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I filtri nella Ventilazione Meccanica Controllata (o nei condizionatori)

2020-04-25 06:08:26

Cosa trattengono? Sono efficienti anche contro virus e batteri?

Nell’impianto di Ventilazione Meccanica Controllata ci sono due flussi di aria attivati dall’unità di ventilazione: il primo flusso è quello dell’aria che viene estratta dagli ambienti abitati e il secondo flusso è relativo all’aria prelevata dall’esterno dell’abitazione e immessa all’interno degli ambienti.

Questi due flussi si incrociano (senza mescolarsi!) all’interno del cosiddetto “recuperatore di energia”, un intreccio di canali piccolissimi attraverso le cui pareti il flusso più carico di energia ne cede una certa percentuale all’altro (vedi precedente articolo).

I due flussi di aria, all’interno dell’unità di ventilazione che rappresenta il cuore dell’impianto VMC (Ventilazione Meccanica Controllata), vengono obbligati ad attraversare appositi filtri, che hanno alcune specifiche funzioni:

  • Evitare che il recuperatore di energia possa sporcarsi nel tempo, con inevitabile perdita della sua capacità di scambio termico.
  • Evitare che gli accumuli di sporcizia nel recuperatore e nelle tubazioni di passaggio aria possano favorire la formazione di colonie batteriche e la loro proliferazione.
  • Garantire un certo grado di filtrazione e pulizia dell’aria nuova che viene immessa negli ambienti abitati.

In poche parole… a questi filtri è affidato il compito di trattenere la maggior quantità possibile di particelle indesiderate presenti normalmente nell’aria (pulviscolo).

Ma qual è l’efficienza di questi filtri? Quante particelle indesiderate riescono a trattenere? Riescono a trattenere anche i batteri e i virus?

Quando parliamo di pulviscolo o particolato… stiamo parlando di particelle veramente piccole, con un ordine di grandezza che va da 1 micrometro (µm) a 10 micrometri (µm). Un micrometro (1 µm) corrisponde ad un milionesimo di metro. Osserviamo l’immagine seguente per capire fino a che punto queste particelle possono introdursi all’interno del nostro organismo:

Dall’immagine si riesce a capire perfettamente che più piccole sono le particelle e più riescono a penetrare nei nostri polmoni e di conseguenza nel nostro sistema sanguigno: ad esempio le particelle di dimensioni pari od inferiori ad 1 µm (gas di scarico e virus) riescono ad arrivare direttamente negli alveoli polmonari. Riuscite ad immaginare quanto sia facile il successivo passaggio dagli alveoli al sangue?


Adesso analizziamo la capacità che hanno i filtri dell’impianto di ventilazione meccanica di trattenere il particolato. Nell’immagine che segue possiamo vedere come sono fatti i filtri che sono montati all’interno dell’unità di ventilazione e quali sono i materiali più utilizzati:

Per capire l’efficienza del filtro, cioè la grandezza delle particelle che riesce a trattenere e quante ne riesce a trattenere in misura percentuale rispetto a quelle che cercano di attraversarlo, dobbiamo leggere la “classificazione” del filtro da parte dell’azienda produttrice della macchina. Esistono 4 gradi di classificazione, e quindi di efficienza, suddivisi a loro volta in un certo numero di sottoclassi:

1) ISO COARSE (coarse, in inglese, significa “grossolano”: particelle di diametro superiore a 10 µm) = significa che tutte le particelle di diametro pari o inferiore a 10 µm riescono ad attraversare tranquillamente il filtro.


2) ePM10 (significa “Particelle Molecolari di diametro pari a 10 µm”) = significa che tutte le particelle di diametro superiore a 10 µm sono trattenute dal filtro; quelle di diametro pari a 10 µm sono trattenute in una certa percentuale (che può arrivare, come vediamo nell’immagine, anche al 100%); quelle di diametro inferiore a 10 µm riescono ad attraversare tranquillamente il filtro.


3) ePM2,5 (significa “Particelle Molecolari di diametro pari a 2,5 µm”) = significa che tutte le particelle di diametro superiore a 2,5 µm sono trattenute dal filtro; quelle di diametro pari a 2,5 µm sono trattenute in una certa percentuale (che può arrivare, come massimo, al 95%); quelle di diametro inferiore a 2,5 µm riescono ad attraversare tranquillamente il filtro.


