Fernando Antonangeli

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Di seguito 15 domande e risposte, pubblicate oggi sul sito del Ministero Dell’Ambiente, per dare ulteriori informazioni sul buono bici 2020, previsto nel Dl rilancio. IN COSA CONSISTE? Il buono mobilità è un contributo pari al 60 per cento della spesa sostenuta e, comunque, in misura non superiore a euro 500 per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, nonché veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica (ad es. monopattini, hoverboard e segway) ovvero per l’utilizzo di servizi di mobilità condivisa a uso individuale esclusi quelli mediante autovetture. CHI VIENE RIMBORSATO? Ci saranno due fasi: in una sarà il cittadino ad essere rimborsato del 60% della spesa; nella seconda il cittadino paga al negoziante aderente direttamente il 40% e sarà il negoziante aderente a ricevere il rimborso del 60%. COME FUNZIONA? Il buono mobilità può essere fruito utilizzando una specifica applicazione web che è in via di predisposizione e sarà accessibile, anche dal sito istituzionale del Ministero dell’ambiente, entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale attuativo del Programma buono mobilità. Per accedere all’applicazione è necessario disporre delle credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Fase 1 (dal 4 maggio 2020 fino al giorno di inizio operatività dell’applicazione web): è previsto il rimborso al beneficiario; per ottenere il contributo è necessario conservare il documento giustificativo di spesa (fattura e non scontrino) e allegarlo all’istanza da presentare mediante l’applicazione web. Fase 2 (dal giorno di inizio operatività dell’applicazione web): è previsto lo sconto diretto da parte del fornitore del bene/servizio richiesto, sulla base di un buono di spesa digitale che i beneficiari potranno generare sull’applicazione web. In pratica gli interessati dovranno indicare sull’applicazione web il mezzo o il servizio che intendono acquistare e la piattaforma genererà il buono spesa digitale da consegnare ai fornitori autorizzati per ritirare il bene o godere del servizio individuato. POSSONO USUFRUIRNE SOLO I CITTADINI IN COMUNI SOPRA I 50.000 ABITANTI? No! Possono usufruire del buono mobilità per l’anno 2020 i maggiorenni che hanno la residenza (e non il domicilio) nei capoluoghi di Regione (anche sotto i 50.000 abitanti), nei capoluoghi di Provincia (anche sotto i 50.000 abitanti), nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti e nei comuni delle Città metropolitane (anche al di sotto dei 50.000 abitanti). COSA SI INTENDE PER COMUNI DELLE CITTÀ METROPOLITANE? Le Città metropolitane sono 14: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma Capitale, Torino, Venezia. L’elenco dei Comuni appartenenti alle suddette Città metropolitane è consultabile sui relativi siti istituzionali. Per la popolazione dei Comuni si fa riferimento alla banca dati Istat relativa al 1 gennaio 2019. COSA POSSO ACQUISTARE? Per l’anno 2020 il buono mobilità può essere richiesto per una sola volta e per un unico acquisto di: biciclette nuove o usate, sia tradizionali che a pedalata assistita; handbike nuove o usate; veicoli nuovi o usati per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, di cui all’articolo 33- bis del DL 162/2019, convertito con modificazioni dalla legge 8/2020 (es. monopattini, hoverboard, segway); servizi di mobilità condivisa a uso individuale esclusi quelli mediante autovetture. POSSO ACQUISTARE ACCESSORI? Non è ammissibile l’acquisto di accessori (caschi, batterie, catene, lucchetti, ecc.). POSSO ACQUISTARE BICI O VEICOLI USATI? Sì, possono essere acquistati veicoli usati per la mobilità personale e bici usate. POSSO ACQUISTARE LA BICI IN QUALSIASI NEGOZIO? Per la fase 1 puoi acquistare la bici o il veicolo per la mobilità personale in qualsiasi negozio. Basta che veng

