Facciamo un esempio: camera da letto di 19 mq ed interasse di posa (di progetto) pari a 10 cm, per un funzionamento in riscaldamento e raffrescamento. E’ abbastanza facile determinare la lunghezza del tubo necessario a coprire il pavimento della camera da letto, attraverso una semplice tabella:
10 (tubo per ogni mq) x 19 (superficie camera da letto in mq) = 190 m
In base alla nostra esperienza, sapendo che un circuito non può superare i 90-100 m (perché altrimenti, come ci viene sempre detto dai produttori di sistemi radianti, le perdite di carico sarebbero troppo elevate e potremmo avere problemi di circolazione dell’acqua insufficiente), saremmo portati a decidere per 2 circuiti di 95 m ciascuno (più i metri necessari per coprire la distanza tra la camera da letto e il collettore).
Ma questa decisione è valida per qualunque diametro della tubazione? Se invece del tubo 17x2 mm dovessimo utilizzare un tubo 16x2 mm oppure un tubo 14x1,5 mm, la scelta di adottare 2 circuiti sarebbe ancora valida? E se volessimo realizzare un sistema radiante ribassato che prevede l’utilizzo di un tubo 12x2? In quest’ultimo caso quale dev’essere la lunghezza massima del singolo circuito? Ci possiamo fidare ancora della nostra esperienza? E poi… le ipotesi che facciamo sono valide sia in riscaldamento che in raffrescamento?
Per dare una risposta il più precisa possibile alle 2 domande precedenti, dobbiamo procedere con ordine.
1) Innanzitutto vediamo quali sono le tipologie di tubo che possiamo trovare sul mercato per la realizzazione di un sistema radiante di tipo abitativo. Quella che segue è una tabella riepilogativa delle principali tubazioni in polietilene (reticolato o multistrato) ad oggi commercializzate:
2) In secondo luogo dobbiamo cercare di capire che cosa sono le perdite di carico in un impianto radiante.
L’argomento oggetto di questo articolo sono le perdite di carico distribuite, cioè la resistenza incontrata dall’acqua nella sua circolazione all’interno di un circuito radiante a pavimento (che si presume privo di raccordi e di curve secche). Il nostro obbiettivo è quello di calcolare queste perdite di carico per ogni tubazione adottabile. Una volta calcolate le perdite, che sono espresse per metro lineare di tubazione, e una volta stabilito qual è il limite massimo di perdite di carico che possiamo accettare al collettore (cioè al punto di partenza del nostro circuito a pavimento), saremo in grado di stabilire qual è la lunghezza massima del singolo circuito per ogni diametro di tubo esistente in commercio.
3) Qual è il limite massimo di perdite di carico che possiamo accettare al collettore?
La risposta a questa domanda non sempre mette d’accordo tutti i progettisti o tutti gli installatori di impianti radianti. Diciamo che il range di valori che maggiormente viene riportato nella manualistica termotecnica è il seguente:
1200 – 1500 mm c.a (millimetri di colonna acqua) per il circuito più sfavorito
4) Quali sono i fattori che determinano le perdite di carico distribuite?
Le perdite di carico, espresse in mm c.a. per metro di tubazione, possono essere calcolate con la seguente formula:
5) Come variano la viscosità cinematica e la massa volumica dell’acqua?
Nella seguente tabella sono riportati i valori di questi due fattori al variare della temperatura dell’acqua:
Temperatura acqua: 30° – 50° (riscaldamento)
Temperatura acqua: 5° – 15° (raffrescamento)
6) Qual è la portata minima e massima e, di conseguenza, la velocità minima e la velocità massima dell’acqua in un impianto radiante?
Torniamo all’immagine precedente e agli effetti della velocità dell’acqua sulla portata e sulle perdite di carico.
Esistono dei limiti specifici per la velocità di circolazione dell’acqua:
Abbiamo quindi stabilito il limite massimo per la velocità dell’acqua:
Vmax = 0,7 m/sec
Per stabilire il limite di velocità minima, dobbiamo fare in modo che, qualunque sia il diametro interno della tubazione, il moto avvenga in regime “non laminare” (numero di Reynolds > 2000) e che la velocità non scenda sotto il limite di trascinamento di eventuali bollicine d’aria (V = 0,2 m/sec).
