Alessandro Ricchetti

Barnard: italiani BUFFONI. Solo ora scoprono il BLUFF gialloverde?

2018-12-18 16:39:51

Italiani “buffoni”. Non quelli al governo, o quelli che l’esecutivo gialloverde l’hanno sempre e solo visto come un’epidemia di colera fascio-razzista in salsa populista.Italiani “buffoni”. Non quelli al governo, o quelli che l’esecutivo gialloverde l’hanno sempre e solo visto come un’epidemia di colera fascio-razzista in salsa populista. No, peggio: i veri buffoni, secondo Paolo Barnard, sono i connazionali che oggi – a fine 2018 – si stracciano le vesti, gridando al tradimento dei loro ex paladini. Lega e 5 Stelle: ieri bellicosi e polemici con la “dittatura” finto-europeista dell’Ue, e adesso già belanti e pronti a trattare, di fronte al muro di minacce e di ricatti innalzato da Bruxelles alle prime avvisaglie di deficit.E’ bastato poco: le provocazioni speculative dello spread, le intimidazioni di Moscovici e Juncker, la complicità mercenaria dell’eterno establishment italico “venduto allo straniero”. Fine del sogno irredentista: l’Italia si appresta a farsi rimettere in riga dai ragionieri dell’Unione Europea, tanto disonesti da accanirsi con noi – non tollerando neppure quel timido 2,4% di disavanzo – per poi affrettarsi a perdonare la Francia del “fratello” Macron, che per difendersi dalla rivolta dei Gilet Gialli annuncia che sforerà persino il mitologico 3% sancito da Maastricht sulla base di mere asserzioni “teologiche”, senza alcun rapporto con l’economia reale. O meglio: chi impose quel limite artificioso al deficit lo fece nella più clamorosa malafede, ben sapendo che tagliare le unghie agli Stati avrebbe terremotato i consumi e fatto sparire la classe media, deformando l’economia a esclusivo vantaggio dell’élite finanziaria. Il primo a raccontarlo, in Italia, fu proprio Paolo Barnard, solitario giornalista a tutto tondo (uno dei pochissimi in circolazione), capace di divorziare da “Report”, che aveva fondato insieme alla Gabanelli, per trasformarsi in un attivista Di Maio e Salvini, muralesd’avanguardia, impegnato a spiegare ai non-addetti le perverse alchimie della finanza e di una moneta, l’euro, fabbricata a scopo di dominazione, per confiscare la democrazia in Europa. Nel saggio “Il più grande crimine”, uscito nel 2010, Barnard ricostruisce in termini addirittura criminologici la genesi dell’attuale Ue, imputandola all’azione (molto subdola) delle nuove oligarchie del denaro, vere e proprie eredi delle aristocrazie che furono. Missione: rimettere in piedi una sorta di Sacro Romano Impero governato da dogmi, da imporre agli ex-cittadini trasformati in neo-sudditi, cui infliggere crisi e disoccupazione, precarietà e insicurezza sociale, erosione dei risparmi, salari ridicoli e pensioni da fame. La scusa: non ci sono più soldi, il debito pubblico ci divora. La grande omissione: la moneta. Chi la controlla? Chi la detiene? Chi la emette? E’ lei, la moneta, la sola misura del debito. Un debito pubblico denominato in moneta sovrana non è un problema, in nessun caso. Usa, Cina e Russia non potranno fallire mai. Il Giappone ha il doppio del debito italiano, eppure non ne soffre. Solo in Europa – caso unico al mondo – mezzo miliardo di persone è in balia di macellai, come nel caso della Grecia, senza che nessuno si ribelli davvero.Potevano farlo Di Maio e Salvini? Dovevano farlo, stando alle rispettive campagne elettorali. In tanti li avevano presi sul serio: i loro avversari, Pd in testa, dichiaramente spaventati dal possibile nuovo corso, e poi ovviamente i loro sostenitori (almeno il 60% degli italiani, stando ai sondaggi), convinti di potersi fidare di questi due nuovissimi “salvatori della patria”. A storcere il naso fin dal principio, viaggiando come sempre “in direzione ostinata e contraria”, c’era lui: Paolo Barnard. Lo ricorda impietosamente, oggi, sul suo blog. Era il 31 maggio 2018 quando scriveva: «Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno inflitto agli elettori euroscettici italiani la più desolante umiliazione che chiunque potesse immaginare. Non male, per due “paladini” delle Paolo Barnardsovranità italiane. Ma molto peggio: hanno seppellito per sempre le speranze sovraniste italiane in un colpo solo».

