Barbara Bonesi

Perché si fa l'albero a Natale? 5 curiosità su questa tradizione natalizia - Insostituibile Mamma parte 1

2018-12-19 21:08:19

L'origine dell'albero di Natale è incerta anche se diffusa. Le leggende e le storie nate a riguardo sono diverse. Vediamo quali sono insieme a Fabiola Marchet, autrice del libro "Leggende e superstizioni svelate". Che Natale sarebbe senza albero, decorazioni e luci natalizie? E' infatti uno dei simboli che rappresenta questa festa e che i bambini adorano. Ma perché si fa l'albero? Da dove nasce questa tradizione? C'è stato un primo albero? Perché scegliere proprio un abete? E come mai viene ritenuto in simbolo pagano?Quante domande su qualcosa che ogni anno facciamo senza tanto pensarci. Abbiamo cercato di fare chiarezza insieme a Fabiola Marchet, che ha scritto il libro "Leggende e superstizioni svelate", edizioni Sandit libri. 1 - La storia del primo albero di Natale"Quando si parla di tradizioni popolari - spiega Fabiola Marchet -, in realtà è difficile capire perché, quando e dove sono nate, in quanto non sono storia, ma aspetti della cultura tramandati di generazione in generazione, oralmente, che, nei vari passaggi, si sono modificati e arricchiti di particolari. Ognuno ci mette del suo, la propria fantasia, i propri ricordi, le proprie conoscenze. È per questo che l’origine di tradizioni, credenze o superstizioni non è mai certa e precisa. Attorno a esse aleggiano infatti diverse leggende e motivazioni, come nel caso dell’albero di Natale". C'è chi sostiene che l’usanza di addobbare l’abete risalga addirittura all’Antico Egitto. O meglio: "Non si trattava di un vero e proprio albero, ma di una piccola piramide di legno sormontata dal disco solare" chiarisce l'esperta. Un uomo, di cui non sappiamo nulla se non che stava visitando l’Egitto, venne particolarmente colpito da questa piramide e decise di portarne un prototipo con sé in Europa. "Ad alcune popolazioni, come quelle germaniche e scandinave, quell’oggetto piacque così tanto che decisero di utilizzarlo come simbolo del solstizio d’inverno, e quindi dei festeggiamenti che si tenevano in tale data. Il disco solare ricordava loro il sole che, a partire dal mese di dicembre, ricomincia a farsi vedere maggiormente, portando a un allungamento delle giornate, e quindi, pian piano, alla rinascita della natura" chiarisce Fabiola Marchet. Passando dagli antichi Egizi al 600, si arriva invece a San Bonifacio. Come spiega l'esperta, "una più nota storia collega invece l’albero di Natale all’inglese San Bonifacio (672-754), colui che evangelizzò i popoli germanici. Bonifacio affrontò i pagani che si erano riuniti presso la 'Sacra Quercia del Tuono di Geismar' per adorare il dio Thor. Mentre stavano per compiere un sacrificio umano, egli prese una scure e cominciò ad abbattere l’albero che cadde e si spezzò in quattro parti: si trattava di un abete verde. Bonifacio disse che quello, d’ora innanzi, sarebbe stato il loro albero sacro e della pace, poiché le case erano costruite con il suo legno. Disse che si sarebbe chiamato 'l’albero di Cristo bambino', e che dovevano riunirsi attorno a esso per compiere riti d’amore e bontà, non di sangue. Il capo del villaggio si lasciò convincere, portò un abete a casa e decorò i suoi rami con delle candele". 2 - Il primo albero addobbatoIl primo vero albero di Natale fu però addobbato nel 1605, da un parroco di Strasburgo. Alcune testimonianze parlano però di un semplice ramo ornato di mele e dolci che l'uomo usava mettere a tavola durante le feste.Non è finita qui, perché c'è chi dice che la prima ad allestire un vero e proprio albero fu una duchessa tedesca, nel 1611. La tradizione andò avanti nei secoli seguenti e nell'Ottocento si diffuse in tutto il mondo.

