Life Coach e Formatore
I POST del dolore
C'è tutto un fiorire di aforismi e frasi preconfezionate, nei social network, roba che gira, che passa e poi torna, che si legge spesso, che cambia colore ma non contenuto. A volte sono messaggi luminosi, ma troppo spesso sono vere urla di dolore, che alimentano dolore...
Le profezie si autodeterminano
"Quando si ha un cuore, a volte, è da nascondere."
Questa frase, attribuita a Molière, è la molla che mi ha fatto scattare la voglia di scrivere queste righe.
L'ho incontrata stamani, nel mio streaming su Facebook e mi sono chiesto perché? Istigazione alla chiusura del cuore?
Chi questo benedetto cuore davvero ce l'ha, può aver sofferto per averlo mostrato, capita a tutti, ma non avrebbe vissuto certe emozioni se fosse rimasto barricato dietro il muro del distacco e del non coinvolgimento.
Il vero problema è che tendiamo a generalizzare le esperienze negative, non quelle positive, quindi basta che la vita ci presenti un conto da pagare, un abbandono, un rifiuto, un distacco, per farci rapire da pensieri bui e voler punire il cuore, la vita, i maschi o le femmine, magari postando frasi generalizzanti come queste.
I post, la roba che mettiamo sui social per riceverne like o attestati di stima virtuali (quindi dopamina a basso costo), sono degli input che gli altri vedranno, nei quali magari si riconosceranno, e contribuiscono a creare un ambiente.
Post come questi mi ricordano il deposito di Paperon de Paperoni, con i suoi cartelli intimidatori sparsi nel parco, forieri di messaggi che non fanno passare serenità e creano, nel loro piccolo, una realtà.
Lungi dalla pratica del pensiero positivo, che ritengo una stronzata notevole se usata a fini terapeutici (è dimostrato che non funziona), credo che evitare i pensieri negativi o, almeno, evitare di condividerli, sia una buona abitudine per se stessi, oltre che per gli altri.