♦ Sergio Omassi ♦

Life Coach e Formatore

Il linguaggio della seduzione

2019-04-15 16:00:15

Cosa significa "sedurre"? Esiste un codice, un linguaggio che si esprime in questo ambito?

Quando sentiamo la parola seduzione, il nostro immaginario di solito si muove verso significati come: invitare a cena qualcuno che ci interessa sessualmente, poi a vedere la nostra collezione di farfalle, poi a sedersi con noi sul divano e in seguito, di grazia, a copulare felicemente insieme a noi.


Per il latini non era così riduttivo, lo spiego sempre nei miei corsi di vendita seduttiva: l'antica espressione secum ducere, infatti, significa portare con sé, ovvero accompagnare qualcuno verso la propria idea, coinvolgerlo, ottenere un consenso.


Anche un prodotto può essere seduttivo e condurci a se stesso, i pubblicitari lo sanno bene.


Nella latina e più generica accezione, quindi, possiamo immaginarci un venditore che, dopo aver portato con sé un cliente, riesce a concludere una vendita anche per telefono; un educatore che, portando a sé l'allievo, riesce poi a coinvolgerlo in attività che poco prima non amava; un genitore che persuade il proprio figlio; un medico che rende le sue prescrizioni più funzionali, perché un paziente "sedotto dal suo ruolo" le eseguirà più motivato, ecc.

Tuttavia oggi voglio parlare di seduzione sessuale, ovvero dei primi approcci tra due individui che, se tutto funziona bene, poi finiranno su un talamo e forse inizieranno a costruire una coppia.


Innanzitutto è bene precisare che l'approccio maschile alla seduzione sessuale è molto differente da quello femminile e posso sbilanciarmi affermando che oggi è sempre la donna a decidere per il sì o per il no, soprattutto sul piano dei canali non verbali.


Il vero problema è che il maschio spesso non sa leggere - a meno che non li abbia studiati - questi segnali del corpo, non coglie gli assensi o i dissensi silenti, non legge le variazioni di postura della sua "preda", non fa attenzione agli atteggiamenti fisici, alle alterazioni seppur lievi dell'asse corporea, non nota i pruriti che scattano sull'oggetto del desiderio durante la comunicazione, il suo toccarsi il viso in un certo modo, su determinate parole, ecc.


La regia è sempre della donna

La donna è certamente più portata a questo tipo di linguaggio, poiché ha un corredo emotivo più completo, quindi possiede maggiori chiavi di lettura non-verbale rispetto al maschio.


Ogni flirt inizia con sottili segnali da parte della donna: è lei a dare o meno il permesso e lo fa soprattutto con le proprie occhiate.


L'uomo, invece, è più spinto a un approccio verbale, ma quando si avvicina e gioca la sua carta, ove non ci siano stati previ segnali non verbali di invito, è spesso destinato al fallimento.


Questo primo invito è sempre dato con gli occhi, si tratta di saperlo leggere.

In generale diamo il nostro sguardo a un perfetto sconosciuto solo per pochi secondi: camminando per la strada, o in ascensore, ci capita di farlo con individui del nostro sesso o di quello opposto, per dimostrare di aver registrato la loro presenza, ma poi lo rivolgiamo altrove per comunicare che non siamo interessati a proseguire il contatto.

Se una donna fissa negli occhi un uomo per più di due o tre secondi gli sta comunicando inconsciamente che accetta un suo avvicinamento.

Se apre ulteriormente le palpebre durante quei pochi secondi, l'invito è ancora più promettente. Di solito è un gesto che dura meno di un secondo: questo sgranare gli occhi è molto difficile da percepire per un soggetto non abituato a leggere i segnali non verbali, anche se in quel preciso istante è rivolto esattamente a lui.


Se la donna, in più, alza anche le sopracciglia, la percentuale di successo, a seguito di un approccio, aumenta notevolmente.

Ma attenzione: la donna guarda l'uomo che ha preso di mira solo finché questi non se ne accorge, dopodiché inizia una danza oculare fatta di "ti guardo" - "non ti guardo" - "ora guardami tu" - "non troppo per favore", e via così. L'uomo che ricambia, dal canto suo, vedrà gli occhi della preda sfuggirgli ogni volta: lei girerà il capo e continuerà il suo cha cha cha oculare finché lui non si deciderà a un approccio verbale.

Il COY SMILE... se lo conosci è meglio.