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“Bisogna creare qualche fonte di sussistenza perché nessuno si trovi nella crudele necessità di rubare prima e poi morire“. (Thomas More – Utopia, 1516) di Beppe Grillo – L’Organizzazione internazionale del lavoro stima che la disoccupazione globale potrebbe colpire 25 milioni di persone (la crisi del 2008 ha comportato un aumento di 22 milioni di disoccupati). Si prevede una caduta libera delle entrate, un aumento esponenziale della disoccupazione e una riduzione del numero di ore lavorative. Milioni di persone cadranno sotto la soglia della povertà. Milioni di italiani non avranno nei prossimi mesi un’entrata garantita. Se nel 2007 avevamo affrontato una crisi finanziaria, che si era propagata all’economia reale, qui siamo di fronte a qualcosa di molto più radicale, una crisi che investe tutti i settori. Le restrizioni agli spostamenti, al commercio e alla vita di tutti i giorni avranno gravi ripercussioni sui mercati delle imprese e sul benessere delle persone. Ci sono interi settori che subiranno le conseguenze di questa crisi fino alla fine dell’anno, forse alcune filiere non si riprenderanno mai o non torneranno più come prima. Potrebbe esserci un rapidissimo cambio del mercato del lavoro. Abbiamo sempre detto che circa il 50% dei posti di lavoro negli anni sarebbero scomparsi per l’automazione e i cambiamenti tecnologici. Quei cambiamenti adesso sono avvenuti non in anni, ma in un solo mese. Con un colpo di tosse. Le curve di contagio purtroppo crescono parallelamente alle curve dell’instabilità economica e all’incertezza sul futuro. La via d’uscita da questa crisi non può essere come quella del 2008, quando si è preferito salvare le banche a discapito del popolo. E’ arrivato il momento di mettere l’uomo al centro e non più il mercato del lavoro. Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, creativo, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti i cittadini lo stesso livello di partenza: un reddito di base universale, per diritto di nascita, destinato a tutti, dai più poveri ai più ricchi, che vada oltre questa emergenza. La teoria economica dovrebbe sviluppare metodi per soddisfare i bisogni umani fondamentali di ognuno di noi. Quando questi bisogni vengono minacciati allora è il momento di ridefinire tutta la nostra esistenza con un reset totale. Gestire questa crisi non richiede solo affrontare l’emergenza sanitaria, ma anche proteggere economicamente tutta la popolazione. Un reddito di base universale, incondizionato, è la sola panacea al collasso del sistema, all’instabilità che sta uccidendo psicologicamente ed economicamente milioni di famiglie. Sono sicuro che la maggior parte degli economisti, in altri momenti scettici, concorderà sul fatto che l’economia ha bisogno di iniezioni di denaro proprio ora. Quando le economie scivolano in recessione, c’è un “effetto moltiplicatore”: le persone perdono il lavoro, spendono meno, l’economia si restringe, il reddito diminuisce e il denaro letteralmente scompare dalla circolazione. Il reddito universale rilancerebbe l’economia, attenuerebbe l’incidenza della povertà nella popolazione e le sue terribili conseguenze, e farà sì che coloro che dovranno rientrare nel mercato del lavoro potranno farlo in condizioni migliori. E c’è già chi nel mondo si sta attivando, dagli Stati Uniti, con la paladina del Green New Deal Alexandria Ocasio-Cortez che chiede esplicitamente al Governo Usa un Universal Basic Income; al Regno Unito, dove viene rilanciata la proposta del reddito di base, così come altri stati annunciano misure di soccorso (India, Nuova Zelanda, Hong Kong, Sud Corea…). Le fonti principali di finanziamento potrebbero essere varie. Si può andare dalla tassazione delle grandi fortune, dei grandi colossi digitali e tecnologici (Mark Zuckerberg, Bill Gates e Elon Musk sono sempre stati a favore del reddito universale), magari quelle a più alto

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In questo ultimo periodo molte dinamiche si sono accelerate. Come sta accelerando la perdita di posti di lavoro in un settore che stava già automatizzando il lavoro a un ritmo molto rapido. Molti call center non pensavano di potersi permettere sistemi di intelligenza artificiale avanzata. Poi di colpo è arrivata la pandemia, nessuno (o quasi) poteva andare a lavoro, e così i team più fortunati sono stati dimezzati. Ma nel frattempo, le chiamate in entrata stavano aumentando. Le persone cercavano assistenza medica, aiuti negli acquisti, informazioni correlate al covid e molto altro. Ed è qui che qualcosa è successo: l’utilizzo massiccio di chatbot, ovvero software progettati per simulare una conversazione con un essere umano. Così molte grandi aziende hanno cominciato ad offrire i loro servizi chatbot con incentivi incredibili. IBM offriva il suo Watson Assistant for Citizens con una prova gratuita di 90 giorni. Il chatbot era utilissimo nel rispondere alle domande più comuni dei cittadini, come identificare i sintomi o come fare il test. Il software si auto aggiornava a seconda delle domande che le persone facevano. Ma anche i negozi di alimentari e i servizi finanziari si sono ingegnati per utilizzare sistemi simili per gestire un nuovo afflusso di chiamate. L’alternativa sarebbe stata quella di chiudere. IBM ha registrato un aumento del 40% del traffico verso Watson Assistant da febbraio ad aprile di quest’anno. Ad aprile, Google ha lanciato Rapid Response Virtual Agent, una versione speciale del suo Contact Center IA, e ha abbassato il prezzo del suo servizio di risposta alle domanda dei clienti. Stiamo assistendo ad un’accelerazione dell’innovazione incredibile. Questa situazione ha fatto in modo che dalle aziende, alle organizzazioni statali, a persino i piccoli esercizi, tutti hanno provato nuovi strumenti. Negli ultimi anni, i progressi nell’elaborazione del linguaggio naturale sono anche notevolmente migliorati sui grossi sistemi di chiamata automatica del passato. La nuova generazione di chatbot e di agenti vocali sono più facili da costruire, più veloci da distribuire e più efficienti. Una volta adottati questi sistemi probabilmente rimarranno, dimostrando il loro valore attraverso la loro facilità d’uso e convenienza. Le piattaforme IBM e Google funzionano in modo simile. Si comportano in modo molto simile a Alexa o Siri ma sono adattati alle diverse applicazioni. Quando gli utenti inviano messaggi o chiamano, sono liberi di rispondere e fare domande. Il sistema utilizza quindi l’elaborazione in linguaggio naturale per analizzare il loro “intento” e risponde con la risposta appropriata o reindirizza ad un agente umano. Per le domande cui non è possibile rispondere automaticamente, gli algoritmi raggruppano le domande simili per mostrare se tra quelle domande ci fosse qualche richiesta simile. Inoltre questi sistemi sono più efficienti. Organizzazioni governative di piccole e medie dimensioni, tra cui la città di Austin, in Texas, e il Ministero della Salute ceco, hanno utilizzato chatbot per fornire informazioni su test, prevenzione e trattamento covid. La Oklahoma Employment Security Commission ha utilizzato l’agente virtuale di Google per rispondere a oltre 60.000 richieste di disoccupazione al giorno. Inoltre l’obiettivo di tutti i sistemi di IA è quello di smaltire la maggior parte del lavoro prima che le richieste vengano passate agli operatori umani. Possiamo quindi dire che la maggior parte delle innovazioni utilizzate in questo periodo rimarranno ben oltre la pandemia. Articoli correlatiMORE FROM AUTHOR

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