Cronogenetica

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LA RABBIA: ho una bella intuizione, ma non mi fido!!! E’ l’emozione del risveglio della coscienza e si manifesta nell’unico modo possibile: in una violenta ribellione. “Nonostante abbia accettato di vivere nel ricatto paterno (paura) e mi sia prodigato nel soddisfare tutti i bisogni di mia madre (senso di colpa), loro continuano a negarmi l’appartenenza. La mia sensibilità rimasta inascoltata ed inesaudita per troppi anni, ora è esplosa in pura rabbia.” Qui troviamo problematiche connesse con il mancato riconoscimento, con la carenza assoluta di tutela, con il conflitto latente e perenne con il genitore di sesso opposto. L’esito finale è l’incapacità di poter gestire i propri figli. La rabbia, in Cronogenetica, la spieghiamo come il rifiuto a percepire il messaggio inconscio che ci lega al nostro clan; ed è in risposta a questa cesura che il clan nega l’appartenenza. La rabbia è il rifiuto dell’intuizione, per andare a cercare la verità solo con strumenti razionali e mentali. Quando il RIBELLE tratta l’informazione inconscia e la percezione, non come dono di cui ringraziare, ma come un peso da azzerare o negare, viene condotto a crearsi una sua propria morale in perenne conflitto con quella del proprio clan. Proprio per questo possiamo affermare che la negata appartenenza è l’effetto e non l’origine della rabbia. La rabbia emerge quando hai preso coscienza dell’errore di valutazione, perché non hai seguito la PRIMA IMPRESSIONE che ti era arrivata dal tuo intuito, ma hai preferito farti “interpretare” quel segnale dalla tua mente. Ogni ribelle è un intuitivo puro, ma non lo sa e ascrive alla ragione il merito di ciò che comprende; e pensa altresì che tutti abbiano ricevuto quella medesima informazione. Si arrabbiano quando vedono che nessuno si muove; ma non comprendono che solo chi ha ricevuto il dono dell’intuizione ha il diritto e il dovere di agire! Ogni ribellione vuole abbattere la forma del mondo precedente ritenuta ingiusta, ma poi, proprio perché interrompe il legame ed il flusso comunicativo inconscio con chi ci ha preceduto, rischia di costruire una nuova regola morale, forse molto più pericolosa e lesiva delle libertà del singolo. La Morale è il surrogato di colui al quale è stato in qualche modo negato il riconoscimento. Ecco alcune delle tantissime motivazioni della rabbia che sono emerse nella nostra analisi: la rabbia è innanzitutto per il non riconoscimento del proprio valore per il mancato riconoscimento da parte del genitore di sesso opposto per non essere stata tutelata dai propri genitori in qualche frangente per la costrizione alla genitorializzazione nei confronti di padre e madre per il non riconoscimento affettivo paterno o del proprio partner per la non accettazione delle proprie regole, per non riuscire ad essere di esempio per i propri figli, perché la relazione con i propri figli è assolutamente ingestibile per l’impossibilità di trovare una donna amabile e dolce come la madre Benefici della Cronogenetica per la Rabbia Il sentimento di rabbia è collegato all’impossibilità di esprimere liberamente ciò che si vuole o si pensa. La persona tende a chiudersi in se stessa fino al momento in cui esplode; ma questa esplosione genera sempre in lei una reazione esagerata rispetto al nonnulla che l’ha innescata. La persona che ha l’imprinting primario di RABBIA vive l’esistenza come distanza voluta dalla propria corretta percezione. La rabbia è la più dura alienazione dal nostro proprio “sentire”. La pulizia della RABBIA in CRONOGENETICA comporta il riallineamento della persona agli eventi che giornalmente vive, permettendole di cogliere in essi il reale valore percepito, senza più l’inquinamento cangiante ed esagerato di passate esperienze.

