Antonia Alessandra Garzillo

CASTELLI E CATTEDRALIBARLETTA Castello Normanno Svevo di Barletta Di epoca normanna entra nel Giustizierato di Federico dal 1240. Oggi la struttura viene utilizzata per conferenze e mostre d'arte. Nel Castello c'è anche una biblioteca.Di epoca normanna è il Castello di Barletta, il cui nome compare per la prima volta in un documento risalente al 1202. E', invece, del 1240 il decreto imperiale che include la struttura barlettana tra i castelli del Giustizierato di Terra di Bari, per volere di Federico II, che vi apportò alcuni cambiamenti, come attestano le lunette di due finestre sulle quali è scolpito il simbolo federiciano per eccellenza, quello di un'aquila che artiglia la sua preda, emblema di forza animalesca ed acutezza intellettiva. Inoltre, la presenza Sveva si fa sentire anche nell'organizzazione all'interno di tale castello della Dieta, tenuta prima della partenza per la sesta Crociata.CASTEL DEL MONTE HomeCastelli e CattedraliCastello di Barletta Castello di Barletta CASTELLI E CATTEDRALIBARLETTA Castello Normanno Svevo di Barletta Di epoca normanna entra nel Giustizierato di Federico dal 1240. Oggi la struttura viene utilizzata per conferenze e mostre d'arte. Nel Castello c'è anche una biblioteca e la sede dell'azienda di promozione turistica 28 Silvia Bove A cura di SILVIA BOVE Prenota hotel a Barletta Hotel e bed & breakfast a Barletta: cerca tra i miglior alloggi Di epoca normanna è il Castello di Barletta, il cui nome compare per la prima volta in un documento risalente al 1202. E', invece, del 1240 il decreto imperiale che include la struttura barlettana tra i castelli del Giustizierato di Terra di Bari, per volere di Federico II, che vi apportò alcuni cambiamenti, come attestano le lunette di due finestre sulle quali è scolpito il simbolo federiciano per eccellenza, quello di un'aquila che artiglia la sua preda, emblema di forza animalesca ed acutezza intellettiva. Inoltre, la presenza Sveva si fa sentire anche nell'organizzazione all'interno di tale castello della Dieta, tenuta prima della partenza per la sesta Crociata. 8 FOTO Il Castello Svevo di Barletta 2 / 8Castello di Barletta A partire dal 1269 il controllo del castello passò nelle mani degli Angioini, che portarono avanti, per volontà dell'Imperatore Carlo I e grazie alle direttive dell'architetto Pierre d'Angicourt, la ristrutturazione del palazzo e della struttura di rappresentanza regia, oltre alla costruzione di una cappella e di mura difensive che circondarono l'intero edificio, rafforzandolo dal punto di vista militare. La stessa cinta muraria fu poi irrobustita sotto gli Aragonesi, a partire dal 1458, i quali, sotto il dominio di Carlo V, si occuparono anche dell'impostazione simmetrica del castello, che assunse quattro bastioni angolari a lancia e si dotò di aperture di fuoco disposte lungo le cortine. Fu sempre Carlo V a pretendere il rafforzamento della parte del castello più esposta ad attacchi nemici, quella rivolta alla città, in un progetto che fu affidato all'ingegnere militare Evangelista Menga. Inoltre, risale a questo periodo una lapide dislocata all'entrata del castello, raffigurante lo scudo dell'Imperatore Carlo V ed indicante la data 1537, erroneamente acquisita come data della fine dei lavori sull'edificio, che, invece, pretesero molto più tempo. A seguire si sono avuti rimaneggiamenti legati soprattutto alla protezione del castello, mentre solo recentemente si sono concluse le opere di restauro iniziate nel 1970, che hanno permesso di utilizzare il castello come sito

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Egitto: una nuova scoperta svela un inchiostro fantasma sui papiri egizi Hai un nuovo messaggio L’Egitto è ormai protagonista di numerose ricerche e analisi da parte di ricercatori e archeologi perché ancora oggi nasconde innumerevoli segreti; se fino a qualche settimana fa non si faceva altro che parlare della nuova scoperta sulla Piramide di Giza, oggi si discute sul ritrovamento di inchiostro fantasma su alcuni papiri egiziani. Il Papiro fu una grande fonte di reddito per gli egiziani dato che lo esportavano per il commercio su tutto il territorio; come ben sappiamo, l’antico popolo d’Egitto utilizzava questa pianta acquatica per ricavarne una superficie su cui scrivere. Papiri Egizi: svelata l’ultima sorprendente scoperta sull’Egitto Da anni ormai, ricercatori e archeologi studiano l’Egitto ma le ultime ricerche si concentrano in particolare sui papiri egizi; il Centro Helmholtz e l’Università di Berlino hanno deciso di pubblicare questo nuovo studio sul Journal of Cultural Heritage; i papiri egizi di cui parliamo sono quelli ritrovati sull’isola Elefantina agli inizi del Novecento dall’archeologo Otto Rubensohn e oggi sono conservati nel Museo Egizio di Berlino. Il gruppo di ricercatori ha evidenziato delle macchie bianche su alcuni papiri e i raggi X del sincrotrone tedesco Bessy II sono capaci di leggerli; secondo quanto dicono le ricerche, sembrerebbe proprio che tali macchie appartengano ad un inchiostro a base di piombo poi scolorito dalla luce e diventato invisibile. Questi raggi possono leggere queste scritture senza rovinarne i papiri strettamente arrotolati eccitandone gli atomi che a loro volta ne emettono altri come risposta; un po’ come una sorta di eco dotato d’impronta capace di riconoscerne il tipo di atomo. Leggi anche: Egitto e Piramide di Cheope: ecco le ultime novità e scoperte A seguito dei risultati, il fisico Heinz-Eberhard Mahnke afferma: “Sospettiamo che i caratteri siano stati originariamente scritti con minio rosso chiaro o forse galena nera come il carbone”; gli studiosi devono prestare maggiore attenzione perché questo genere di inchiostro se rimane per troppo tempo esposto alla luce rischia di cancellarsi. Hai un nuovo messaggio Prossimo articolo: Volantino Bennet sfida tutti con i prezzi più pazzi di sempre (foto) » ArcheologiegittoPapiri Egiziraggi xScoperte Post simili Piramide di Cheope: ecco tutte le novità inaspettate svelate in Egitto Egitto e Piramide di Cheope: ecco le ultime novità e scoperte Piramidi a Giza: svelato il mistero di quella di Cheope, le novità

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