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I DIAVOLI (ossia come i mercati creano il futuro)

2021-10-06 13:23:16

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Lettere: il Beckett meno conosciuto (e più autentico)

2021-09-28 08:57:17

Beckett dalla clandestinità a Godot, ossia il Beckett meno noto al grande pubblico - che, fondamentalmente, lo conosce e lo apprezza soltanto o soprattutto per "Aspettando Godot" - è in realtà quello più autentico. Ma, in particolare, la lettura del suo secondo volume di lettere, costituisce un prezioso insegnamento per tutti noi (in questo senso è proprio un libro OPEN YOUR MIND !): i capolavori hanno bisogno di tempo e di un profondo lavoro di ricerca, anzitutto interna (interiore) sulle radici...prima di vedere la luce e di far nascere i fiori...

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Giuda: la fedeltà al proprio destino

2021-09-22 15:47:52

Amos Oz, il più grande scrittore ebraico contemporaneo, propone in questo romanzo due temi solo in apparenza eterogenei ed estranei fra loro: la fondazione dello Stato di Israele ed una rilettura molto particolare dei personaggi protagonisti dei Vangeli, ossia Gesù Cristo e Giuda. Il tutto attraverso la prospettiva, completamente soggettiva ed altamente emotiva, dello studente Shemuel Ash il quale, ad un certo punto, dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata, decide di abbandonare l'Università ed andare a vivere nella casa di Gershom Warld, un vecchio intellettuale paralitico cui Shemuel presterà assistenza. Gershom Wald, il cui figlio è morto nel 1948 trucidato dagli arabi. Questo giovane, era sposato con Atalia Abrabanel, figlia a sua volta di Shaltiel Abrabanel, contrario alla nascita di Israele e per questo cacciato da ogni carica dell’Agenzia Ebraica e ostracizzato nel nascente stato dal padre della patria David Ben Gurion e dall’elite askenazita che lo affiancò. Un messa al bando totale durata fino alla morte. Atalia vive con Wald ed è una donna di 45 anni di grande fascino che porta nel libro, accanto a questa lezione di storia che mostra le difficoltà di uno stato neonato, quelle di un popolo e le ragioni dei nemici, anche un sofferto risvolto sentimentale. Mentre si dipana la vicenda di questa vita a tre fra Shemuel, Gershom e Atalia, appare l’altro piano del romanzo: gli studi del primo sui modi in cui gli ebrei hanno conosciuto, o non conosciuto, o misconosciuto, Gesù di Nazareth, su ciò che ne è conseguito per loro e su Giuda, sulla sua grandiosa ambiguità e sull’ambiguità quindi del tradimento.Non è la prima volta che la figura di Giuda appare nella letteratura e nella storia in una veste nuova rispetto a quella tramandata dal cristianesimo. Jorge Luis Borges ne dà tre versioni nelle “Finzioni”, o meglio propone le tre versioni di Nils Runeberg: quella di un Giuda che consegna Gesù per forzarlo a dichiarare la sua divinità e promuovere così una grande rivolta anti-romana; quella di netta derivazione gnostica dove Giuda è l’unico a cogliere l’avvenuto abbassamento di Gesù dalla condizione divina a quella umana e, in rappresentanza di tutti gli uomini, si umilia a delatore; quella sconvolgente dove Giuda è Dio stesso. Se infatti per salvarci doveva compiere un sacrificio, tale scelta non poteva che incarnarsi nel destino, appunto, più infimo. Il Vangelo di Giuda, prima riscoperto casualmente tre la sabbie dell’Egitto poi in anni recenti riportato all’attenzione degli studiosi, ci offre invece la versione teologica alternativa all’ortodossia e anche qui siamo in territorio gnostico. Al di là del fatto che gli stessi vangeli canonici e gli Atti degli Apostoli hanno dimostrato come ogni autore del Nuovo Testamento avesse su Giuda il suo punto di vista, il Vangelo di Guida ci dice che il presunto traditore, tesoriere degli apostoli e il più fidato tra i 12, è in realtà l’iniziato a cui Gesù affida la sua rivelazione segreta. Gli altri discepoli sono immersi nell’ignoranza. Giuda non solo capisce e accoglie il vero messaggio ma ne è l’unico fedele interprete, senza il quale non ci sarebbero state crocifissione e resurrezione. Dunque cristianesimo. Nel disegno divino, Giuda è l’intermediario fra Dio e il destino di suo figlio, l’anello insostituibile che si assume consapevolmente questo ruolo fino alle estreme conseguenze. Il Giuda di Amos Oz parte dall’idea di Shemuel Asch che Gesù sia stato il più grande ebreo di tutti i tempi. È nato ed è morto ebreo e non è mai entrato in una chiesa. Sembra banale ricordarlo ma il motivo è che le chiese non esistevano. Giuda è di Keriot, è un benestante, questo smonta di per sé la storiella dei 30 denari, esperto di burocrazia romana e membro della casta sacerdotale che gli chiede di stare a ridosso di questo predicatore della Galilea su cui si rincorrono le voci. Giuda assume il compito poi però rimane colpito dal fascino di questo predicatore, dalla dolcezza delle sue parole e dall’umanità del suo messaggio d’amore. Finisce per credere in lui «molto più di quanto lui non credesse in se stesso». In particolare Giuda pensa che Gesù sia il redentore e lo spinge a rivelarsi a Gerusalemme, durante la festa pasquale, quando vi confluiscono tutti gli ebrei, a rivelare la sua onnipotenza dinanzi al sinedrio e a Roma.

La loro storia è intrecciata con le vicende del conflitto israelo-palestinese. Il genio di Oz si manifesta ancora una volta, e forse soprattutto, qui, nel mostrare nella concretezza della narrazione il carattere tragico, nel senso greco, di questo conflitto...

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