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A volte non ci si rende nemmeno conto di ricorrere a mezzi drastici ed esagerati pur di sbarazzarsi della paura. Questo fenomeno, tanto comune quanto controproducente, è ben illustrato dalla seguente barzelletta. Un ubriaco si mette ginocchioni sotto un lampione a cercare le chiavi di casa. Passa di lì un poliziotto che gli chiede cosa stia facendo e l’ubriaco risponde con voce malferma che sta cercando le chiavi. L’agente, insospettito, si informa su dove gli siano cadute, al che l’ubriaco indica un punto al termine del marciapiede. Il poliziotto si gratta la testa e dice: «Ma se le sono cadute lì, perché le cerca qui?» E l’ubriaco: «Perché qui c’è più luce».

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Come i piccoli passi diventano balzi giganteschi Il cervello è programmato per resistere ai cambiamenti, ma compiendo piccoli passi si può concretamente riprogrammare il sistema nervoso in modo tale da: «superare» un blocco creativo; aggirare la reazione di attacco o di fuga; creare nuove connessioni neuronali che consentano al cervello di abbracciare con entusiasmo il processo di cambiamento e di procedere rapidamente verso l’obiettivo.

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Il metodo Kaizen aiuta a sconfiggere il timore del cambiamento in un altro modo. Quando si ha paura, il cervello, per come è programmato, ci induce ad attaccare o a fuggire, che non sono sempre le soluzioni più pratiche. Se avete sempre sognato di scrivere canzoni, per esempio, non raggiungerete il vostro obiettivo abbandonando il pianoforte in preda alla paura di un blocco creativo e passando la serata a guardare la televisione. Le azioni limitate (per esempio, scrivere anche solo tre note) soddisfano l’esigenza del cervello di fare qualcosa e ne placano l’ansia. Man mano che il senso di allarme si affievolisce, la corteccia cerebrale si riattiva, insieme alla creatività.

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