
♦ Sergio Omassi ♦
Life Coach e Formatore
Genitori: "La vostra parola funziona (con un figlio) fino ai 12 anni e poi, più o meno, non funziona più..."
09/08/2018, 11:27
Credo che Umberto Galimberti sia oggi l'essere più evoluto in circolazione, grazie alla sua enorme cultura, che si muove nella filosofia, nella psicologia e nella psichiatria. Il suo sguardo sempre lucidissimo e la sua capacità di dare risposte, con parole semplici, alle domande più difficili che ci poniamo mi lasciano sempre un buon sapore in bocca. In questo video, uno dei tanti che trovi su Youtube, intorno al minuto 8 Galimberti afferma una cosa sacrosanta, di cui, se hai o hai avuto un figlio tra i 12 e i 20 anni, sei perfettamente consapevole: "La vostra parola funziona (con un figlio) fino ai 12 anni e poi, più o meno, non funziona più... Il dialogo bisogna aprirlo prima." Forse è l'unica volta che non sposo in pieno l'idea di Galimberti, almeno per come è formulata nella sua conferenza - probabilmente se avesse potuto approfondire, avrebbe aggiunto alcune considerazioni a una formula che si presenta, pronunciata in questo modo, così definitiva e senza spazi di manovra. Nella mia esperienza di facilitatore nelle relazioni, ho incontrato spesso genitori che avevano a che fare con lo tsunami ormonale e narcisistico di un figlio in quella fascia d'età. E tutti loro non avevano aperto un dialogo... prima, trovandosi tutto a un tratto a non capire più il figlio e a non sentirsi capiti. Be'... non fu definitivo per la maggior parte dei casi. Tra loro, quelli che avevano più amore incondizionato - ingrediente necessario (e spesso sufficiente) a un percorso comunicativo di questo genere - accettarono di cambiare qualcosa nella relazione e si spinsero a fare cose diverse, partendo dalle piccole azioni quotidiane. Per moltissimi fu una questione di toni, sguardi e/o atteggiamenti, aggiustando i quali già si intravedeva la luce nel rapporto. Credo che per il genitore di oggi sia difficile - ma non impossibile - aprire un dialogo prima dei 12 anni, per il semplice fatto che i nostri figli sono spesso sequestrati da internet e cercano risposte da coetanei o da idoli, non da noi, mentre un tempo i genitori potevano notare le inquietudini del figlio in tempo reale, anche perché c'era più condivisione. Il grave rischio, il peggiore dei mali a mio avviso, è portare la relazione sul braccio di ferro: VINCO IO... SE PERDI TU. Una dinamica che vedo spesso, a volte malcelata sotto ironie e battute, ma con tutti i crismi della faida. Tuttavia sono convinto che si possa recuperare e trovare spazi di manovra, per vincere INSIEME al figlio, non SUL figlio.


♦ Sergio Omassi ♦
Life Coach e Formatore
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