Mattia Locci
3 gennaio 2018 16:43 La Spice piace agli italiani: cos’è la droga sintetica simile alla marijuana e perché fa male La Spice è una droga sintetica che ricorda la cannabis, ma i cui effetti sono molto più devastanti e le cui conseguenze ancora non sono chiare. 5.776 COMMENTA4 La droga Spice sta conquistando il mercato italiano, si tratta di una sostanza sintetica, un mix di erbe i cui effetti ricordano quelli della cannabis, ma le cui conseguenze sulla salute sono di gran lunga peggiori. Ecco cos'è, quali sono gli effetti e perché può essere pericolosa. Spice. Spice è solo uno dei nomi di questa droga e si tratta di un mix di erbe che vengono essiccate e al quale vengono aggiunte sostanze chimiche che la rendono, di fatti, una droga sintetica. Chiamata anche K2, Moon Rock, fake weed,Yucatan Fire, Skunk o, più semplicemente, cannabis sintetica, la Spice ha effetti simili a quelli della marijuana. Fumata dai giovani. La Spice viene fumata, in alcuni casi può essere aggiunta alla marijuana o bevuta come fosse un'infuso di tè. Per quanto possa sembrare una ‘semplice canna' in realtà la Spice ha effetti non del tutto identici a quelli della cannabis: in generale provoca un senso di rilassamento e alterazione della percezioni. L'aggiunta di sostanze chimiche però è ciò che la rende diversa: la Spice lega con i recettori con cui lega il THC, ma in maniera più forte provocando un'esperienza più potente che può avere conseguenze imprevedibili. Effetti negativi della Spice. Le conseguenze peggiori del consumo di Spice riguardano la comparsa di battito accelerato, vomito, agitazione, confusione e allucinazioni, ma anche pressione alta, ischemia e, nei casi più gravi, attacco di cuore. Perché non bisognerebbe utilizzare la Spice. La Spice è conosciuta anche come la droga degli ‘zombie': nei mesi scorsi infatti sono stati pubblicati online video di persone sotto l'effetto di questa droga che sembrano dei veri e proprio morti viventi. Spice in Italia. Secondo lo studio ‘Espad Italia’ dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), i giovani del nostro Paese sono grandi fan della Spice, che si piazza comunque in seconda posizione: alla numero uno c'è la cannabis. Preoccupa l'ascesa di questa droga degli zombie poiché i suoi effetti sul lungo periodo ancora non sono noti..
Mattia Locci
Addio alla "tesserina" nel telefono: la sim diventa virtuale e gli operatori si adeguano Anche in Italia debutta la sim virtuale, per iPhone, Motorola Razr e altri modelli, per ora solo con Wind 3 e Tim. Ecco i vantaggi e le caratteristiche di ALESSANDRO LONGO 26 Novembre, 2019 Il futuro della sim è arrivato anche in Italia. Wind 3 e Tim stanno per lanciare l'eSim, ossia la sim virtuale che non si inserisce fisicamente nello smartphone ma si carica in memoria come un codice. Vodafone invece ha deciso di rimandare al 2020, ma il dado è tratto: gli operatori italiani hanno finalmente smesso di fare resistenza a oltranza per quella che all'estero è una banalità. Ma non si poteva più attendere, il futuro della sim batteva forte alle porte come dimostra l'arrivo del Motorola Razr: il primo smartphone a non avere proprio la possibilità di ospitare una sim fisica. Funziona solo con una eSim, appunto. E questa modalità virtuale è necessaria per dotare di un secondo numero attivo gli iPhone, il Google Pixel. Ecco: per poter avere a listino l'attesissimo Razr - il cui originale form factor è dovuto anche alla scelta di rinunciare allo slot sim - gli operatori dovevano proprio cedere su questo fronte. Comincia Wind 3, che ha già presentato un'offerta dedicata - per ora solo a una clientela selezionata: 4,99 euro al mese per 50 GB, minuti e sms illimitati. Per Tim è questione di pochi giorni ancora, invece, per sapere l'offerta; al momento si sa che c'è un costo di attivazione uguale a quella di una sim normale, 10 euro. Già: l'eSim in teoria permetterebbe di abbattere i costi di creazione e distribuzione delle sim, ma i nostri operatori si dimostrano tradizionali fino all'ultimo. Così la eSim di Tim è distribuita su una card simile a quella che ospita del sim fisiche. Ma l'utente la carica sullo smartphone inquadrando con la fotocamera un codice Qrcode lì presente. Vodafone invece - confermandosi l'operatore più conservatore sulle modalità di accesso alternative (è stato l'ultimo a concedere all'utente il diritto a usare lo smartphone come hotspot Wi-Fi) - per ora adotta l'eSim solo su Apple iWatch; anche se questa è certo una modalità diversa rispetto alle eSim complete, che su smartphone danno un numero indipendente e permettono di telefonare. Il vantaggio per l'utente è ovvio: può avere una seconda sim - con un numero e una relativa offerta attiva - anche su cellulari che non sono fisicamente "dual sim". In teoria, inoltre, il costo di attivazione dovrebbe essere inferiore rispetto a una sim fisica, ma questo dipenderà dalle scelte degli operatori. Di fondo, quelli italiani hanno fatto resistenza alla novità temendo un ulteriore calo del ricavo medio per utente e un aumento della concorrenza sulle offerte (che da noi è storicamente più alta della media e le tariffe sono ridotte di conseguenza rispetto al resto d'Europa). Ne risulta una tendenza protezionistica che sta rallentando l'arrivo di innovazioni come l'eSim o il Wi-Fi Calling, che pure sarebbero molto comode per l'utente.
Mattia Locci