Daniele Ventola

Founder Starter

Momento di viaggio: "Piccole cose infinitamente grandi"

2018-10-12 09:24:41

Dopo aver conosciuto giovani caparbi e speranzosi e dopo essermi svegliato su una panchina al paese di San Giorgio di Livenza, avevo iniziato il cammino verso Portogruaro. Il vento non soffiava dalla mia parte infatti, come qualcuno mi aveva avvisato, le macchine in Veneto corrono. E corrono in quella maniera odiosa ai viandanti perché lo fanno con il cellulare in mano! No, non si poteva fare. Così ho parlato con i contadini. Taaaanti contadini che mi avevano indirizzato per tutte vie secondarie non segnalate da google.maps in mezzo al verde delle bellezze venete. Anche se così facendo ho allungato di diversi chilometri, il tragitto era stata una meraviglia e poi, di colpo, la magia: incontri con persone che mi hanno fermato per chiedermi dove stessi andando. Alla faccia della guerra dei popoli tra terroni e polentoni ho trovato una vicinanza esistenziale che rafforza l’animo e porta pace e compagnia. Ad esempio Vera, con il padre e il figlio Riccardo, i quali mi hanno fermato dopo che li ho salutati e ci siamo messi un po’ a parlare. Dopo che ho ripreso a camminare dimenticando sul balcone della loro casa una serie di ami da pesca che avevo trovato e che mi potranno essere utili, lei mi ha rincorso per mezzo chilometro chiamandomi per darmeli, ma purtroppo non la sentivo e l'ho fatta correre tanto. Piccole cose infinitamente grandi. Ed è stato così che finalmente ero giunto a Concordia dove, all’improvviso, mi sento chiamare dietro. Era Giordano , un compaesano campano trasferitosi a Portogruaro 15 anni fa e che è da poco tornato dal cammino di Santiago. Anche se stava tornando a casa in bicicletta dopo un’intera giornata di lavoro aveva deciso di fermarsi, camminare con me e chiaccherare come se fossimo compagni di viaggio da sempre.Quando arriviamo a Portogruaro sentiamo da dietro una vocina bassa che ci ferma e dice:《pellegrini, dove andate?》Stavolta era Donatella, una signora di 74 anni che ci chiama. La pelle incartapecorita screpolata, graffiata, quasi ustionata; gli occhi azzurri come il cielo riflesso nel ghiaccio; ma un’aura che la colora di un carisma particolare. Ci dice che il suo tempo sta finendo ha una malattia autoimmune e che nessun medico sa dirle di cosa si tratta, per cui è incurabile. Quando ha scoperto di essere malata aveva 68 anni e stava per partire per il Cammino di Santiago. Ma voleva partire e allora chiese al medico cosa fare:《Vada signora, le dico come si deve vestire e poi torni, mi racconti e come è andata》.Quando iniziò il cammino nella prima tappa successe qualcosa che la ha segnata per il resto della sua vita. Camminava nel bosco, lo zaino le pesava e aveva perso il senso dell’orientamento《Ma dentro di me aveva preso spazio una voce che mi ripeteva “cammina, cammina! Ti sei persa, cammina! Ti fa male lo zaino, cammina! Hai paura, cammina”. E poi sono uscita dal bosco ho visto le ginestre e mi sono detta “Ahh ecco, il cammino può essere già finito. Ho capito!”》Arrivò comunque fino a Santiago e, quando tornó dal dottore lui le disse: 《è inutile He parli signora e suoi occhi già dicono tutto》. Nel paese è antipatica a molti, perché fa da specchio a chi ha davanti per cui i più non vogliono guardarsi dentro. Passa il tempo ascoltando musica e adopeando l’unico modo con il quale può alleviare la sofferenza della malattia-senza-nome: camminare. E quindi lei cammina, a 74 anni almeno 14 chilometri ogni giorno fino a quando non la vedremo in una stella o forse una nuvola... Io e Giordano eravamo rimasti stupiti da questo incontro e quasi in silenzio avevamo ripreso a camminare fin da Vittorio della Ediciclo Editore.

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Daniele Ventola

Founder Starter

Quel che con Vento della Seta è vorremmo testimoniare è un modo alternativo di usare il medium digitale.

2018-09-24 22:11:42

Vento della Seta - un Cammino di Umanità, si basa su una triplice sfida: fisica, spirituale e antropologica. Sono due i motivi che hanno ispirato la nascita di queste sfide: 1) Osservando, leggendo, parlando emerge la percezione di vivere in un’epoca di grandi contraddizioni: un benessere tecnologico lontano dal benessere esistenziale, che va di pari passo ad una superficialità culturale sempre più crescente, mentre parole che diventano virali come “condivisione” e “connessione” mancano sempre più di un interagire con il prossimo autentico e reale per cui sta divenendo sempre più difficile. 2) Se le nuove rotte commerciali della Belt & Road Initiative sono rivolte al futuro geopolitico ed economico del mondo, lo scopo di Vento della Seta è arrivare a piedi alla meta per integrare l’economico con il culturale, l’ecologico… ma soprattutto con l’umano. È per queste motivazioni che il viaggio si concluerà a Zhoukoudian che è un sito paleoantropologico a 48 km sud-ovest di Pechino dove sono stati ritrovati i resti di un ominide risalenti a 750.000 anni fa. Partendo a piedi dal sud-Italia, Vento della Seta testimonierà un uso alternativo delle nuove tecnologie di comunicazione e di informazione infatti, documentando con materiale audio-visivo amatoriale le storie, le tradizioni folkloristiche, le abitudini, i “riti sociali”, le usanze, le culture che cambiano lentamente dall’Occidente all’Oriente Vento della Seta renderò fruibile i materiali raccolti durante il viaggio, che saranno disponibili sulle pagine di Facebook, Instagram, YouTube, Cam.Tv e il sito web (www.ventodellaseta.org). Particolare interesse per la documentazione visiva sarà quello che riguarda la storia dell’uomo. Partendo da Napoli è stato possibile incontrare numerosi siti di interesse archeologico preistorico per ripercorrere i passi della storia dell’uomo. Auspichiamo che, assieme alla ricapitolazione della nostra storia, il futuro e l'innovazione tecnologica si sviluppino nel rispetto della storia che ci precede e che ci ha reso umani. In questo modo Vento della seta diviene dunque una “con-testa-azione” pratica e filosofica nei confronti di quella parte della società contemporanea che ha forse messo al centro dell’esistenza una logica competitiva, di perfomance, di consumo e che rischia di ridurre l’individuo solo ad una risorsa economica reiterandolo ad un homo, homini lupus in giacca e cravatta. La vera sfida di questo progetto è quella antropologica, la quale intende riportare l’uomo al centro dell’esistenza e porre la tecnologia come sua estensione, testimoniando attraverso l’esperienza del viaggio che nel mondo non sono del tutto veri i valori dominanti che ci vengono proposti di continuo da chi tiene le redini dell’informazione, ma è altrettanto vera e possibile, una diversa forma di umanità, di mutua assistenza. Una volta concluso il viaggio, parte di questo materiale entrerà nella realizzazione di un libro e di un documentario di viaggio reso possibile grazie al sostegno di tutti quanti poiché una cosa che si scopre viaggiando è che alla fin fine difficilmente il viaggiatore se ne va a spasso solo per stesso. Dacché storia è preistoria, il viaggiatore, in quanto ponte di comunicazione tra i popoli e uomini ha l’immensa responsabilità di accorciare quelle che sembrano delle sconfinate distanze e attraverso i suoi cammini aprire le porte dei confini. Che non necessariamente intendiamo quelli spaziali.

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