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IL SENSO DI COLPA: non riuscirò mai a soddisfare mia Madre!!! Spesso il senso di colpa non viene neppure citato o inserito nelle emozioni o nello studio delle emozioni moderne. Eppure, per la nostra esperienza, è la prima emozione di imprinting in Italia, almeno secondo la conoscenza della Cronogenetica su oltre 18.000 sedute. Nella COLPA il soggetto non ha ancora scoperto il proprio bisogno, fa ancora quello che gli dicono gli altri, non più per il timore e la soggezione verso un potere che lo mantiene in sudditanza, ma per il sincero desiderio di soddisfare in tutti i modi l’altro ed il suo bisogno. E’ opinione comune individuare come luogo della colpa il femminile. Colpevole è, fin dall’origine, sempre e soltanto la donna, anche se è il maschile ad indicarla con il dito puntato. In verità il vero ed unico nucleo della colpa non è Eva che mangia la mela, ma il figlio o la figlia che sono coscienti di NON AVER SODDISFATTO IL MATERNO. La madre del soggetto ferma e castra ogni sia pur minima espressione di individualità. Le persone con questo imprinting hanno una scarsa autostima e sono facile preda di qualsiasi altro interlocutore. In questa emozione viene continuamente riprodotta l’insofferenza della madre che soffre per l’assenza del proprio partner che spesso lascia i propri figli in ostaggio alla madre. Ad esempio: quando il nostro partner è infedele, siamo portati a dare la colpa a noi stessi. Nel senso di colpa il proprio bisogno reale non viene ancora espresso, ma i figli vengono concepiti e fatti arrivare. Ecco alcune motivazioni che derivano dalla nostra analisi e che fanno permanere il soggetto nella colpa: 1. Non riuscire a trovare soluzioni per la propria madre 2. Ripetere con i propri figli il cliché di incomunicabilità con i genitori vissuto nell’infanzia 3. Non essere riuscita a trasmettere alla propria figlia adottiva dei sani principi 4. Dover essere sempre di esempio per gli altri e per i propri familiari 5. Non riuscire a gestire l’affettività con il maschile 6. Non riuscire a manipolare il maschile nella stessa maniera del padre (che lo accetta per amore) 7. Non riuscire a mettere l’affettività al primo posto 8. Anteporre il successo sociale all’affettività familiare 9. Non sentirsi mai a posto con la propria coscienza 10. Non fare abbastanza per gli animali 11. Non essere sempre splendida e splendente 12. Non essere riuscito ad esprimere le proprie conoscenze 13. Non saper gestire la propria esistenza 14. Vivere in un ambiente in cui non si viene compresi 15. Non riuscire a gestire la propria omosessualità latente 16. Non riuscire a staccarsi dalla madre Benefici della Cronogenetica per il Senso di Colpa Il sentimento del SENSO DI COLPA è descrivibile come la propria energia in totale asservimento al desiderio ed al bisogno del prossimo, per averne in cambio un surrogato di affettività. Vivere con il senso di colpa è garantire all'altro un’entrata diretta al centro della nostra volontà per costringerci a fare (in un modo oscuro ma reale) quello che l'altro ci chiede. Chi ha l'emozione di senso di colpa come imprinting primario ha serie problematiche di nascita e molto probabilmente porta addosso il segno del RIFIUTO. Con la pulizia del SENSO DI COLPA in CRONOGENETICA la persona si riappropria della sua energia e comprende che la vita è anche RIFIUTO e che l'unica strada percorribile è la Sua Accettazione. Solo così la sottomissione precedente si trasforma in presa di potere della propria vita. Ecco cosa dice del Senso di Colpa il Libro “Un corso in miracoli”: “COLORO CHE SI SENTONO IN COLPA SI ASPETTANO L’ATTACCO e, avendolo chiesto, ne sono attratti. Così ciò che non vuoi ti attrae molto di più di ciò che vuoi. Se l’ego pensa di aver sacrificato qualcosa per l’altro lo odierà per questo. Non ama l’altro ma amerà o crederà di amare il sacrificio. Per questo sacrificio – che esige da se stesso – esige anche che l’altro accetti colpa e sacrificio.”

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Cronogenetica: Milano - Udine - Prato. La secondogenita femmina è invece un bell’arancione o un becco d’oca a seconda se sa mantenere la sua funzione di diplomazia o se si ritira nel suo bisogno di essere solo amata. C’è un conflitto latente con la propria madre, perché nell’albero rappresenta la nonna materna. I secondogeniti rappresentano la fase del pensiero e della mediazione. Dall’inconscio familiare si entra in quello di gruppo e la famiglia si deve relazionare con la primitiva socialità della tribù di appartenenza. Ci si apre all’aspetto sociale che deve essere considerato. Si accetta la sfida e si pensa il modo di entrare in lizza con le altre famiglie.

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