco di ricordarmi che si tratta anche in questo caso di un risultato da cui posso imparare per migliorare, ma che non dice nulla sul mio valore intrinseco.
Se trasformi fallire in imparare non sarai mai un fallito.
In buona sostanza, meglio far esistere una cosa per poi correggerla, migliorarla o anche abbandonarla che rinunciare ad esprimere tutto ciò che non ci sembra perfetto fin dall'inizio!
Se questo post vi è stato utile lasciate pure un like e segnalatemelo nei commenti in modo che possa sapere se c'è interesse per la pubblicazione di altri post di questo tipo. Non esitate anche a farmi pervenire i vostri consigli e suggerimenti, che sono molto graditi!