Enrica Zoppi

Founder Junior

Czeslawa Kwoka- morta ad Auschwitz a quindici anni. Non tutti i volti dei prigionieri, immortalati nelle fotografie durante il periodo di internamento nei campi di sterminio, hanno un nome. Questa fotografia, però, appartiene a ragazza di 15 anni; Czeslawa Kwoka. Tutto quello che ci resta di Czesɫawa Kwoka è una serie di tre scatti che la inquadrano durante la sua prigionia nel campo di sterminio nazista di Auschwitz- Birkenau. Ci arrivò nel dicembre del 1942 insieme alla madre, ci morì nel marzo 1943 (un mese dopo la mamma) e non aveva ancora 15 anni. In questi scatti Czeslawa guarda dritto nella fotocamera del fotografo. Il fotografo è un prigioniero, polacco: un ventenne di nome Wilhelm Brasse, il cui gesto di ribellione al nazismo fu quello di non bruciare l’archivio fotografico che aveva contribuito a creare. Lo sguardo si Czeslawa è forte, determinato. Ma al contempo così puro. Una straordinaria bellezza da far male. Degli occhi asciutti dalle lacrime, che aveva versato poco prima. Si nota subito, negli scatti, un graffio sul volto. La spiegazione della ferita al labbro l'ha spiegata successivamente il fotografo: «Era così giovane e terrorizzata. La ragazza non capiva perché si trovasse lì, e non riusciva a capire quello che le era stato detto. Quindi una donna Kapo’ (chiamata anche Blokowa) prese un bastone e la picchiò sul volto. Questa donna tedesca stava sfogando tutta la propria rabbia sulla ragazza. Una bella ragazza, così innocente. La ragazza pianse, ma non poteva far niente. Prima che le scattassi la fotografia, la piccola si asciugò le lacrime e il sangue dal taglio sul labbro. A dire la verità, mi sono sentito come se fossi stato colpito io stesso, ma non ho potuto interferire. Sarebbe stata un’interferenza fatale. Non potevi dir nulla» Non bisogna dimenticare, dobbiamo combattere ogni forma di razzismo, di discriminazione ma sopratutto l'indifferenza! #MamAfrica Liana

Enrica Zoppi

Founder Junior

Si chiama Ramona. Nasce a L’Aquila nel 1985. Ha 7 anni. La mamma è in macchina. Ha un malore, perde i sensi, sbanda. Finisce contro un tir. Polizia e soccorsi bloccano il traffico. Il papà di Ramona è lì per caso. Vede l’ambulanza. Scende. Riconosce l’auto. C’è sangue. Anna! Crolla a terra. Sua moglie è morta. A casa restano in tre. Dormono tutti insieme sul lettone. Prima di dormire, recitano una preghiera per la mamma. Il papà lavora tanto. Ramona e la sorella sono spesso da sole. I nonni materni corrono in soccorso. Nonno Alvaro si rimbocca le maniche. Fuori, dobbiamo uscire anche se fa freddo. Le porta a caccia di funghi. In giardino manca un’altalena. Gliela costruisce. Bambine, dovete essere forti, non è tutto finito. Ramona non può fare a meno del nonno. Lui le insegna a cucinare. Le parla di tutto. Matematica, politica, geografia. Anche oggi vai a letto avendo imparato qualcosa di nuovo. Le regala una cassetta degli attrezzi. Perché l’indipendenza nelle piccole cose è fondamentale. La appoggia quando decide di lasciare gli studi e iniziare a lavorare. La aiuta a comprare la prima casa. La incoraggia ad avere sempre dei progetti e a metterli in discussione. È il primo a piangere quando Ramona gli dice di essere incinta. È il 2017. Nasce Anna. Il nonno la prende in braccio. Ha il Parkinson, trema, ma non la molla. È il settembre del 2019. La sua malattia si è aggravata. È in ospedale. Chiama Ramona. Ha poco fiato. È stanco. Vorrebbe andare, ma non si fida a lasciar sole le sue donne. Ramona lo stringe forte. Nonno, mandami un messaggio quando arriverai lassù. Così saprò che stai bene. Il nonno combatte come un leone. Ramona va a trovarlo ogni giorno. Stringe quelle mani grandi e un po’ tremanti. Nonno sono qui. Lui sorride, non parla. Gli scende una lacrima. Ramona sprofonda. Non può perderlo, non è pronta. Nonno Alvaro chiude gli occhi. Addio nonno, addio padre mio, mio maestro, mia guida. Ramona Memmi sta ancora aspettando che lui le invii il messaggio per dirle che è arrivato e che sta bene.❤️

Enrica Zoppi

Founder Junior

Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi, Signori, davanti ad una Donna. (William Shakespeare)

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