Mattia Locci

Cannabis, la Cassazione: "Coltivazione in casa non è reato" La sentenza epocale è del 19 dicembre scorso. Le Sezioni Unite hanno deliberato che chi produce per uso domestico non commette un atto illegale di ANNA MARIA LIGUORI 26 Dicembre, 2019 Non costituirà più reato coltivare, in minima quantità e solo per uso personale, la cannabis in casa: è la pronuncia epocale delle sezioni unite penali della Cassazione, il massimo organo della Corte. Il 19 dicembre scorso, infatti, è stato deliberato per la prima volta che "non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all'uso personale del coltivatore". Viene propugnata così la tesi per cui il bene giuridico della salute pubblica non viene in alcun modo pregiudicato o messo in pericolo dal singolo che decide di coltivare per sè qualche piantina di marijuana. I kit per la coltivazione dei semi di cannabis sul balcone di casa sono ormai assai diffusi (in alcuni casi si vendono anche su internet) ma fino al 19 dicembre scorso la pratica era del tutto illegale: prima di questa sentenza non c'era mai stata un'apertura vera in questa direzione. La Corte costituzionale in passato è intervenuta più volte sul tema, sposando una linea rigorosa, e così la giurisprudenza ha assunto - dopo alcune isolate sentenze controverse sul tema - una posizione netta. Il principio stabilito era semplice: la coltivazione di cannabis è sempre reato, a prescindere dal numero di piantine e dal principio attivo ritrovato dalle autorità, anche se la coltivazione era per uso personale. Si affermava che "la condotta di coltivazione di piante da cui sono estraibili i principi attivi di sostanze stupefacenti" potesse "valutarsi come pericolosa, ossia idonea ad attentare al bene della salute dei singoli per il solo fatto di arricchire la provvista esistente di materia prima e quindi di creare potenzialmente più occasioni di spaccio di droga". La Cassazione, adattandosi a quanto chiarito dalla Consulta, ha finora sostenuto che la coltivazione di marijuana, anche se per piccolissime dosi (una o due piantine) è sempre reato, a prescindere dallo stato in cui si trovi la pianta al momento dell'arrivo del controllo. Ora, anche si attendono le motivazioni della pronuncia del 19 dicembre, c'è stato un ribaltamento del principio fin qui stabilito. Sono le sezioni unite penali a mettere un punto fermo dettando un'unica linea e uniformando il trattamento per i coltivatori di "erba" in casa. "Il reato di coltivazione di stupefacente - si legge nella massima provvisoria emessa dalla Corte dopo l'udienza del 19 dicembre - è configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell'immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente". "Devono però ritenersi escluse - ed è qui il punto di svolta - in quanto non riconducibile all'ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni, svolte in forma domestica che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell'ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate i via esclusiva all'uso personale del coltivatore".

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Mattia Locci

L'opera di Cimabue da 24 mln di euro trovata in cucina, resta in Francia: "Divieto di esportazione, è tesoro nazionale" Il "Cristo deriso" era stato battuto all'asta ottenendo oltre quattro volte la stima iniziale fatta all'anziana proprietaria. Il governo francese gli ha assegnato lo status di "tesoro nazionale": resterà nel Paese per 30 mesi, durante i quali saranno raccolti i fondi per acquistarlo. Poi andrà al Louvre di KATIA RICCARDI 25 Dicembre, 2019 PARIGI - Non tornerà in Italia il Cimabue ritrovato nella cucina di una casa a Compiègne, nel nord di Parigi. Un quadretto appeso appena sopra la piastra. Così, come se niente fosse, un'occhiata di passaggio scaldando minestroni, che l'anziana proprietaria di casa pensava fosse un'icona religiosa greca. Finché ha deciso di farlo valutare, che non si sa mai. È saltato fuori che l'opera (1240-1302) originale, certificata da Jerome Montcouquil esperto d'arte del laboratorio di periti Turquin, è il "Cristo deriso", un dipinto su legno di piccole dimensioni (25,8 cm per 20,3 cm), battuto all'asta da Actéon per quasi 24,2 milioni di euro all'inizio di novembre. Oltre quattro volte la stima che era stata fatta all'anziana signora. Ma la Francia ne ha bloccato l'esportazione. Resta in Francia l'opera di Cimabue da 24 mln di euro trovata in cucina Il Ministero della Cultura francese ha firmato il provvedimento che sancisce il blocco dell'esportazione, provvedimento che annulla il certificato d'esportazione già rilasciato, e ha conferito all'opera lo statuto di "tesoro nazionale" per un periodo di trenta mesi, che comincerà a partire dalla notifica della decisione al proprietario dell'opera. In questi mesi la Francia li utilizzerà per raccogliere i fondi necessari ad acquistare il "Cristo deriso". Se ci riuscirà, l'opera di Cimabue raggiungerà la "Maestà" del pittore fiorentino già conservata al Museo del Louvre. La decisione di bloccare l'esportazione è stata approvata dal ministro francese della cultura Franck Riester. "Saluto positivamente", ha dichiarato Riester, "il ruolo importante ricoperto dal dispositivo di controllo sull'esportazione dei beni culturali, finalizzato a proteggere e arricchire il patrimonio nazionale e ringrazio i membri della Commissione consultativa dei tesori nazionali, sotto l'impulso del suo presidente, Edmond Honorat, il cui attento esame della proposta di rifiuto del certificato chiarisce la mia decisione. Grazie ai tempi concessi da questa misura, potranno essere effettuati tutti gli sforzi affinché quest'opera eccezionale possa arricchire le collezioni nazionali". Trovata in Francia un'opera di Cimabue Secondo il laboratorio di periti, il quadro dell'artista che in vita riconobbe il talento di Giotto, è in eccellente stato di conservazione e probabilmente è elemento di un dittico del 1280, nel quale erano rappresentate su otto pannelli di simili dimensioni, alcune scene della Passione di Cristo. Fino ad oggi, di questi pannelli, se ne conoscevano due: "La Flagellazione" della Frick Collection di New York e la "e la "Madonna col Bambino in trono" conservata alla National Gallery di Londra. "Non ci è voluto molto per capire che si trattava di un'opera d'arte del pittore italiano Cimabue", ha detto Montcouquil aggiungendo che mai prima d'ora un dipinto dell'artista Cenni di Pepo, nato a Firenze intorno all'anno 1240, era stato mai messo all'asta. "Ci sono solo 11 dei suoi dipinti al mondo, sono rari", ha detto Montcouquil. Il "Cristo deriso" era finito in una cucina di Francia.

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Eclissi solare di Santo Stefano, l'ultimo spettacolo dell'anno: LE FOTO Il Sole e la Luna disegnano un anello di fuoco nel cielo. L'evento è stato visto nella fetta del globo che va dall'Arabia Saudita al Kenya fino all'India, la Thailandia, le Filippine e la parte nord-occidentale dell'Australia -

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