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Impianti intelligenti per un pianeta mig

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Il tritarifiuti: un elettrodomestico molto usato in America…

2020-02-19 11:48:24

… che fortunatamente in Italia e in Europa non ha trovato grande consenso! Per quali ragioni?

Si tratta, in parole semplici, di un trituratore elettrico da installare sotto il lavello cucina per sminuzzare e ridurre in poltiglia gli avanzi di cibo e poter scaricare il cosiddetto “umido” insieme alle altre acque reflue nell’impianto fognario.


Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una trovata geniale: niente più raccolta dell’umido… nessun cattivo odore in casa. In realtà le cose non stanno proprio così e vi spiego le ragioni.


Innanzitutto dobbiamo fare i conti, almeno in Italia, con un provvedimento legislativo. Badate bene… è solo l’ultimo provvedimento di una lunga serie!

Decreto-Legge 6 novembre 2008 n° 172, Art.9-quater:

Non e' ammesso lo smaltimento dei rifiuti, anche se triturati, in fognatura, ad eccezione di quelli organici provenienti dagli scarti dell'alimentazione trattati con apparecchi dissipatori di rifiuti alimentari che ne riducano la massa in particelle sottili, previo accertamento dell'esistenza di un sistema di depurazione da parte dell'ente gestore del servizio idrico integrato, che assicura adeguata informazione al pubblico anche in merito alla planimetria delle zone servite da tali sistemi. L'installazione delle apparecchiature e' comunicata da parte del rivenditore al gestore del servizio idrico, che ne controlla la diffusione sul territorio”


Ecco!! Sono d’accordo con voi… il solito bellissimo “pastrocchio” tutto italiano. Un vero disastro… sembra quasi una barzelletta!


Praticamente dovrebbe funzionare in questa maniera:

  • Prima di acquistare il tritarifiuti e di iniziare a produrre il “frullato di avanzi alimentari”, dobbiamo accertarci che il nostro Comune sia dotato di un impianto di depurazione delle acque reflue.
  • L’Ente gestore del servizio idrico (quello che ci invia, per intenderci, le bollette dell’acqua e del servizio “fognatura-depurazione”) ci informa sulla capacità dell’impianto di depurazione a ricevere anche le acque di scarico della nostra abitazione, arricchite con questo “frullato”. Certamente! Tutti riceviamo questa comunicazione periodica, con tanto di planimetria allegata! 
  • Il rivenditore da cui acquistiamo il tritarifiuti ne segnala l’installazione all’Ente gestore del servizio idrico. Così quest’ultimo può controllare il numero di apparecchi installati sul territorio e il carico aggiuntivo per il relativo impianto di depurazione. Ma è ovvio! Tutti i rivenditori sono disposti a farlo… compresi quelli che vendono su internet! Senza contare che potremmo acquistare il tritarifiuti in un Comune per poi installarlo in un Comune sprovvisto di depuratore!

Fortunatamente nel nostro paese il cittadino sembra avere una maggiore intelligenza del legislatore! Ci sono cose che noi cittadini riusciamo a capire evidentemente meglio di chi ci governa:

  • Le “poltiglie organiche”, contenenti molti grassi, tendono a depositarsi nelle tubazioni e ad ostruirle. Ne sanno qualcosa i gestori di ristoranti, mense, rosticcerie, friggitorie, ecc…, i quali sanno benissimo che un normale pozzetto di raccolta grassi non è sufficiente ad evitare la pulizia periodica del proprio impianto di scarico.
  • Le fogne non finiscono sempre in un depuratore. In molti casi terminano direttamente in un corso d’acqua e poi in mare! In Italia ci sono ancora moltissime città sprovviste di impianti di depurazione. Ogni anno veniamo sanzionati dalla Comunità Europea per il mancato adeguamento.
  • Aumentare le sostanze organiche che finiscono direttamente in mare significa contribuire in maniera pesante alla sua eutrofizzazione (impoverimento dell’ossigeno disciolto con asfissia di pesci ed altri esseri viventi).
  • I “frullati di monnezza” aumentano il carico di lavoro degli impianti di depurazione, che non sempre sono attrezzati a questo scopo.
  • Ci sono molti gestori del servizio idrico integrato, in molte città del nostro paese, che a fronte del pasticcio legislativo in vigore, hanno introdotto nel proprio regolamento il divieto assoluto di installazione di apparecchi tritarifiuti.
  • La raccolta differenziata dell’umido è ormai avviata da parecchi anni. Consente la produzione di “Terriccio di compostaggio” di ottima qualità e utilissimo in agricoltura. Il compost in uscita da un depuratore è invece di scarsa qualità, in quanto non deriva unicamente da scarti alimentari ma contiene moltissimi metalli pesanti ed altre sostanze chimiche non proprio benefiche.

 Se gli argomenti che ho elencato in questo articolo non sono ancora sufficienti a scoraggiarvi dall’acquisto di un tritarifiuti… Vi invito a leggere attentamente le istruzioni di questo elettrodomestico (scaricabili da internet). Tra le altre cose troverete anche queste indicazioni:

Ci sono cose che è bene non gettare nel tritarifiuti per non comprometterne il funzionamento: la pasta, che a contatto con l’acqua diventa una poltiglia appiccicosa; le ossa di un certo spessore (carni rosse) in quanto difficilmente triturabili; i crostacei, i gusci d’uovo e le verdure ricche di fibre o amido in quanto le prime hanno la tendenza a intrecciarsi mentre l’amido rischia di trasformarsi in una sorta di colla.


Insomma… vi trovereste a dover comunque continuare con la raccolta differenziata di un certo tipo di umido e ad avere in casa un elettrodomestico che non è esattamente un “amico dell’ambiente”!


Il rifiuto organico mandiamolo al compostaggio! Non mandiamolo in fognatura!



N.B. Fonte immagini: web



by Marco Colmari