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Dove finiscono le acque reflue provenienti dalle nostre abitazioni?

2020-03-23 09:22:49

Quanti sistemi di fognatura esistono? Qual è la destinazione finale? Quali sono le prescrizioni minime per allacciarsi alla fognatura?

In un precedente articolo ho parlato delle acque reflue domestiche, cioè tutte le acque in qualche modo contaminate dalle nostre attività, che vengono allontanate dalle nostre abitazioni attraverso l’impianto di scarico. Abbiamo anche visto che le acque reflue domestiche si distinguono in 3 categorie:

  • ACQUE GRIGIE (non contengono feci o urine)
  • ACQUE NERE (contengono feci e urine)
  • ACQUE METEORICHE (acque piovane)

 

Dove vengono convogliate queste acque reflue? 

Tutti noi abbiamo già in mente la risposta… ovviamente nella fognatura comunale! 

E allora proviamo a rendere più complicata la risposta: 


Anche le acque meteoriche finiscono nella fognatura comunale insieme alle acque nere e grigie? Essendo acque relativamente “pulite”… non è forse il caso di trattarle in maniera differenziata?

In questo caso la risposta, perlomeno per i non addetti ai lavori, è un po' più complicata.

Dipende dalla tipologia di fognatura, perché esistono due sistemi differenti:

  • FOGNATURA A SISTEMA UNITARIO (un’unica fognatura che riceve tutte le acque reflue, comprese quelle meteoriche)
  • FOGNATURA A SISTEMA SEPARATO (due fognature distinte: una per le acque meteoriche ed una per le acque nere e grigie)

Tutti dovremmo essere d’accordo che le acque meteoriche (chiamate anche acque bianche) non necessitano di particolari trattamenti (se non quelle che dilavano superfici particolari, come ad esempio parcheggi, aree di rifornimento carburanti, ecc…, che obbligatoriamente passano attraverso speciali pozzetti disoleatori o altre vasche particolari, prima di finire nella fognatura). Pertanto le acque meteoriche, una volta convogliate in una fognatura separata e specifica per “acque bianche”, possono essere indirizzate direttamente verso il corpo ricettore più vicino: terreno, mare, fiumi, laghi.

Viceversa le acque nere e le acque grigie dovrebbero sempre subire un trattamento di depurazione prima di essere indirizzate ad un corpo ricettore. Uso il condizionale perché nella realtà si possono verificare molteplici situazioni. Analizzo le due ipotesi migliori, lasciando alla vostra immaginazione ciò che accade nelle situazioni peggiori: 


SITUAZIONE 1

L’agglomerato urbano è dotato di un impianto di depurazione con capacità depurative perfettamente rispondenti ai limiti imposti dalla Comunità Europea, che provvede a “depurare” le acque reflue (tutte le acque reflue con una fognatura a sistema unitario, oppure, come sarebbe auspicabile, le sole acque nere e grigie con una fognatura a sistema separato), prima di indirizzarle verso il vicino corpo ricettore (nell’immagine, il fiume adiacente). 


In casi come questo, tutti i nuovi allacciamenti alla fognatura vengono autorizzati con alcune prescrizioni minime: solitamente viene prescritto solo un pozzetto di condensa grassi per le acque reflue provenienti dal lavello cucina, dalla lavatrice e dalla lavastoviglie:

L’ente che stabilisce le prescrizioni minime per potersi allacciare alla fognatura comunale, tramite il cosiddetto “Regolamento di fognatura”, è l’Ente gestore dei Servizi Idrici Integrati, che corrisponde all’Ente che poi ci invia le bollette dell’acqua e del servizio di depurazione. Pertanto, se stiamo costruendo casa e dobbiamo realizzare l’impianto di scarico acque reflue per allacciarci alla fognatura, la prima cosa da fare è andare sul sito internet dell’Ente S.I.I. (Servizi Idrici Integrati) e scaricare il Regolamento di fognatura. Solo in questa maniera sapremo se la fognatura che passa in adiacenza alla nostra abitazione è a sistema unico o separato, nonché le indicazioni minime e le prescrizioni per realizzare l’impianto di scarico acque reflue per la nostra abitazione. 


