Silvia Pellas

Founder Junior

LA DIPENDENZA AFFETTIVA PARTE PRIMA :LE CAUSE

2019-05-22 21:20:59

La dipendenza affettiva è una problematica che suscita il mio più vivo interesse in seguito ad esperienze personali di vita vissuta e in seguito alla conoscenza di numerose persone che soffrono molto a causa di questa sorta di “disabilità affettiva” così come io sono consona chiamarla a causa..

La dipendenza affettiva 

La dipendenza affettiva è una problematica che suscita il mio più vivo interesse in seguito ad esperienze personali di vita vissuta e in seguito alla conoscenza di numerose persone che soffrono molto a causa di questa sorta di “disabilità affettiva” così come io sono consona chiamarla a causa delle disfunzioni che provoca a livello delle relazioni sociali e personali. 


Rimane però una sorta di “disabilità” fino a che non si decide di affrontarla, magari attraverso l’aiuto di un bravo terapeuta che può essere un Counselor, uno Psicoterapeuta che lavora tramite una psicoterapia dinamica  o che utilizza altre modalità di analisi psicologica a seconda di quanto questa problematica incida attivamente sulla nostra vita. 


Quando è che una persona decide attivamente di farsi aiutare? Forse quando ha sofferto abbastanza ed è arrivato ad un punto per cui deve fare qualcosa per lenire l’angoscia che altrimenti attanaglia la propria vita attirando tragicamente una delusione dopo l’altra, in altri casi i parenti disperati e dispiaciuti dallo stato sofferente del proprio amato cercano di direzionarlo a un bravo professionista che lo sappia aiutare ma in questi casi essendoci una motivazione più labile, il percorso sarà probabilmente più tortuoso. Io penso che la decisione consapevole di prendere in mano le redini della propria vita e affrontare con coraggio tutta questa sofferenza sia un elemento primario e decisivo per avere una possibilità concreta e reale di uscire da questa problematica che ha origini -come vedremo- profonde spesso a causa di un rapporto disfunzionale con i nostri Caregiver primari. 


 Purtroppo esiste una grande quantità di persone che convive per anni con questa sofferenza in completa solitudine o solo sfogandosi con amiche che spesso hanno lo stesso problema o un problema con sfumature simili ma soprattutto che non hanno le risorse e le competenze per essere efficacemente di aiuto alla persona amata.


 In questo percorso nell’analisi di questa problematica affettiva vorrei partire dalla comprensione della modalità e delle problematiche che si possono presentare nell’età evolutiva e che possono avere un effetto incisivo e concreto sulle nostre vite relazionali future.

Come nasce la dipende affettiva 

Come nasce la dipendenza affettiva?


Numerosi studiosi nel campo della psicologia si sono posti questa domanda e hanno studiato le problematiche che si possono presentare nella primissima infanzia qualora si riscontrino delle difficoltà nel relazionarsi con le figure di riferimento primarie dell’Infante: i Caregiver. Durante l’infanzia i genitori rappresentano la figura primaria di riferimento per l’infante e come tali possono incidere in maniera concreta sullo sviluppo della personalità e dei modelli di attaccamento relazionali dell’individuo. 


Come ci spiega Bowlby i modelli di attaccamento che si sviluppano in età infantile a partire dai 7 mesi circa,  possono essere di diverso tipo: attaccamento sicuro, attaccamento ansioso ambivalente resistente, attaccamento evitante, attaccamento disorganizzato e disorientato. 


Riferendomi dunque a questa teoria di Bowlby è anche intuitivo pensare che se una donna o un uomo che sviluppa in età infantile un modello di attaccamento con la madre (ma anche con il padre o entrambi i genitori) ansioso ambivalente inconsapevolmente riproporrà  questa modalità di relazionarsi  con le figure affettive di maggiore rilevanza che incontrerà per una buona parte della vita della persona ricalcando modalità affettive pervase da ansia e ambivalenza.  


Quante persone conosciamo che incontrano sempre lo stesso modello di uomo o donna e si chiedono come mai questo avvenga a loro e non ad altre persone? Ci sono donne che incontrano sempre uomini all’apparenza molto affascinanti e seduttivi per scoprire poi che sono persone violente da cui subiscono ogni sorta di maltrattamento fisico e psicologico, ma nonostante siano in grado di ammettere quanto questo rapporto sia dannoso per la loro vita continuano a restare all’interno di una relazione che porta solo sofferenza. 


In ogni caso anche senza arrivare a questi esempi estremi nell’esperienza di ognuno di noi possiamo ritrovare, nell’ambito delle nostre amicizie e conoscenze, storie che ci raccontano sempre la stessa modalità di rapportarsi a un modello di uomo o donna che pare tragicamente solo quella persona o quel particolare tipo di persona possa incontrare. 