Questa verifica va fatta per i 2 range di temperatura che abbiamo stabilito: in riscaldamento (30° – 50°) e in raffrescamento (5° – 15°).
In questa maniera riusciamo ad ottenere i seguenti valori di velocità minima e massima per i vari diametri di tubo commercializzati e per i due tipi di utilizzo (riscaldamento e raffrescamento), a cui corrispondono i valori di portata minima e portata massima:
Vmin = 0,27-0,20 m/sec (riscaldamento, in base al diametro del tubo dal più piccolo al più grande)
Vmin = 0,51-0,23 m/sec (raffrescamento, in base al diametro del tubo dal più piccolo al più grande)
Come si può notare, le velocità minime sono leggermente più alte in raffrescamento. Ce lo dovevamo aspettare… visto che l’acqua fredda è più densa e più viscosa, e quindi necessita di una velocità leggermente superiore per passare dal moto laminare a quello turbolento!
7) A questo punto conosciamo tutti i parametri (viscosità cinematica, massa volumica e portata d’acqua alle varie temperature utili per il funzionamento di un impianto radiante in riscaldamento e in raffrescamento) da utilizzare nella famosa formula (che ci sembrava così complessa) e possiamo finalmente calcolare le perdite di carico distribuite:
8) Adesso che conosciamo le perdite di carico delle varie tubazioni alle varie temperature, possiamo finalmente rispondere alla domanda iniziale: qual è la lunghezza massima dei circuiti da adottare in riscaldamento e in raffrescamento?
Le tabelle seguenti tengono conto del range di perdite di carico (1200-1500 mm c.a.) che riteniamo accettabili al collettore:
Quella che segue è una tabella riepilogativa che può essere utilizzata in fase di progettazione di un impianto radiante. Ci permette di stabilire immediatamente quanti circuiti dedicare a ciascun ambiente da climatizzare, sulla base del diametro del tubo utilizzato e dell’utilizzo dell’impianto: riscaldamento o raffrescamento:
La lunghezza massima dei singoli circuiti è determinata con l’obbiettivo di rispettare 2 parametri:
A) Le perdite di carico massime che possiamo accettare al collettore: 1500 o 1200 mm c.a.
B) La velocità minima e la velocità massima dell’acqua con cui vogliamo far funzionare il nostro impianto:
Per quanto riguarda la velocità dell’acqua, un impianto può funzionare anche ad una velocità inferiore a 0,20 m/sec. Ma siamo sicuri che il flusso riuscirà a trascinare eventuali bolle d’aria verso le valvole di sfogo? E quale potrà essere la resa dell’impianto, considerato che il regime sarà di tipo laminare e non turbolento?
Analogamente un impianto può funzionare anche a velocità superiori a 0,7 m/sec. Ma siamo sicuri che l’utente finale sarà disposto ad accettare un impianto con eventuali rumorosità al collettore?
Per quanto riguarda le perdite di carico accettabili al collettore, se pensiamo che il range 1200-1500 mm c.a. sia “modesto” rispetto alle prestazioni dei moderni circolatori, ricordiamoci che:
Torniamo al nostro esempio iniziale: camera da letto di 19 mq ed interasse di posa (di progetto) pari a 10 cm, per un funzionamento in riscaldamento e raffrescamento.
10 (tubo per ogni mq) x 19 (superficie camera da letto in mq) = 190 m
Se volessimo realizzare il nostro impianto a pavimento con il tubo 16x2, con l’utilizzo della tabella possiamo determinare la lunghezza di ogni singolo circuito: 68-73 mt con 1500 mm c.a. di perdite di carico al collettore.
Pertanto risulta abbastanza evidente che l’ipotesi iniziale di ricorrere a 2 circuiti era sbagliata! Sono necessari 3 circuiti per realizzare l’impianto a pavimento della nostra camera da letto.
Non fidiamoci degli opuscoli e delle brochure commerciali, che arrivano a promettere anche i miracoli. Cerchiamo di progettare e realizzare il nostro impianto radiante nella migliore maniera possibile, a garanzia di un funzionamento ottimale ed una durata massima nel tempo!
N.B. Fonte di alcune delle immagini utilizzate: web