Global Immobiliare Srl

Business & Finanza

Da il Sole 24 Ore - Tettoie e pensiline fuori dagli interventi in edilizia libera

2018-09-24 07:30:50

Tettoie e pensiline vanno considerate parti strutturali dell’edificio. Conseguenza: la loro sostituzione o realizzazione da zero non potrà avvenire in regime di edilizia libera. L’entrata in vigore il 22 aprile del glossario unico per le attività che è possibile realizzare senza permesso non ha chiarito tutti i dubbi degli operatori. Qualche perplessità è rimasta. Per questo, i componenti della commissione che ha lavorato alla compilazione dell’elenco hanno messo insieme un pacchetto di risposte a domande frequenti. Quella più rilevante riguarda sicuramente gli elementi che servono a proteggersi da acqua e sole: «Tettoie e pensiline - spiega Cesare Galbiati, consigliere nazionale dei geometri - non possono essere considerate elementi di arredo e, quindi, non potranno essere sostituite senza permessi specifici». Servirà, in linea di principio, una comunicazione di inizio lavori asseverata. Senza dimenticare che, anche quando ci si trova in regime libero, è necessario chiedere le autorizzazioni che non riguardano strettamente le pratiche edilizie, come quelle paesaggistiche. Non è il solo chiarimento. Altra precisazione importante riguarda gli arredi da giardino: pergolati, ripostigli per gli attrezzi, piccoli manufatti. Questi, per rientrare nel perimetro dell’edilizia libera, non devono essere stabilmente infissi al suolo: una dicitura che impone di non effettuare opere di scavo. Possono essere agganciati al terreno, ma con elementi smontabili, come paletti, viti o piastre. Collegato a questo c’è il tema di tende e tende a pergola: la domanda frequente, in questo caso, è se ci siano dei limiti di peso per questi elementi. Se non è previsto alcun vincolo di peso per il materiale posto a copertura, è comunque necessario che si tratti di tessuti o materiali similari. Ancora, nelle risposte si parla di impianti di estrazione di fumi dalle abitazioni: qui non è chiaro se il glossario unico ammetta interventi solo sulle parti terminali o sull’intera canna fumaria. La risposta è che può essere rimpiazzata anche la canna fumaria per intero, purché sia realizzata con finalità di messa a norma. «Sempre che - precisa Galbiati - non vengano intaccate parti strutturali dell’edificio: in quel caso certamente non rientriamo in un’ipotesi di edilizia libera». Indicazione importante arriva, infine, anche per le imprese e i loro capannoni. Nella nozione di manto di copertura del glossario, infatti, va ricompresa anche la rimozione delle parti di amianto. Sarà, quindi, libera. Con una precisazione: occorrerà comunque compilare il piano di lavoro di demolizione-rimozione da sottoporre preventivamente all’organo di vigilanza (l’Ausl).

1  
Global Immobiliare Srl

Business & Finanza

Da Il Sole 24 ore - Affitto breve, i rendimenti premiano il centro. In periferia meglio il «4+4»

2018-09-21 15:30:59

Stile ricercato, dimensione giusta e zona centrale o ben servita dai mezzi pubblici. Sono le tre variabili che spingono la redditività degli affitti brevi nelle grandi città italiane. Fino a raddoppiare o triplicare quella delle locazioni “lunghe” (il classico 4+4). Un monolocale a Roma, vicino alla stazione Termini, si può affittare a 85 euro a notte, contro un canone mensile di 800 euro. Considerando il tasso di occupazione dell’appartamento, le imposte e le altre spese a carico del proprietario, si arriva a un rendimento di 469 euro con la formula lunga e 1.059 euro con la breve. Per un bilocale all’interno delle mura fiorentine, con vista sull’Arno, il divario è ancora più netto: da 521 a 1.818 euro al mese. È il risultato di un’elaborazione del Sole 24 Ore del Lunedì su dati di mercato forniti da Sweetguest, società specializzata nella gestione degli affitti brevi. I numeri, però, dimostrano anche che la bilancia non pende sempre dalla stessa parte. Restiamo a Firenze: per un un bilocale nei pressi dello stadio vince chiaramente l’affitto “4+4” (523 euro al mese contro 325). Perché? A parità di canone “lungo” rispetto all’abitazione in centro, qui a crollare è la redditività del “breve”: sia come prezzo a notte (da 130 a 65 euro), sia come occupazione (dal 90 al 50% delle notti). Lo dimostra il confronto sui due appartamenti milanesi. Se in un prestigioso quadrilocale di zona Indipendenza, non lontano da piazza San Babila, conviene il breve termine (2.880 euro al mese contro i 1.437 del lungo), l’inverso avviene in zona Fiera. Dove, per un tipico bilocale, un contratto di 12 mesi è preferibile a tante micro-locazioni di poche notti (e comunque inferiori per legge ai 30 giorni): 673 anziché 501 euro. Anzi, in questo caso il divario è tutto sommato contenuto dalla vicinanza della metro (che aiuta il breve). Quanto alle altre caratteristiche vincenti, rilevano ancora Grattirola e Lomazzi, «un alloggio, per “vendere bene”, deve avere uno stile ricercato ed essere stato rinnovato di recente. Dopotutto, ai turisti si vende la foto su internet». E anche se i più presenti sui siti specializzati come Airbnb sono i mono e i bilocali, i migliori rendimenti si ottengono con metrature maggiori: «Contrariamente a ciò che si pensa gli alloggi medio-grandi performano meglio, a patto di non affittarne le singole stanze». Di certo, l’interesse dei proprietari è forte, come conferma Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia: «Ci arrivano molte richieste dalle sedi territoriali, in particolare dalle grandi e medie città turistiche». L’associazione, però, si sta muovendo su un doppio livello: «Da un lato, invitiamo i proprietari a non sottovalutare il potenziale degli affitti brevi nelle zone “dimenticate”, dove magari non c’è neppure un mercato degli affitti lunghi; dall’altro, li aiutiamo ad analizzare la redditività caso per caso». L’affitto breve azzera sì la morosità, ma deve fare i conti con il tasso di occupazione e con maggiori costi: dalle utenze alle commissioni al gestore (se non si sceglie il fai-da-te), fino alla tassa rifiuti (in molte città applicata con la tariffa delle utenze per case vacanze). Rendimenti e bassi rischio di contenzioso stanno dunque orientando il mercato degli affitti, grazie alla leva della domanda turistica. «Dal punto di vista degli acquisti di seconde case, invece, è vero che la componente di investimento è passata dal 6% del 2017 al 16% del primo semestre 2018», sottolineano gli analisti di Nomisma. «Ma questo segno di interesse non si è ancora tradotto in un aumento dei valori: il potenziale di redditività del “breve” non è stato ancora incorporato in modo evidente nei prezzi degli immobili».

