✨Massimiliano Cedro✨

Founder President

Io la mia prima cagnolina l’ ho adottata circa 13 anni fa, si chiamava Kira, presa in canile a Monterotondo... aveva solo 40 giorni, malaticcia e sporca, ma era già un amore. Aveva 11 anni quando per un semplice dolorino alla zampetta e ,a causa di errori medici ripetuti, è peggiorata inesorabilmente prima in una clinica, da dove l’ho portata via dopo circa 1 mese di continui peggioramenti, e poi a casa. Non potevo più vederla in quelle condizioni abbandonata in quella clinica. A casa abbiamo provato, anche facendo errori di valutazione in buona fede, a curarla contattando vari veterinari ma forse era già troppo tardi. È morta una notte sul letto vicino a me e mia moglie. Un dolore infinito che ancora oggi faccio fatica a superare perchè, probabilmente, per colpa delle mie scelte, l’ho persa. Dopo circa 2 anni abbiamo deciso di adottarne un altra proveniente questa volta da una canile siciliano. Giunta in aereo all’aeroporto di fiumicino a soli tre mesi di età ha cominciato a far parte della nostra famiglia e l’abbiamo chiamata Reika. Anche lei non molto fortunata in quanto prima affetta da giardia risoltasi con difficoltà e poi , caso raro, un canino incluso che ha dovuto togliere facendo un’intervento delicatissimo e raro. Oggi ha circa 7 mesi e, mentre si diletta frequentando una scuola d’addestramento, sta diventando sempre più bravina ed obbediente. Siamo fieri di lei e gli auguriamo ogni bene malgrado la nostra paura di commettere altri terribili errori nella scelta del veterinario responsabile della sua salute. Consiglio a tutti di non alimentare la vendita di questi fedeli amici ma di adottarne nei canili. Un abbraccio.

✨Massimiliano Cedro✨

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Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili. Ecco, oggi che siamo diventati così bravi a appuntire i nostri giudizi su tutti gli altri, oggi che ci siamo ammaestrati a sentirci assolti mentre condanniamo il resto, oggi che ci sgoliamo nelle pretese concedendoci di non essere nemmeno informati, mi chiedo, oggi, come ne usciremmo noi dai nostri stessi giudizi?

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✨Massimiliano Cedro✨

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Laocoonte: La verità inascoltata. La città di Troia è assediata dai Greci, i migliori eroi della Grecia hanno combattuto per dieci anni sotto le sue mura ma i difensori resistono con coraggio e la città non è caduta. Un mattino i Troiani non credono ai propri occhi, i Greci sono risaliti sulle loro navi e se ne stanno andando. Hanno levato l’assedio e lasciato davanti alla città un enorme cavallo di legno come tributo agli dei per garantirsi un tranquillo ritorno in patria. Gli assediati escono dalla città per ammirare da vicino il cavallo e discutono sul da farsi. Il popolo è concorde sulla decisione di trasportare il cavallo, come trofeo, all’interno della città, quando ad un tratto, esce dalla folla e chiede la parola un ex guerriero e sacerdote di Apollo. Laocoonte e' intelligente, ha fiutato il pericolo e cerca disperatamente di mettere in guardia i suoi concittadini. Virgilio ci racconta le sue parole concitate: “Sciagurati concittadini, credete veramente che i nemici siano partiti? Pensate che i greci possano regalarvi qualcosa senza che non ci sia dietro un inganno? Ma lo conoscete Ulisse? Questo cavallo di legno contiene al suo interno guerrieri nemici oppure è certamente pensato in danno della nostra città e cela sicuramente qualche insidia! Troiani, non credete al Cavallo! Io temo i Greci anche (e soprattutto) quando portano doni! (Timeo Danaos et dona ferentis!)” e come ebbe finito di parlare, Laocoonte scagliò con forza una lancia che si conficcò nella pancia del cavallo. Fu a questo punto che uscirono dall’acqua alcuni serpenti marini mandati dalla dea Athena (la quale parteggiava decisamente per i Greci) per impedirgli di convincere ulteriormente i suoi concittadini. I serpenti si avventarono immediatamente sugli incolpevoli figli di Laocoonte il quale, subito corso in loro difesa, trovò la morte assieme a loro, orribilmente straziati di fronte all’intero popolo Troiano! Questo triste mito della verità inascoltata dal popolo, e' quello narrato meravigliosamente dalla statua del Laocoonte, che è un gruppo marmoreo romano, quasi sicuramente la copia di un più antico bronzo greco (guardando alcuni particolari come la postura del mantello di uno dei ragazzi si trovano dettagli tecnici concepiti appositamente per il passaggio del metallo fuso e fedelmente riportati nella copia marmorea) che, ritrovato nel 1506 nel corso di alcuni scavi sul Colle Oppio, corrisponde quasi certamente alla statua romana descritta da Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”, per averla vista nel palazzo dell’imperatore Tito. La meravigliosa scultura è dunque molto antica e certamente di concezione classica tuttavia appare incredibilmente rinascimentale se non barocca, sia per l’ articolata composizione plastica della scena, ma anche per il movimento dei personaggi, la perfezione dei corpi, lo sforzo disperato indicato dalla torsione della figura centrale e soprattutto per la molteplicità delle emozioni che possono leggersi nel viso di Laocoonte, trasfigurato dalla disperazione di un padre che non riesce a difendere i propri figli che anzi stanno morendo per causa sua ed al tempo stesso dall’immenso dolore che, oltre ad essere fisico e materiale, è anche mentale per il fatto di non essere creduto dai suoi concittadini e per il destino incombente sulla sua città che presto sarà distrutta come ora, lo sono lui ed i suoi discendenti.

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