Mariana Dumitru due
2022-07-31 20:28:40
“Io non so perdonare. Né perdonare né dimenticare.È uno dei miei più grandi limiti forse, e il più lugubre. E meno che mai so perdonare quando una ferita mi è stata inferta da persone dalle quali mi aspettavo affetto, tenerezza, o sulle quali mi facevo illusioni positive.Ciò non significa, naturalmente, ch’io dichiari guerra o resti in guerra con coloro che mi hanno ferito. Significa che quelle persone le liquido. Le cancello dai miei pensieri, dalla mia vita. Se le incontro per strada le saluto, in alcuni casi ci scambio una parola, ma è come se mi rivolgessi ad un’ombra. Esse non esistono più.Non v’è uomo o donna colpevole verso di me che non sia finito nella Siberia dei miei sentimenti.”- Oriana Fallaci
Mariana Dumitru due
2022-07-31 20:23:21
Il concetto antico di bellezzaMi sento sempre più innamorata del concetto antico di bellezza. Una bellezza non superficiale o fine a se stessa, ma piena, completa.In diverse culture antiche il concetto di bellezza era infatti molto diverso da quello che noi intendiamo oggi. Non bastava che qualcosa fosse bella da vedere, doveva anche essere bella dentro. Per questo si usavano parole che avevano il senso di “bello e buono”.Per gli antichi greci questa bellezza si esprimeva con le parole kalòs e kagathòs – unione di kai e agathòs – che possono tradursi proprio con bello – kalòs – e buono – kagathòs. La bellezza delle forme doveva essere completata da una morale nobile, da un’anima buona, dunque da una predisposizione naturale – ma sempre allenata – a fare e dare ciò che è buono. Questo ideale non equivale a quello del buonismo moderno, ma è più vicino a ciò che si prova quando si osserva e si assaggia il pane appena sfornato, o si ascolta un canto melodioso. Bello e buono, nutriente, incantevole, che dona gioia e beneficio. Che oltre ad essere bello, fa del bene.La parola agathòs richiama infatti significati quali benefico, fonte di bene, fortunato, propizio, nobile, valoroso.Simile è la bellissima parola egizia nefer, ricordata in molti nomi di donne e regine egizie. Il significato di nefer, molto più complesso di quello della parola an, che indicava un concetto di bellezza più legato all’aspetto delle cose, e che significa “ornato, decorato”, “non indicava solo la bellezza estetica, ma anche la perfezione e l’equilibrio.” (1) Si può infatti tradurre esattamente con “bella e buona”, e il suo geroglifico appare come un piccolo liuto, strumento musicale che produce una musica dolce e amabile. Chi ascolta il suo suono non può che pensare a quanto piacevole sia ascoltarlo. A quanto sia bello e buono.Tornando ai greci, elargitrice di una bellezza simile era naturalmente la loro dea più bella, Afrodite nata dal mare, che “aveva come suo principale attributo quello di possedere e saper generosamente donare la xaris, parola greca che significa insieme dolcezza, bellezza, amabilità, armonia, piacevolezza, grazia (…)” derivata dal verbo xairo, “rallegrare, dare gioia.” (2)Una bellezza anche buona, dunque, perché portatrice di grande beneficio, una bellezza che “fa del bene” ovunque sia presente, quindi viva, piena in se stessa, radiante.***Questo è il tipo di bellezza che si incontra sempre più spesso quando si percorre la via della Grande Madre, perché aprendosi alle sue manifestazioni più pure e ai suoi mille aspetti di bellezza, non si può fare a meno di sentire quanto questi siano kalòs e kagathos, belli e buoni, e quanto la stessa bellezza sia presente anche nella parte più nascosta di noi stesse.Trovarla, contemplarla, accrescerla attraverso pensieri e azioni belle e buone, rende sempre più belle nel senso antico del termine. Rende nefer, piacevoli, amabili – ognuna nelle sue innate peculiarità – quanto il suono lontano di un liuto, che vibra le sue corde sotto il cielo stellato.***1. Citazioni da Massimiliana Pozzi Battaglia e Federica Scatena, “Regine, dee e donne nell’antico Egitto”, pag. 332. Citazioni da Leda Bearné, “Le Vergini arcaiche”, pagg. 85, 95.#laviadellagrandemadre#iltempiodellaninfa***Illustrazione di Kinuko Craft
Mariana Dumitru due
2022-07-31 20:21:18
Mahabharata, Krshna parla a Draupadi Il silenzio dei giusti è considerato un grande crimine quando non reagiscono alle ingiustizie.Nella storia dell'umanità, le donne hanno sempre sofferto di sfruttamento, ingiustizia ed umiliazione.Guardiamoci intorno, guardiamo la storia, vedremo tutto questo.La gelosia degli uomini, la lussuria, l'orgoglio, l'inimicizia.Da tutte queste emozioni negative soffrono le donne.Gli uomini stanno conducendo guerre portando la sofferenza prima di tutto alle donne degli stati sconfitti.Gli uomini perdono le loro proprietà, la morale, l'etica, bevendo e giocando d'azzardo. E le donne?Le donne sono condannate a morire di fame.Gli uomini orgogliosi limitano la libertà delle donne, e rovinano la loro felicità.Gli uomini perdenti lasciano le loro famiglie.Le donne?Le donne continuano a combattere, a sfamare i loro piccoli.Quanta sofferenza in questo mondo.È ovvio che le donne soffrano più degli uomini.In quale società viviamo?Una società in cui una metà usa sempre l'altra metà.Le donne sono sfruttate, ma danno alla luce la prossima generazione di persone.Guardiamo la natura, i semi da cui nascono nuove piante sono protetti da petali,questa è la parte più luminosa e fragrante del fiore.Il luogo da dove nasce il futuro dovrebbe essere circondato da bellezza, felicità, soddisfazione e rispetto.Ma costringendo le donne a soffrire, la società costringe le generazioni future a soffrire.Torture, sfruttamento, dolore, violenze ecc...Dopo aver sperimentato l'agonia una donna può dare alla luce un bambino felice e sano?Pertanto, ogni volta che la donna viene umiliata, sfruttata, violentata, sulla terra inizieranno a germogliare i semi delle guerre.