
Giuseppe Orlando
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IL CASTELLO DI CLETO IN CALABRIA (CS) L'antica Cleto era probabilmente un centro magnogreco entrato in conflitto con la potente Kroton. In epoca medioevale mutò la sua denominazione in Pietramala, dall'omonima famiglia normanna. Situata alle pendici del monte Sant'Angelo, si affaccia sul mare Tirreno. Nel 1270 venne concessa in feudo a Guglielmo de Foret. Successivamente appartenne ai Sersale, ai Marano, ai Siscar di Aiello, ai Cavalcanti, ai Cavallo e infine ai D'Aquino. L'edificazione del castello di Cleto viene attribuita storicamente ai Normanni che posero il maniero in cima al monte Sant'Angelo sotto il quale scorre il fiume Trobido, ed in posizione tale da poter controllare una buona porzione di territorio. Di notevole importanza strategico-militare, risultavano le due maestose torri cilindriche, di cui oggi rimangono solo i ruderi, destinate, l'una alla difesa dell'area verso il ponte levatoio e, l'altra destinata in parte a residenza del feudatario e in parte alla difesa della zona superiore. Una possente cinta muraria fu costruita per difenderlo ed un unico accesso, posto ad ovest fu reso ancora più impenetrabile per la presenza di un ponte levatoio. L'edificio si sviluppava su tre livelli principali. Al primo livello, appunto, l'accesso principale con il ponte levatoio, al secondo livello una corte che ospitava una delle due grandi torri circolari e una serie di ambienti riconducibili a diverse fasi edilizie. A questo livello si accedeva da un ingresso situato a lato della torre circolare, costituito da blocchi ben squadrati di grandi dimensioni con al centro un portale in pietra lavorata. Il terzo livello, infine, era situato nella zona più alta, una sorta di cassera all'interno del castello fortificato, nella quale si trovavano due ali parallele di ambienti disposti ai lati di un'area aperta di forma trapezoidale e, sullo spigolo sud-est, c'era la seconda torre circolare. All'esterno del complesso, sul lato ovest, si trova un'area interessante dove nonostante la forte pendenza dovevano localizzarsi altri ambienti addossati alle mura. Probabilmente in questa zona doveva trovarsi anche la chiesa di San Giovanni Battista di cui però non si hanno più tracce. Nella parte centrale del castello sorgono una serie di silos per la conservazione di grano e altre derrate. Intorno ad esse sono sistemate delle buche quadrangolari destinate ad ospitare oggetti vari. I silos risalgono ad un periodo antecedente al castello, forse quello bizantino. Le grotte e le cisterne sono presenti sotto tutto l'abitato di Cleto e, spesso, sono comunicanti tra esse. Una pergamena rinvenuta negli anni quaranta, murata in una delle due torri, ha permesso di ricostruire la vita che si svolgeva nel castello. Le attività di filatura e tessitura del lino si svolgevano sotto il diretto controllo della baronessa. Il feudatario aveva diritto di vita e di morte sui sudditi ritenuti colpevoli di delitti. I condannati venivano gettati nella cosidetta "lupa", una profonda caverna senza via di uscita, dove morivano per soffocamento o per fame. Da un atto notarile del 1789, si evince come il castello, a quella data, fosse già quasi distrutto. Le incursioni dei pirati turchi ed i numerosi e catastrofici fenomeni sismici, lo resero sempre più vulnerabile e inoffensivo.


Giuseppe Orlando
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(Video realizzato esclusivamente con l'ausilio del mio drone.) Abbazia Santa Maria del Patire - Su una propaggine della Sila Greca dominata da creste boscose sorge la chiesa di S. Maria del Patire o Pathirion, resto di un imponente complesso monastico basiliano,sorto all’inizio del XII secolo in un luogo dove già esistevano numerose laure eremitiche. Importante centro di spiritualità e cultura che ha lasciato un ingente patrimonio di codici, incunaboli e manoscritti, decadde a partire dal XV secolo e fu definitivamente soppresso nel 1808. Del monastero rimangono solo pochi ruderi riferibili a opere eseguite dopo la riforma basiliana del 1580 o a restauri del XVII secolo. Ben conservata è invece la chiesa, di chiara influenza normanna, con pianta rettangolare a tre absidi semicilindriche, decorate all’esterno da arcate in pietra e cotto ed elementi in arenaria. La facciata presenta un portale quattrocentesco con arco ogivale. L’interno è a tre navate diviso da robusti pilastri cilindrici che reggono archi a sesto acuto; bellissimo è il pavimento in opus sectile, con mosaici del XII secolo di gusto arabo che raffigurano animali reali e mitologici.

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