4) ePM1 (significa “Particelle Molecolari di diametro pari a 1 µm”) = significa che tutte le particelle di diametro superiore a 1 µm sono trattenute dal filtro; quelle di diametro pari a 1 µm sono trattenute in una certa percentuale (che può arrivare, come massimo, al 90%); quelle di diametro inferiore a 1 µm riescono ad attraversare tranquillamente il filtro.

L’immagine che segue ci aiuta a capire meglio la differenza tra i diversi ordini di grandezza:

Bene… adesso che abbiamo capito come possiamo valutare l’efficienza di un filtro, proviamo a fare un esempio con un’unità di ventilazione che ho volutamente selezionato sul mercato. Tenete presente che si tratta già di una macchina di “alta qualità”: per intenderci… stiamo parlando di una “Ferrari della Ventilazione Meccanica” (ho nascosto la marca per evitare pubblicità).

La macchina possiede 2 filtri. Quello per il flusso di estrazione (dagli ambienti abitati verso l’esterno) ha un’efficienza ISO COARSE 60%. Pertanto questo filtro trattiene solo le particelle grossolane, con diametro superiore a 10 µm, e le trattiene nella misura del 60%: c’è comunque una percentuale del 40% che riesce a passare attraverso il filtro. Non si tratta di un fatto grave, in quanto questo filtro serve unicamente a proteggere lo scambiatore interno alla macchina. Il filtro più importante è quello relativo al flusso di aria in immissione (dall’esterno dell’abitazione verso gli ambienti interni), il quale ha un’efficienza ePM1 50%. 


Che cosa significa?

In parole povere significa che il filtro riesce a trattenere polvere, pollini, batteri, funghi, muffe, toner….


E i virus?

Beh… per quanto riguarda i virus… c’è il 50% di probabilità che un virus riesca a passare attraverso il filtro e ad entrare nell’abitazione.

Conclusioni

  • Non sono molte le macchine in commercio che montano filtri di efficienza ePM1 90%....anzi… sono veramente rare! Ed anche in questo caso rimarrebbe un 10% di probabilità che il filtro non riesca a trattenere i virus.


  • Pertanto, per coloro che hanno problemi di allergie ai pollini, muffe, funghi ed altri allergeni, sarebbe bene adottare un filtro con un grado di efficienza pari ad almeno ePM2,5. Sarebbe già un bellissimo traguardo!


  • Ci sono purtroppo molte aziende che continuano a dichiarare l’efficienza dei propri filtri sulla base di una vecchia classificazione (lettere G, M ed F), che però è stata abbandonata e sostituita nel lontano 2017! Per capire la corrispondenza con la classificazione prevista dalla nuova norma può essere utile la seguente immagine:
  • Personalmente, ritengo vergognoso che ci siano ancora aziende che non si sono adeguate alle nuove prescrizioni normative. Questo è sicuramente uno dei fattori che tengo in considerazione quando devo scegliere una macchina sul mercato.


  • Vi state chiedendo se esiste un filtro capace di trattenere anche i virus? La risposta è SI… ESISTE! Si chiama “filtro elettrostatico” e non va installato all’interno della macchina, bensì direttamente sul canale di immissione aria nuova. Questo filtro ha un funzionamento particolare e merita una spiegazione più dettagliata in un prossimo articolo. Si tratta di un componente che, almeno fino ad oggi, viene adottato soprattutto nelle strutture ospedaliere e di degenza… ma nulla vieta la sua estensione anche al settore residenziale!


  • A prescindere dall’efficienza dei filtri installati sui nostri impianti (non solo gli impianti VMC ma anche gli impianti di condizionamento), ricordiamoci che è molto importante la loro pulizia periodica e l’eventuale sostituzione. Sarebbe bene programmare la pulizia dei filtri almeno 2 volte all’anno, ad inizio stagione invernale e ad inizio stagione estiva, nonché la loro sostituzione ogni 2-3 anni in base alle loro condizioni. 

Un ultimo consiglio: ricordiamoci che non esistono solo i filtri a bordo macchina… ci sono anche quelli a corredo delle bocchette di estrazione e immissione aria nei vari ambienti!

N.B. Fonte di alcune immagini: web

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by Marco Colmari