Nelle immagini soprastanti (esempio di regolamento di fognatura) si può constatare che:

  • La fognatura è di tipo separato (immagine a SX): una condotta per le acque bianche o meteoriche ed una condotta per le acque nere.
  • La fognatura è di tipo unitario (immagine a DX): una condotta unica per le acque bianche o meteoriche e per le acque nere.
  • All’interno della proprietà è sempre obbligatorio predisporre due impianti, uno per le acque meteoriche ed uno per le acque nere, sia in presenza di fognatura separata che in presenza di fognatura a sistema unitario. La separazione è obbligatoria perché tutti i Comuni sono tenuti, nel tempo, a predisporre una fognatura a sistema separato. Pertanto tutti i nuovi impianti privati devono essere già realizzati in quest’ottica. Nell’ipotesi di fognatura separata sono prescritti due pozzetti d’interfaccia (chiamati anche pozzetti fiscali) e due allacciamenti separati; nell’ipotesi di sistema unitario sono prescritti sempre due pozzetti d’interfaccia (in previsione di un adeguamento futuro) ma con un unico allacciamento finale.
  • L’unico elemento di depurazione che viene prescritto per l’impianto privato, in entrambe le ipotesi, è il cosiddetto “pozzetto di condensa grassi”. 

A cosa serve il pozzetto di condensa grassi (CG)?

Le acque reflue provenienti dai lavelli cucina, dalle lavastoviglie e dalle lavatrici, contengono un quantitativo considerevole di grassi, oli e tensioattivi (questi ultimi sono presenti soprattutto nei detersivi in polvere!) che generano grandi quantità di schiume. Queste sostanze, combinate insieme, sono particolarmente dannose per gli impianti di scarico per due ragioni:

  1. Hanno la tendenza ad “incollarsi” alle pareti delle tubazioni e a formare delle incrostazioni (molto resistenti) che col tempo vanno a ridurre drasticamente la sezione libera di passaggio.
  2. Una volta arrivate all’impianto di depurazione, impediscono la corretta ossigenazione delle acque reflue andando ad ostacolare il processo depurativo. 

Il pozzetto degrassatore (sempre obbligatorio per attività come ristoranti, cucine professionali, mense, rosticcerie, ecc…) serve proprio a trattenere queste sostanze “fastidiose”: la sua forma favorisce un rallentamento e un accumulo delle acque di scarico, in maniera da far sedimentare sul fondo i residui più pesanti e far galleggiare le sostanze leggere (oli, grassi e schiume). Con il tempo le sostanze leggere in sospensione tendono a combinarsi tra loro e a formare una vera e propria “crosta superficiale”. Va da sé che il pozzetto deve essere periodicamente (almeno una volta all’anno od ogni 2 anni, in base alla quantità di reflui scaricati) pulito da un’azienda di “idrospurgo” che provveda a rimuovere la crosta superficiale e i sedimenti di fondo, nonché a rimuovere eventuali “pellicole” incollate alle superfici perimetrali.

SITUAZIONE 2

L’agglomerato urbano è dotato di un impianto di depurazione con capacità depurative non proprio eccellenti. In un caso come questo, tutti i nuovi allacciamenti alla fognatura vengono autorizzati a condizione che il cittadino privato provveda a realizzare dentro la propria proprietà, nel tratto di allacciamento, alcuni “primi sistemi depurativi” che vengono pertanto resi obbligatori (fosse biologiche, pozzetti di condensa grassi, pozzetti deschiumatori, ecc…):

Come si può vedere nell’immagine soprastante (esempio di regolamento di fognatura), oltre al pozzetto di condensa grassi per i reflui provenienti dalla cucina (lavello e lavastoviglie) e dalla lavanderia (lavatoio e lavatrice), viene prescritta anche una fossa biologica per le acque nere e grigie provenienti dal bagno. Come nel caso precedente, nell’eventualità di una fognatura unitaria, avremmo 2 pozzetti fiscali e un unico allaccio finale.


A cosa serve la fossa biologica (FB)?

