Poesia sociale
Il Giudizio
Non giudicarmi per il colore della pelle
il bianco, il nero, il rosso, il giallo
sono solamente sfumature.
Non giudicarmi per la mia Religione
Lo Spirito infinito ha molte lingue
non possiamo conoscerle tutte.
Non giudicarmi perché storpio o malato
non esistono colpe da pagare
non sono depravato.
Non giudicarmi per la mia cultura
l'intelligenza non ha nulla a che vedere
La saccenza è vuota senza l'esperienza.
Non giudicarmi per il mio danaro
l'invidia è una bestia crudele
svuota ed affoga senza darsi pena
Non giudicare per il mio orientamento sessuale
l'amore è dentro gli occhi, nel cuore
e non ho colpe se altrove non lo so trovare.
Giudicami perché sono un essere vivente
Comunico e respiro
Giudicami come membro della Terra
qualcuno ha voluto io vi giungessi
comunque Lo si chiami.
Giudicami per la mia anima
i miei occhi nei tuoi possono vederla
siamo specchi immersi nella luce e nel buio
Giudicami per quel che faccio
vivo in una maschera
l'ho posta per nascondere ogni debolezza
ma anche io voglio levarla
Giudicami perché so amare e desiderare e bramare
e anche Io ho bisogno
un fottuto bisogno di Amore.
Giudicami per come voglio giudicarti io
senza filtri
da Uomo ad Uomo
così ci ritroveremo simili a camminare
mano nella mano
sul mondo
Alfio Armando Licciardello
Poesia sex:
Lo zenit
Ansimano voluttuose le Ancelle
alla ricerca del supremo piacere.
L'eunuco guarda attorno
riscoprendo il godere.
Nell'Harem del sultano
giochi di ruolo
la favorita si presta
a tutto lo stuolo.
Ansima soffrendo
ha lei il potere
chiama a se l'eunuco
per farla gioire.
Bocca sulle labbra
turgide e rosse
Lei il volto al cielo
canta in segreto
mentre le altre ancelle
toccano il corpo
nel ballo il mendicante corre al galoppo.
Piano la favorita si muove sapiente
ogni cosa si muove a luci spente.
La guardia del re non deve sapere
che nella stanza buia
ognuno è a godere.
Le ancelle si staccano dal corpo di Lei
e l'una e l'altra giacciono
come plebei.
Continua intanto il pulsare
dell'uomo senza uomo
che vuole anche lui godere
e di finire non è domo.
Lei sorride
suadente
come gatta soffiante
aspettando il momento
in cui ogni cosa si accende
nello zenit dell'amplesso.
Il Re dorme...
Licciardello Alfio
Quadro Monica Cook
Ti invio questa poesia in merito alla giornata sulla violenza. Cari saluti, Licciardello Alfio
Mi Guarda e...sorride
Io rimango qui
Non sono più
Le mie ferite hanno strappato l'anima
io viva sono uccisa.
Ricordo l'incubo violento
ogni schiaffo
che dopo il primo non riuscivo a sentire
Ho dentro gli occhi il movimento
il vento che frustava il mio viso.
Il dolore che da fuori è penetrato
fino al nocciolo del mio essere profondo
il mio essere disciolto nel fango.
Silenzio e rumore
la luce il buio
ieri e dopo
Il suono fetido
che urlava di rabbia
fratturava le mie convinzioni
Suono di un vetro che si rompe
fragile non si ricompone.
La carne che brucia
veleno che corrode scorrendo
la pietra è scagliata nessuna mano la ferma.
Aspetto un dio che scagli la saetta
un eroe che mi salvi all'istante
mio padre, mia madre anche solo un amante
un bambino che pianga che il tempo si fermi.
Ma il tempo non si ferma
rallenta il bastardo
ed ascolto ogni suono
ogni violenza
percepisco il battito del suo cuore ferale
il respiro che ammorba
la fretta di arrivare solo per finire,
in ogni senso.
Il tempo si arresta
alla fine si ferma
il bastardo
il figlio di un cane
che quando vuole continua .
Adesso gioca
mi chiede quanto è stato bravo
la lama sotto il mento
il sorriso senza luce
mi dice
"E' finita
adesso non mi servi
adesso sei nulla
e per te il mio volto non esiste
oppure muori"
Ma adesso non mi frega niente
io sono stata uccisa
le mie stelle sul fango.
Allora racconto e urlo il dolore
c'è chi piange
qualcuno ride alla mia destra
"Te la tiravi troppo ora capisci"
ma non comprendo
Qualcuno continua uccidere il mio spirito
con i suoi sguardi
"Lei lo voleva
Lei era consenziente,
guardala di certo è una puttana
si veste strana
porta la gonna
si lei ha colpa lei è proprio una donna"
Voci una sull'altra
lame di sguardi
frecce veleno
cuori in cancrena
Allora muoio
come se si morisse mille volte
ed ogni volta capisco sempre più la morte
ed il tempo di nuovo il bastardo che gioisce
e gode a ritornare indietro
come un disco scassato
che si diverte a ripetere il suono
Ogni notte,il giorno,ogni secondo
riascolto rivedo e ancora muoio.
Alla fine lui è uscito dalla pensione dello stato.
E' ritornato lo vedo che cammina
vedo lui che muove le sue gambe
le braccia al loro posto
nessuna malattia nel corpo.
Mi guarda e ...sorride
Alfio Armando Licciardello