Giuseppe Orlando

Founder Junior

Direzione Est

2020-02-13 21:12:11

Dagli albori del cristianesimo era diffusa la tradizione di orientare i luoghi di culto, verso la direzione est secondo il criterio denominato “Versus Solem Orientem” Gesù Cristo aveva come simbolo il Sole e la direzione est era simbolizzata dalla croce, rappresentazione del simbolo della vittoria……

Giuseppe Orlando

Founder Junior

IL CASTELLO DI ROSETO CAPO SPULICO (CS) OSPITO' LA SACRA SINDONE. VIDEO EFFETTUATO CON L'AUSILIO SOLO DI DRONE Il castello sarebbe stato fondato nel X secolo come si legge negli scritti di San Vitale da Castronuovo, in cui risulta che nella stessa posizione era stato realizzato un antico monastero. Secondo quanto si narra, infatti, il Castello di Roseto Capo Spulico, venne costruito sui ruderi di un antico monastero a sua volta eretto sulle rovine di un antico tempio pagano, noto come il Tempio di Venere in Calabria. Un secolo più tardi, i Normanni eseguivano la costruzione del Castrum Petrae Roseti. Il Castello segnava il confine tra il territorio di Roberto il Guiscardo e il fratello Ruggero I. A partire dal XIII secolo, il castello venne utilizzato come fortezza militare. Nel 1230, per volere di Federico II, il castello di Capo Spulico venne annoverato nel Piano dei Castelli. Il castello comprendeva una cinta muraria, stalle, prigioni, un sistema idraulico per la raccolta delle acque e le camere del feudatario. Il cortile si chiude in un arco alle cui sommità sono riportati gli stemmi tipici del Tempio dell’Ordine Cistercense, cui appartiene il castello, ovvero una rosa e un giglio. Quella che vede il Castello Federiciano di Capo Spulico come luogo in cui venne custodita la Sacra Sindone non è una leggenda. Ci sono, infatti, diversi elementi e fonti di studi, tra cui alcuni scritti rinvenuti negli archivi zaristi, secondo cui nel castello, proprio Federico II custodì, per alcuni anni, il telo della Sacra Sindone.Sul breve tratto di spiaggia che tra rocce e scogli separa il castello dall’acqua. Sarà difficile non notare il particolare scoglio a incudine, considerato ormai un vero monumento naturale. Si tratta di un piccolo faraglione che spunta quasi come un fungo dall’acqua. È proprio per questa sua forma particolare che gli sono stati attribuiti diversi nomi, come pietra dell’incudine, fungo di Roseto, per la sua forma particolare che ricorda un incudine o, secondo la fantasia altrui, a un fungo.

Giuseppe Orlando

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Il castello o torre dell’Arso costituisce una delle emergenze architettoniche di maggior rilievo presenti su tutto il territorio dell’Alto Jonio cosentino. Il nome, che accomuna l’immobile e la circostante tenuta coltivata ad ulivi, deriva dal vicino torrente Arso. La storia di questo posto rimanda ad antiche e nobili famiglie giunte in Calabria da molto lontano per i loro traffici d’armi o di merci. L’edificio di proprietà privata,si caratterizza per le sue quattro splendide facciate a vela in pietra che si presentano concave, tali che il peso dell’edificio viene scaricato interamente sugli angoli, costituenti veri e propri contrafforti triangolari. Il primo nucleo risale alla seconda metà dell’anno Mille ed era una torre di vedetta normanna fatta innalzare da Roberto il Guiscardo dopo la resa di Cariati. I finestroni a balconcino sulla facciata rivolta verso il mare, sono invece di stile ottocentesco, realizzati in epoca napoleonica. Il Castello collega il suo nome alla famiglia Toscano, giunta a Rossano da Pisa nel 1420. Il primo membro di questo casato a porsi in relazione con la tenuta fu Mario, nipote di Francesco Mandatoriccio, a sua volta figlio di Teodoro e fratello di Vittoria. La donna, nel 1666 sposò Giuseppe Ruggero Sambiase, appartenente al casato che aveva signoria sul vicino feudo di Campana, e gli portò in dote 4000 ducati. Alla morte del fratello Francesco, deceduto senza figli il 17 gennaio 1676, Vittoria ereditò tutti i feudi di famiglia. In verità Francesco, con testamento rogato dal notaio Vitantonio Criteni di Rossano, aveva lasciato "herede universale et particulare sopra tutti i miei beni mobili, stabili, burgensatici, e feudali e semoventi" il nipote Mario Toscano "con patto espresso e condizione, che debbia mettervi il mio cognome e casa Mandatoriccio, e lasciare il suo cognome Toscano". Vittoria, a cui il fratello aveva lasciato 6000 ducati, dal momento che Mario Toscano non aveva ottemperato alla clausola del cambiamento del cognome, impugnò il testamento. Il S. Real Consiglio, intervenuto per dirimere la controversia, riconobbe a Vittoria Mandatoriccio l'eredità dei feudi come sorella e parente diretta e a Mario assegnò una somma di 16000 ducati che la zia avrebbe dovuto versargli. Non potendo però pagare l'ingente somma, Vittoria con una transazione ottenne di pagare a rate quanto dovuto, debito che, comunque, restò sempre insoluto. Solo ai primi dell'Ottocento (1813), la famiglia Toscano chiese ed ottenne finalmente come corrispettivo a saldo dell’antico debito la tenuta dell'Arso. la Torre dell’Arso per la sua forma bastionata stellare, si propone quale esempio singolare, derivante dalla divulgazione dei trattati classici sulle fortificazioni, con una configurazione a baluardi che facilita il “tiro incrociato”. Costruita su tre livelli in pietra locale e fango, la torre ha una conformazione che la rende unica in Italia.

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