Buddismo e vita quotidiana

Founder Executive

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Buddismo e vita quotidiana

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7 Settembre 《Libertà non significa assenza di limitazioni. Possedere un’irremovibile convinzione di fronte a qualsiasi ostacolo: questa è la vera libertà》. Daisaku Ikeda, tratto da "Giorno per giorno", Esperia Edizioni 7 Settembre 《È grande chi si dedica al benessere e alla felicità degli altri, a prescindere dalla fama o dal potere. Quando una persona così giunge alla fine della vita, si ritrova intorno molti amici che le dicono con affetto: “Grazie a te sono diventata felice”, “Grazie al tuo incoraggiamento sono riuscito a rialzarmi”. Questa è la manifestazione della grandezza di un essere umano e della suprema felicità》. Daisaku Ikeda, tratto da "La mappa della felicità", Esperia Edizioni.

Buddismo e vita quotidiana

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I benefici della pratica buddista li vediamo quando la nostra vita non è un gran ché, quando viviamo ancora con un sé separato dal resto del mondo, ma a questo punto viviamo ancora nella dualità. Ma se considerassimo ogni persona come parte di noi, parte del nostro patrimonio genetico, se ci considerassimo un'unica entità con l'universo, ogni situazione ogni evento si trasformerebbe in un beneficio della pratica che ci porta nuova consapevolezza e nuove esperienze su ciò che veramente siamo. Sì, forse ci sarà un persona, forse due o tre che ci odiano, ma come ci sono due o tre persone che ci odiano, ce ne sono altre dieci, venti o trenta che ci amano, ma questa è ancora dualità, abbiamo, a questo punto, ancora la sensazione di avere un sé separato. Ma se considerassimo che ogni persona, ogni persona negativa o positiva, ma senza fare discriminazione, siano parte di noi, come lo è la terra e il cielo, anche se li vediamo separati, allora vivremmo nella non dualità e nell'apertura del nostro cuore per voler comprendere l'altro come vorremmo comprendere noi stessi. Perché gli altri siamo noi, gli altri sono un prolungamento di tutto ciò che siamo e rappresentiamo. Gli altri sono una rappresentazione olografica dei nostri mondi interiori, delle nostre emozioni e dei nostri desideri. Se comprendessimo veramente ciò, abbracceremmo con il nostro cuore ogni essere vivente, abbracceremmo con il cuore il conoscente che ci passa accanto, il cane che ci abbaia ed il vicino che ci odia, e quando abbracciamo qualcuno o qualcosa con il cuore, quella cosa inevitabilmente si trasforma, perché non la neghiamo, non la ripudiamo ma la sopraeleviamo al nostro cuore, a noi stessi. É come se le dicessimo" ehi guarda, tu sei importante io ti considero per ciò che veramente sei, e non per le brutte parole che mi dici e per le brutte azioni che mi rechi. Io ti amo per ciò che sei". È nessuno, mai nessuno è riuscito a resistere al dialogo del cuore; perché il dialogo del cuore rompe ogni barriera culturale, semantica e preconcettuale. Ogni volta che siamo arrabbiati, e delusi mettiamoci il cuore perché il cuore è nel non sé universale, dove sicuramente il nostro interlocutore intercetterà il messaggio, dove la nostra Buddità toccherà la Buddità dell'altro. Dario

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