Valentina Carbonaro

"Siamo tutti pessimi osservatori di noi stessi. Anzi, per essere più preciso: siamo tutti tra i peggiori osservatori di noi stessi. Uno dei motivi per cui conviene andare da un professionista è che nelle situazioni di disagio ti occorre un punto di osservazione estraneo e disinteressato su te stesso. La questione non è tanto che lo psicologo o lo psichiatra sappia incasellare il tuo problema in una specifica categoria di disturbo o addirittura di malattia (...). Qualcuno ascolta quello che diciamo e questo mette le cose in prospettiva, ci libera dalla sensazione di solitudine." Maresciallo Fenoglio da "la versione di Fenoglio" di Gianrico Carofiglio

Valentina Carbonaro

Anoressia Deriva dal greco “anorexia” e significa letteralmente “mancanza di appetito”. Si tratta di una definizione non del tutto appropriata, in quanto il nodo centrale dell’anoressia non è il fatto di non sentire la fame (che anzi spesso è molto presente e in genere viene negata dalla persona proprio perchè fortemente temuta) ma un desiderio patologico di essere magre. L’anoressia nervosa è caratterizzata da rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per età e statura, intensa paura di mettere su peso o diventare grassi; alterazione della propria immagine corporea, assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi; nel sottotipo bulimico sono presenti periodi di abbuffate seguite da strategie compensatorie (vomito o utilizzo di lassativi). La malattia alimentare è un tentativo disperato di difendersi dalla dipendenza dall'Altro. La scelta estrema del rifiuto del cibo, da intendersi come rifiuto estremo di ogni dipendenza, rivela, invece la massima dipendenza del soggetto dall'altro.

Valentina Carbonaro

Disturbi Alimentari Il cibo, alla stregua dei farmaci, delle droghe, del gioco d'azzardo è, nella patologia, la sostanza che si sostituisce alla relazione amorosa. Soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita di una persona; sembra che tutto ruoti attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali, andare in pizzeria o al ristorante con gli amici, ora diventano difficili, motivo di forte ansia. Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola e terminare un compito diventa difficilissimo perché sembra che ci sia posto solo per i pensieri su cosa si “debba” mangiare, sulla paura di ingrassare o di avere un’abbuffata. Spesso chi soffre di un disturbo alimentare ha una visione alterata della propria immagine corporea; la percezione che la persona ha del proprio aspetto, ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembra influenzare la sua vita più della propria immagine reale.

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