Se siamo onesti e abbiamo capacità di guardarci dentro possiamo ritrovare nella nostra esperienza tutto questo, anche se ciò non significa necessariamente che soffriamo di dipendenza affettiva ma solo che tendiamo a riproporre nella nostra vita le stesse modalità di relazione. 

Vorrei ricordare a tale proposito la nozione di “Gioco” proposta dal medico e psicoterapeuta Eric Berne all’interno della cornice dell’Analisi Transazionale. 


Il gioco viene inteso da Berne come un modello di comportamento ricorrente in cui entrambi i giocatori sono inconsapevolmente parti attive. Ognuno troverà il giocatore che meglio si addice a giocare quel ruolo che gli spetta per portare avanti un modo di rapportarsi  ahimè dannoso in maniera inconsapevole. 


Come dicevo precedentemente usando solo altri termini fino a che non si scopre il “gioco“ e si decide di smettere di giocare, nella fattispecie di smettere di farci del male. Vorrei ricordare a tale proposito un altro concetto interessante e in altro modo appartenente a quanto detto fino ad ora. Freud parlava di “coazione a ripetere” con questo termine voleva intendere proprio il ripetere inconsapevole delle persone di eventi traumatici della propria vita con l’illusione inconscia di controllarli. 


Anche questo concetto ci porta a pensare a come in base alle nostre esperienze infantili più o meno traumatiche noi possiamo continuare a confrontarci con eventi traumatici e nella fattispecie dell’argomento che stiamo affrontando con rapporti che ci portano a rivivere antecedenti traumatici dal punto di vista affettivo che abbiamo vissuto da bambini con i nostri Caregiver. 


Se una donna in età infantile ha  perciò vissuto un rapporto con un padre distaccato e freddo e ha sofferto molto la sua mancanza di attenzioni e affetto, potrà in età adulta cercare un partner che si presenterà altrettanto distaccato magari dedito totalmente al lavoro e con pochissimo tempo da dedicarle e di questo ne soffrirà molto fino al punto da lasciare la persona in questione o da esserne lasciata a causa dell’estrema sofferenza che questo rapporto causa ad entrambi. Incontrerà più avanti un altro uomo da cui all’inizio si sentirà irresistibilmente affascinata ma presto scoprirà delle caratteristiche che richiamano la  relazione precedente un distacco affettivo, una incapacità di dimostrare il proprio affetto e così via. 




Le cause infantili della dipendenza affettiva 

Ritornando a Bowlby vorrei citare anche un altro concetto che in questo contesto risulta molto interessante: quello di modello operativo interno. Questo concetto giustifica e ci porta a comprendere meglio quanto detto precedentemente. 


Il modello operativo interno di un individuo è costituito da una serie di modelli di sé  stesso e degli altri che si sono strutturati sulla base delle esperienze di interazione dell’individuo con le persone che si trova a frequentare, (partendo dalla famiglia di origine, comprendendo l’ambiente sociale nel quale si trova immerso) Questi modelli divengono fissi e servono all’individuo per mettersi in relazione al mondo, quindi sono un modo di interpretare gli altri e il mondo che condizionerà necessariamente il tipo di rapporti che la persona andrà ad instaurare. 


Oltretutto il modello operativo interno di un individuo è strettamente connesso al modello di attaccamento, perciò è intuitivo pensare che se una persona ha un attaccamento  insicuro vedrà il mondo circostante solamente attraverso questa lente, il suo modello operativo interno sarà di sfiducia nei confronti delle altre persone e si comporterà di conseguenza con insicurezza all’interno di tutti i rapporti affettivi, lavorativi, sociali. 


Citavo precedentemente la nozione di gioco di Eric Berne, sicuramente una persona che ha un modello operativo interno basato sulla sfiducia riguardo alle figure affettive e per il quale pensa che nessuno lo amerà  e che verrà sempre abbandonato perché le persone non lo amano  andrà inconsapevolmente a trovare una persona che ha proprio queste caratteristiche e che gli permette di giocare quel “gioco specifico”.  Si spiega anche in questa ottica la concezione Freudiana di coazione a ripetere di cui parlavo precedentemente. 


Ho voluto anche se brevemente citare le teorie di questi grandi studiosi poiché penso che la conoscenza e il prendere in considerazione questi diversi approcci a quelle che possono essere le possibili cause  o concause di una problematica di dipendenza affettiva sia una condizione necessaria per una maggiore comprensione e per avere a disposizione numerosi elementi di riflessione e di valutazione, che pur nelle differenze delle varie teorie vanno secondo il mio modo di vedere integrati e tenute contemporaneamente sempre presenti. 


Questo consentirà una comprensione più esaustiva della complessità della problematica affettiva dell’individuo che abbiamo di fronte.  Ma ora vediamo nel dettaglio in che cosa consiste in termini concreti la dipendenza affettiva.


Dal mio libro :” La dipendenza affettiva “