1  
Global Immobiliare Srl

Business & Finanza

Da Il Sole 24 ore - Occupazioni abusive, censimento a ostacoli... leggi qui

2018-09-20 09:11:46

Gli sgomberi non si fanno con la carta. La nuova direttiva dell’Internodel 1° settembre 2018, dedicata alle occupazioni abusive degli immobili, crea nuovi strumenti per accelerare la liberazione dei palazzi da chi non ha titolo per abitarli ma in alcuni casi si tratta di armi spuntate. Le premesse sono chiare: per il ministero le direttive precedenti (18 luglio e 1° settembre 2017) non sono servite a molte, quindi , in aggiunta, vengono fornite altre indicazioni: 1) Dato che il prefetto deve individuare le famiglie «in situazioni di disagio economico-sociale», cioè di «fragilità», per individuare una «scala di priorità» degli sgomberi, verrà attuato un censimento. I problemi, però, sono due: primo, gli operatori dei servizi sociali dei Comuni dovranno essere organizzati per entrare in luoghi dove non sempre saranno accolti festosamente, per individuare questi nuclei familiari o persone con «fragilità» per reddito e/ o assenza di una rete parentale. Secondo, dovrebbero farlo usando le risultanze dell’anagrafe, dell’assistenza sociale, dell’anagrafe tributaria e della Guardia di Finanza. Presupponendo cioè che gli occupanti abusivi possano essere inseriti in queste banche dati, cosa che è tanto più difficile e improbabile quanto più forte è il disagio e, appunto, la «fragilità», soprattutto se si tratta (come nella stragrande maggioranza dei casi) di cittadini non Ue. La direttiva precisa che le persone con «fragilità» passeranno in carico ai servizi sociali comunali (con quali risorse?) dopo che «si abbia fondato motivo di ritenere» che non ce la farebbero a trovare un tetto. Questa discrezionalità sembra gravare i servizi sociali e i municipi di una decisione piuttosto pesante, anche sotto il profilo economico, benché sia prevista una ricerca di soluzione condivisa con le Regioni; 2) una volta fatto il censimento delle persone con «fragilità» tutti gli altri occupanti dovranno accontentarsi di «forme più generali di assistenza», cioè, per esempio strutture provvisorie di accoglienza individuate, sembrerebbe, dai prefetti; questo vuol dire che sulle poche istituzioni disponibili (soprattutto ecclesiastiche) si riverseranno decine di migliaia di persone che, ovviamente, difficilmente se ne andranno in tempi brevi; 3) gli sgomberi dovranno essere eseguiti con celerità, posponendo le considerazioni sui «turbamenti dell’ordine pubblico» che possono causare perché, dice chiaramente la direttiva, le occupazioni abusive producono situazioni di pericolo «più gravi nel medio e lungo periodo». Insomma, servirà un notevole dispiegamento di forze. In conclusione, l’attuazione della direttiva presenta non poche difficoltà. Per Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia «Sulla piaga delle occupazioni abusive di immobili forse siamo giunti a un momento di svolta», mentre per Vincenzo Vecchio (Appc Bergamo e Brescia) «manca il risarcimento del danno che il proprietario subisce nelle more della liberazione». Alberto Zanni (Confabitare) esprime «totale appoggio» e chiede interventi anche contro chi imbratta i muri. Ma Daniele Barbieri (Sunia) si chiede quali interventi si intendano adottare per l’emergenza abitativa, con un una stima «di 200mila sfratti per morosità» nel prossimo triennio.

3  
1 2 3 4 5 6 7 8