Se il maschio non approccia... la donna può sfoderare altri segnali non verbali di richiamo, sempre che non si sia già rassegnata.
Dopo lo sguardo, ecco apparire una nuova esca: il sorriso.


Non si tratta qui di un sorriso normale, ma del coy smile, ovvero del sorriso timido: il capo si china leggermente verso il basso, gli occhi mantengono il contatto, mentre gli angoli della bocca si sollevano appena, ma testa e corpo sono rivolti in un'altra direzione.


A un'attenta osservazione, nel coy smile la bocca sorride ma gli occhi rimangono seri, in maniera simile ai cosiddetti sorrisi di circostanza che si fanno, sforzandosi, a persone poco gradite. Tuttavia nelle primissime fasi del corteggiamento queste caratteristiche del sorriso portano un messaggio ben preciso: "puoi avvicinarti".

Se la donna si trova ad aver a che fare con un timido patologico, dovrà accentuare le note del suo invito con altri stratagemmi. Ovviamente siamo nel regno dei movimenti inconsci: la donna di solito non si rende nemmeno conto che il suo corpo sta reagendo in questo modo.


Dopo cha cha cha oculare e coy smile, la donna può spingersi oltre e... mostrare il collo. Lo può fare scostandosi i capelli, il colletto della camicetta, o reclinando il capo da un lato: in ogni caso vuole comunicare "non sono pericolosa, guarda... ti offro la mia carotide".


A questo punto, solitamente, un maschio a sua volta interessato si avvicina, sedotto e rinfrancato inconsciamente da tutti questi segnali non verbali, che comunque vengono registrati a livello sottile, seppure non passano alla sfera razionale.


Quindi si accorciano le distanze e si entra in una seconda fase del corteggiamento, dove la prossemica la fa da padrona e le emozioni vengo misurate sul piano delle distanze. Si entra quindi in un nuovo livello del gioco, dove esistono nuove regole.


L'uomo deve avere la massima attenzione sul non violare di colpo la sfera intima della donna (per sfera intima si intende una distanza inferiore ai cinquanta centimetri, dove lasciamo entrare chi amiamo e le persone delle quali ci fidiamo). Un ubriaco, per intenderci, commette spesso questo tipo di errore, ma anche chi non ha la sensibilità naturale del rispetto per l'altra persona.


Alla violazione, ovviamente, corrisponde un due di picche immediato, chiarissimo sul piano non verbale: la donna si ritrae, si scherma con le braccia o con la borsetta ad esempio, fa un indietreggiamento notevole con il corpo, raschia con la gola (ringhia in un certo senso) e potrebbe dire "Per cortesia non..."
In questo caso probabilmente c'è la fine del gioco.

Come capire quando è il momento di entrare nei 50 centimetri di spazio personale?

Se diamo per scontato che il corteggiamento nasce dal desiderio di accorciare le distanze, abbiamo bisogno di parametri per verificare se all'altra persona fa piacere la nostra vicinanza o se, al contrario, ne è infastidita.


La prossemica è una danza, solitamente inconsapevole (salvo casi di persone addestrate), sulla quale esistono studi approfonditi e una gran quantità di dati da apprendere, ma al momento vorrei porre l'accento su un movimento di verifica - che come gli altri è inconsapevole ma può essere anche gestito razionalmente in caso di bisogno - utile per capire se è il caso di avvicinarsi o no all'altra persona.

Il "quikstep": il passo calamita

L'uomo e la donna stanno flirtando, i loro corpi sono rivolti l'uno verso l'altro, tuttavia c'è ancora una certa distanza fisica. A questo punto, mentre parla, spesso la donna fa un passo avanti verso l'uomo, per tornare indietro subito dopo, non appena terminata la sua frase, con un movimento molto simile a quello di una danzatrice. Se rimanesse dove si è spostata, lancerebbe un segnale troppo sfacciato e sarebbe lei a invadere lo spazio intimo del maschio, cosa che la donna non fa volentieri di solito: per questo il tutto viene effettuato in modalità quick, veloce.


In maniera inconscia, e sempre che stia andando tutto bene a livello emozionale tra i due, l'uomo prende la parola e, a sua volta, compie un passo verso di lei, come per segnalarle che la trova attraente.


Da questo punto in poi il corteggiamento entra in una nuova fase, si muove verso i primi contatti fisici, ma qui si aprono scenari talmente vasti che forse è meglio parlarne in un articolo dedicato.