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Barbara Bonesi

Insostituibile Mamma

2018-12-19 18:10:43

Albero di Natale a testa in giù , 😏🎅

Barbara Bonesi

Insostituibile Mamma Come interpretare il pianto del neonato parte 2

2018-12-19 17:12:56

Ecco perchè piango!Talvolta piango perché mi sento solo. Se non sento la tua voce, perché mi piace quando mi parli o canti in quel modo tutto speciale solo per me, se non annuso il tuo odore, se non percepisco i tuoi movimenti uniti ai miei, se non vedo i tuoi occhi che mi guardano o non mi sento abbracciato, mi preoccupo tantissimo e mi viene da piangere.Talvolta piango perché sono stanco. Sì, qualche volta se sono stanco piango. Se tu pensi che io sia stanco non propormi tante cose da fare insieme o mettermi tutto intorno dei giocattoli per cercare di distrarmi. Mi aiuterebbe, invece, un ambiente tranquillo e avere vicino la tua presenza discreta. Piangerò ancora un po’ con te vicino, poi mi addormenterò.Talvolta piango perché non sopporto il caldo. Se sudo, se tu mi senti tutto bagnato dal sudore, probabilmente piango per questo. Perché non mi copri allo stesso modo in cui ti copri tu? Grazie! Mi dà fastidio il pannolino troppo bagnato. Lo so che è esagerato piangere, ma non so come altro dirtelo. Già qualcuno lo ha pensato o lo ha detto a bassa voce, ho un cattivo carattere. Riesci a sopportarmi? Anche i peggiori caratteri, con un po’ di comprensione e pazienza, migliorano. Sono capace di imparare dal tuo comportamento, lo sai?Talvolta piango perché sono ammalato. Le malattie che mi fan venire voglia di piangere sono veramente poche. Però se ho la febbre o hai qualche dubbio per una malattia, parlane pure con il mio pediatra. Immagina di essere obbligato in una posizione fissa per tanto tempo e non poterti muovere, credimi è molto fastidioso. Talvolta nell’ovetto o nella culla mi sento scomodo, allora piango. Basterebbe cambiarmi di posizione ogni tanto o avere qualcosa di bello da vedere, così per distrarmi un po’.Vedo, sento, piango ma non parloA proposito, i miei occhi vedono benissimo. Non sopporto chi intorno a me dice «quando inizierà a vedere?». Io vedo e sento benissimo. Solo che devi mettermi le cose da vedere molto vicino, a una o due spanne dal mio viso. Ecco, vedrei con molto piacere le smorfie che mi fai. Quando ero dentro di te, mamma, mi sentivo fasciato e protetto: era proprio una bella sensazione. Ora, quando muovo le mani e le braccia non sento nulla, è tutto vuoto intorno a me, e questa nuova sensazione alle volte mi fa paura e mi fa piangere. Basterebbe un tuo abbraccio.Ciuccio si, ciuccio no. State discutendo di teorie e intanto io piango. Se il ciuccio mi fa calmare, mettetemelo subito in bocca. Il mio pediatra lo sa che, una volta finito il rodaggio delle mie prime poppate al seno, il ciuccio non è dannoso. Mi ha detto che è scientificamente testato.Stai perdendo la pazienza, lo so, me ne sto accorgendo. Il tono della tua voce si fa più teso, prima cantavi piano e seguivi i miei ritmi. Adesso parli scandendo le parole in modo freddo e ti accavalli alle mie urla, come se io e te reciprocamente non ci ascoltassimo. Tu vuoi che smetta di urlare, ma io non ci riesco. Non è colpa mia e nemmeno colpa tua, ma così mi viene più paura, piango di più. Non riesco a fermarmi.Ti prego, non perdere la pazienza. Non scuotermi, non scrollarmi. Mi faresti molto male. Il mio cervello è ancora molto delicato e se mi scuoti potrebbe danneggiarsi per sempre. Sorridimi quando piango, non essere arrabbiata, non ce n’è alcun motivo per esserlo. Una forma di comunicazione sviluppata durante l'evoluzione della nostra specie: conoscerla aiuta a interpretarne il significato

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