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Alessandro Ricchetti

Mustangs a Las Colinas

2018-12-18 13:24:43

Mustangs a Las Colinas è una scultura che rapprenta cavalli in bronzo realizzata da Robert Glen, si trova a Williams Square a Las Colinas a Irving, Texas. Si dice che sia la più grande scultura equestre del mondo. L’opera è composta da un gruppo di cavalli che attraversa un corso d'acqua, con fontane che formano l'effetto di spruzzi d'acqua provenienti zoccoli.

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Alessandro Ricchetti

Lavoro: i MESTIERI piu' RICHIESTI per i prossimi 5 anni

2018-12-18 13:23:05

La formazione, soprattutto quella legata a Industria 4.0 e al mondo del lavoro, sarà sempre più centrale nell’Italia dei prossimi cinque anni.La formazione, soprattutto quella legata a Industria 4.0 e al mondo del lavoro, sarà sempre più centrale nell’Italia dei prossimi cinque anni. Non solo per spingere la ripresa economica e produttiva, ma anche per aggredire la disoccupazione, in primis quella giovanile (e tecnologica).Da qui al 2022, infatti, evidenzia l’annuale rapporto Excelsior targato Unioncamere e Anpal, che sarà presentato domani a Roma, nella sede delle Camere di commercio, nel corso di un convegno, saranno necessari più di 2,5 milioni di occupati, dipendenti e autonomi. Ebbene, oltre il 70% di questi nuovi ingressi, vale a dire ben 1,8 milioni di lavoratori, dovrà possedere competenze piuttosto elevate e qualificate (per il 35,8% si parla espressamente di «high skills» - professioni specialistiche e tecniche).I profili «low skills», quelli cioè con una bassa specializzazione alle spalle, si fermano al 28,8% del totale, pari, in termini assoluti, a 743mila unità (si tratta di operai e artigiani, conduttori di impianti, in sintesi, personale non qualificato).Non solo: una fetta consistente delle oltre 2,5 milioni di assunzioni programmate nei prossimi cinque anni dalle imprese del settore privato e di quello pubblico sarà appannaggio di laureati: quasi 780mila posizioni sono a disposizione dei “colletti bianchi”, essenzialmente nelle materie “Stem”, con in testa sanità, economia, ingegneria. In pratica, la “domanda” dei datori interesserà 155.600 dottori in media l’anno. Altre 809.600 posizioni andranno a diplomati, e qui entrano in ballo i diversi indirizzi dell’istruzione tecnica e professionale (amministrazione, finanza e marketing, turismo, meccanica, meccatronica, energia, elettronica ed elettrotecnica). In possesso di una qualifica regionale o della semplice scuola dell’obbligo sono i restanti 988.500 ingressi stimati.Certo i 2.576.200 profili richiesti non sono poi così tanti, e soprattutto non sono tutti nuovi posti: in quattro casi su cinque (il 78%, per la precisione) si tratterà di sostituire chi andrà in pensione, generando una domanda di oltre due milioni di lavoratori. La nuova occupazione interesserà pertanto il restante 22% dello stock complessivo. Questi numeri tengono conto del quadro economico attuale: in base allo scenario più probabile di andamento del Pil, secondo le stime formulate da Commissione europea e Fondo monetario internazionale, i nuovi posti che si creerebbero per effetto della crescita economica potrebbero aumentare dello 0,5% l’anno (+2,5% nei cinque anni considerati), per complessive 560mila posizioni lavorative in più (in uno scenario di maggior espansione, come quello formulato dall’Ocse, considerando l’effetto delle riforme strutturali - lavoro, giustizia, Pa, scuola - in grado di incidere sulla competitività del Paese, si potrebbe salire a 962mila nuove posizioni lavorative).I profili professionali che potrebbero - il condizionale è sempre d’obbligo trattandosi di previsioni - far registrare i maggiori fabbisogni rispetto agli occupati totali sono comunque sempre legati ai settori tecnico-scientifici: ingegneri, progettisti elettronici e industriali, specialisti nelle scienze della vita e della salute (farmacisti, medici, ricercatori farmaceutici, agronomi) e in informatica, chimica e fisica.

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