La fossa biologica serve a ridurre la carica inquinante delle acque nere, attraverso un loro rallentamento ed accumulo con parziale fermentazione e digestione dei sedimenti (ad opera di batteri anaerobici). Le acque reflue in uscita, avendo subito una prima “chiarificazione”, possono essere convogliate verso la fognatura e l’impianto di depurazione finale. Avendo quest’ultimo delle capacità depurative non ottimali, si troverà a dover completare un lavoro già parzialmente svolto a monte. Naturalmente anche la fossa biologica necessita di manutenzione e pulizia periodica.

A cosa serve il pozzetto fiscale o pozzetto d’interfaccia (PI)?

Il pozzetto fiscale, o pozzetto di interfaccia, è chiamato anche “pozzetto di ispezione”. Infatti, l’Ente gestore del Servizio Idrico Integrato ne prescrive la realizzazione su suolo pubblico o su suolo privato adiacente in maniera da rendere possibili eventuali ispezioni e controlli. Per tali ragioni il pozzetto deve essere obbligatoriamente dotato di chiusino lasciato a vista ed accessibile in qualunque momento. L’eventuale ispezione è finalizzata al prelievo di un campione di acque reflue per la successiva analisi: il tutto per accertare che non si tratti di un allacciamento abusivo (allacciamento industriale fatto passare per domestico) o che non vengano scaricate sostanze vietate (sostanze infiammabili, sostanze che possono produrre gas tossici, rifiuti solidi, ecc…).

Quale dovrebbe essere la situazione ideale?

In un mondo ideale ogni agglomerato urbano dovrebbe essere dotato di un impianto di depurazione efficiente e con ottime capacità depurative.

  • Tutte le fognature dovrebbero essere a sistema separato, in maniera da restituire all’ambiente le acque meteoriche dopo un trattamento minimo, e convogliare invece le acque nere ad un impianto di trattamento spinto e ottimizzato.
  • Tutti gli enti gestori dei Servizi Idrici Integrati dovrebbero predisporre dei Regolamenti di Fognatura coerenti e perfettamente concordi. Ad oggi ci sono alcuni regolamenti che introducono addirittura alcune prescrizioni che vanno in contrasto con il regolare funzionamento di un impianto di scarico domestico (ad esempio il pozzetto sifonato immediatamente alla base delle colonne di scarico); inoltre, in base al Comune di appartenenza, ci si trova di fronte a prescrizioni molto diverse per l’esecuzione dell’allacciamento fognario, che possono incidere in maniera leggera o estremamente pesante sui costi finali dell’impianto, quasi a voler identificare dei cittadini di serie A ed altri di serie B.
  • Tutti i progettisti e tutti gli installatori, prima di approcciarsi all’impianto di scarico acque reflue di una nuova abitazione, dovrebbero munirsi del pertinente regolamento di fognatura. Ci sono alcuni particolari dell’impianto interno (adozione di colonne separate per le acque nere e per le acque grigie, adozione di colonne distinte per le acque di scarico di lavelli/lavastoviglie/lavatrici, ecc…) che sono strettamente legati alle prescrizioni relative all’allaccio fognario!

Tutti noi cittadini, quando costruiamo la nostra abitazione, prima di effettuare dei tagli sul costo dell’impianto di scarico acque reflue, escogitando soluzioni alternative… chiudendo un occhio… disinteressandoci di ciò che avviene al di là del confine di proprietà, dovremmo riflettere bene su quale è la destinazione finale dei nostri liquami!

P.S. In questo articolo ho affrontato la questione dell’allacciamento alla fognatura nei casi di esistenza di quest’ultima e di esistenza di un impianto di depurazione più o meno efficiente. Naturalmente ci sono tantissime situazioni che non rientrano in questa casistica: piccoli agglomerati urbani, case sparse, zone d’alta montagna, insediamenti isolati, ecc… Per questi casi esiste tutta un’altra serie di prescrizioni a cui attenersi per il trattamento e la depurazione delle acque reflue. Ma questo è un argomento a parte… che magari affronterò in un prossimo articolo.

N.B. Fonte delle immagini: web

 

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by Marco Colmari