Antonella Frassetti

Founder Junior

Legnanese il ricercatore che ha scoperto la lettera "eretica" di Galileo

2018-09-23 08:43:52

E' legnanese il ricercatore che ha trovato la lettera originale che costò a Galileo Galilei l'accusa di eresia e che, ieri, sabato 22 settembre, è stata per quasi tutta la giornata la notizia d'apertura dei TG nazionali. Si chiama Salvatore Ricciardo, 41 anni. Ha trovato il prezioso documento il 2 agosto scorso a Londra, in una biblioteca della Royal Society, dopo essere rimasto nascosto agli occhi degli storici per due secoli e mezzo. La notizia è stata anticipata il 21 settembre dalla rivista Nature, dopo che Ricciardo, storico della scienza residente nella Città del Carroccio (dove ha studiato nella biblioteca cittadina), attualmente professore a contratto all'università di Bergamo, insieme al suo supervisore Franco Giudice, dello stesso ateneo, e Michele Camerota, dell'Università di Cagliari, ha verificato l'originalità della lettera. «Mi trovavo a Londra per un progetto sulla scienza e il mito di Galileo in Europa tra il 17esimo e il 18simo secolo. Ho fatto una ricerca su un catalogo online relativa a Benedetto Castelli, il primo e il più importante allievo di Galileo Galilei, e come risultato - spiega Ricciardo contattato in giornata - è uscita la lettera scritta da Galileo di cui Castelli era destinatario. Tutti gli studiosi credevano che l'originale fosse andato perduto, invece esiste e me ne sono incredibilmente sorpreso. Una scoperta importante». n queste sette pagine scritte il 21 dicembre del 1613, G.G. - Galileo si firma con le iniziali - spiega all'amico matematico la sua teoria sul movimento della Terra intorno al Sole, opposta alla tesi della Chiesa secondo la quale la Terra era immobile, sostenendo per la prima volta che la ricerca scientifica deve essere libera dalla dottrina teologica. Della lettera esistono 12 copie, tra queste anche quella custodita negli Archivi Vaticani, che il 7 febbraio 1615 venne inviata all'Inquisizione, indirizzata al domenicano Niccolò Lorini. Galileo espresse però dubbi sul fatto che la versione spedita dal Lorini all'Inquisizione fosse stata alterata da "nemici". Quello che ha colpito Ricciardo è che nel testo originale inviato a Castelli sono presenti correzioni e cancellazioni, con modifiche significative, segno che lo scienziato avrebbe edulcorato le proprie parole, proprio per evitare l'ira dell'Inquisizione. La lettera ritrovata offre pertanto nuove risposte sulla questione rimasta aperta sul fatto che i toni usati da Galileo fossero effettivamente duri come l'Inquisizione sosteneva. Il documento è stato analizzato e descritto in un articolo che ad ottobre uscirà sulla rivista Notes and Records, della Royal Society. Un articolo che molti studiosi attendono di leggere. Allan Chapman, dell'Università di Oxford e presidente della Royal Society si è già espresso dicendo che «la lettera è così importante che permetterà nuovi approfondimenti in questo periodo critico».

Antonella Frassetti

Founder Junior

Avete ancora le vecchie lire? Possono valere fino a 6mila euro

2018-09-22 13:29:49

Le vecchie 50 e 100 lire, se in buono stato, possono valere centinaia di euro. La prima serie a tiratura limitata del 1946 arriva fino a 6mila euro Se quando è arrivato l’euro avete conservato qualche lira per ricordo, sappiate che potreste avere in casa una fortuna. Alcune monete del vecchio conio, ma anche una banconota in particolare, possono valere qualche migliaia di euro. Per saperlo bisognerebbe consultare qualche esperto che, dopo una attenta analisi, è in grado di dirvi con estrema precisione il valore. Qualche consiglio per iniziare ad aprire bene gli occhi l’ha dato all’Adnkronos Gabriele Tonello, esperto numismatico Aste Bolaffi. Perché una moneta valga ci sono due parametri importantissimi da tener presente: la rarità e la conservazione. La stessa moneta, insomma, se conservata male potrebbe perdere di valore. E, al tempo stesso, la stessa moneta, se coniata in un anno ben preciso, potrebbe assumere un valore inestimabile

Antonella Frassetti

Founder Junior

Storia del pastello

2018-09-21 19:41:48

pastello morbido venne inventato dall'artista francese Jean Perréal (1455-1530), verso la fine del XV secolo. Leonardo da Vinci (1452-1519) fu uno dei primi in Italia ad utilizzarlo nei suoi studi e schizzi e ne riconobbe la paternità a Perréal, citandolo nel suo "Codice Atlantico" al foglio 247, con la frase "...una tecnica nuova per dipingere con differenti colori secchi...". Fu solo nel XVIII secolo tramite la famosa pittrice veneziana Rosalba Carriera (1675-1757) che il pastello si diffuse, grazie alla velocità di stesura, all'assenza di necessità di asciugatura, e alla morbidezza degli effetti, che permettevano soprattutto una perfetta riproduzione degli incarnati. Divenne così una tecnica preferita per i ritratti, raggiungendo il suo apice con i pittori Maurice Quentin de La Tour (1704-1788) e Jean Baptiste Perronneau (1715-1783). Il pastello cadde in disuso, con l'arrivo della rivoluzione francese e la relativa scomparsa dei committenti aristocratici, sarà solo l'arrivo degli Impressionisti a dargli nuova vita. L'utilizzo del pastello si adatta molto bene, data la sua morbidezza, velocità di esecuzione e luminosità, alla nuova forma pittorica degli impressionisti "en plein air (all'aperto)", nel catturare i colori brillanti dei paesaggi, delle feste in campagna, a cogliere le delicate movenze delle ballerine e i sereni ritratti di donne e bambini. Nel XX secolo, sempre più pittori hanno usato il pastello; tra cui Pablo Picasso

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64