✳️Romana Prostamo✳️

Founder Senior

Una scuola migliore vuole nuove figure di riferimento, psicologo e pedagogista.

2019-07-29 08:17:49

Foto: gazzettadimantova.gelocal.it. I ragazzi chiedono di più e di meglio.

Il supporto psicologico nelle scuole come mediatore tra la scuola, la famiglia e il bambino o il ragazzo.


La famiglia è la dimensione educativa per quanto riguarda l’affettività, le tradizioni, il sapere organizzativo.

Il suo esserci è fondamentale per i figli perché con essa hanno la base sicura nel senso emozionale e di contenuti amorevoli.

E’ pur vero che la scuola è il suo alter ego nel senso dei contenuti formativi, sociali, altrettanto fondamentali per la costruzione di un adulto consapevole.



La salute della società, ai giorni nostri, più che in passato, è delegata alla scuola.

Una responsabilità che le istituzioni non percepiscono appieno, si vedano gli elevati abbandoni scolastici, i casi di bullismo in aumento, l’omofobia, la difficoltà del corpo docenti di trovare un dialogo con i ragazzi, le manifestazione violente dei giovani in classe.

Molti progetti sono delegati alle associazioni di volontariato che spesso fanno fatica ad entrare nelle realtà scolastiche se pur per portare informazione e fare divulgazione.



La scuola ha il difficilissimo compito di sviluppare nei giovani quelle capacità e qualità che risultano utili al benessere della comunità.


Attenta e rispettosa dell’individualità di ogni studente che non deve essere trasformato in uno strumento della società, la scuola dovrebbe tendere a formare persone che pensano e agiscano in modo indipendente, seguendo la loro originalità con il fine ultimo il Bene comune.


Allo scopo di rendere possibile tutto questo, le istituzioni scolastiche necessitano di avere accanto a loro, figure collaborative, il pedagogista, vedi l'articolo di Antonella Morleo (pedagogista), leggi Qui e lo psicologo.



Ancora adesso in Italia non è presa neanche in esame la figura dello psicologo fisso nella scuola, con l’errato pregiudizio che ci si rivolge a lui solo se si è squilibrati.

Lo psicologo crea ponti di dialogo per il ragazzo, con gli insegnanti, con i genitori o semplicemente con se stesso.


E' un punto di confronto  per gli stessi insegnanti che vivono momenti di forte frustrazione e impotenza che, se non elaborati, loro malgrado, trascenderanno nella relazione con l'alunno.


Nella mia esperienza di psicologa e coordinatrice di un’associazione che si occupa di adolescenti, mi rendo conto che il corpo insegnanti si sente supportato quando interagisce con noi, perché hanno un punto di confronto e di alleanza, dove serve, hanno l’allargamento delle competenze attraverso altre figure professionali.


Questo è l’unico modo per guardare da tanti punti di vista diversi quante sono le personalità dei ragazzi.



Il pensiero è il fattore organizzante dell’uomo, inserito tra gli istinti causali primari e le conseguenti azioni. Gli istinti introducono il pensiero nell’azione, e il pensiero produce azioni ispirate dalle emozioni, altrettanto correlate al fine ultimo.


Alla base di ogni buon risultato c’è la motivazione che l’ha prodotto; nell’ascolto e nel riconoscimento delle qualità intrinseche individuali mediate con il programma scolastico si può portare un alunno a sentire fortemente la motivazione rafforzata e nutrita nel compimento del progetto.



E sappiamo bene che l’impostazione della scuola e degli insegnanti ha grande ricaduta sulla formazione psicologica dell’alunno.




Le scuole hanno necessità impellente di avere il supporto e la collaborazione di  psicologo e pedagogista, le figure di riferimento promotrici di un nuovo modo di vivere l’apprendimento e di azioni mirate all’applicazione del sapere attraverso azioni concrete.


Non sono più sufficienti gli insegnanti per le richieste sempre più pressanti e definite che non solo i ragazzi fanno ma che la società richiede.


Bisognerebbe sempre dare priorità allo sviluppo di una capacità generale di pensiero e di giudizio indipendente, non all’acquisizione di competenze specifiche.

Come abbiamo potuto appurare nel tempo, la scuola come istituzione sta perdendo molto e tutti quegli insegnanti che lavorano con passione e umanità si sentono soli e abbandonati.

C’è la necessità di cambiare i paradigmi dell’insegnamento e modificare gli approcci affettivo-emozionali, occorre una stretta collaborazione, serve mettersi a tavolino e fare continui feedback .



Ora i ragazzi sfidano gli adulti, li mettono alla prova, perché vogliono di più e di meglio.

Vogliono riconoscimento e considerazione del proprio operato, imparare come essere ambiziosi.




Il desiderio di essere capiti e approvati dagli altri è certamente una delle forze di aggregazione più importanti nella società, è una motivazione salutare.



Non è fattibile pensare a insegnare con metodi ormai superati, intervenire sullo stato psicologico e pedagogico dei ragazzi allo stesso tempo.



Per il bene dei ragazzi non c’è più tempo per riflettere, è arrivato il momento di agire se vogliamo che i nostri figli possano, un giorno, diventare adulti consapevoli delle loro ricchezze personali, implementate e valorizzate al fine di rendere migliore la società in cui è inserito.



Le figure professionali che ruotano all’interno delle scuole hanno la responsabilità di indirizzare e passare contenti che portino i giovani al valore non al successo, nel senso in cui lo si intende comunemente, come scopo della vita.



La persona di successo riceve molto dal proprio prossimo, in genere molto di più di quello che effettivamente dà con il suo operato. Il valore di un uomo, invece, va riconosciuto in ciò che dà, non in ciò che riesce a farsi dare.