Sarah Geslot

Founder Senior

Luglio 1989 - La "vacanza del non ritorno"

2019-06-24 13:08:58

L'evento ebbe un successone ma per me, quella bambina biondissima, fu solo il NON RITORNO

Era il 1989 quando la Regione Sardegna e la Lega francese si coalizzarono "per dare la possibilità a bambini tra 6 e 11 anni di passare un'estate diversa e di conoscere la terra dei loro genitori e nonni" (il messaggero sardo - 16 luglio 1989), per noi, figli di immigrati.

L'evento fu un successone e degno di nota, motivo di gratificazione, orgoglio e fierezza per tutti, tutti tranne me, perché io, "petite et biondissima" non tornai mai più a casa.

1989

L'anno dell'abbandono, dello sradicamento radicale, della perdita di ogni punto di riferimento.


Alla colonia-vacanza aderirono i genitori di circa 380 bambini e, tra questi, c'erano anche i miei, babbo francese doc e mamma sarda, immigrata in Francia fin da bambina.


Per me, la bambina di cui si parla nell'articolo, "petite et biondissima, che per nome e cognome non sembrerebbe avere nulla di sardo", fu il NON RITORNO, l'inizio di uno sballottamento fisico ed emotivo che ancora pesa come un macignoancora cerca conforto e ancora, 30 anni dopo, influenza la mia vita.


Ho trovato "per caso" questo articolo di giornale frugando sul web




Già, perché io non tornai mai più a casa

Doveva essere solo una vacanza

La prima senza mamma e papà, in compagnia del mio fratello maggiore, unico punto  di riferimento in, quei lunghissimi giorni caldi, in un luogo sconosciuto, circondata da persone che non parlavano la mia lingua e io non capivo la loro.


Doveva essere solo una vacanza

Ma non rividi mai più la mia casa, la mia scuola con i compagnetti, il mio paese...


Doveva essere solo una vacanza

Invece fu "il" modo per permettere alla mia famiglia di organizzare in sole 3 settimane un espatrio, svuotare una casa e caricare tutto quel che si è potuto su un treno merci, verso una nuova vita, incerta e diversa.


I miei ci raggiunsero tempo dopo, ed iniziarono anni di cambio casa e vite inscatolate, dominate dall'ignoto. 

8 anni e ricreare tutto da zero, non parlare, non capire, inserimenti scolastici e sociali, rifiutare...



Un piccolo tuffo indietro

Fino ai miei 7 anni non ho ricordi, solo due o tre immagini frammentate e offuscate di vita.

I primi ricordi lucidi, anche se pochi, partono proprio da quell'estate del 1989, fino a diventare completamente parte della mia memoria dai 9 anni in poi.


Brancolo nel buio e cerco degli appigli che mi dicano chi sono e da dove vengo, cosa è successo, ma nulla apre il mio cassetto dei ricordi.


Sono passati 30 anni

La petite è cresciuta.

Credo sia quello l'evento scatenante della mia sindrome dell'abbandono, con cui ancora oggi convivo come fosse il mio fidanzato morboso, mi molesta e mi consuma.


La vacanza del non ritorno fu per la bambina che ero la mia prima evoluzione verso l'accettazione del cambiamento e, da quel momento, non ho più sentito "mia" nessuna casa, nessuno spazio è stato il "mio mondo".


Ho sviluppato e coltivato una parte nomade, che mi ha spinto a soli 14 anni a scegliere una scuola lontana dalla mia famigliadalla quale ritornerò negli anni  per brevi periodi.

La "petite" oggi

Ho passato gli ultimi 25 anni come una nomade, spostandomi da una parte all'altra, creando ovunque mi fermassi il "mio" nido, vivendo con la paura di non tornarci più, paura che mi spinge a scappare di nuovo e ancora rimettermi "in viaggio" verso nuove mete.


La mia costante paura di non tornare a casa mi rende instabile e non mi concede più di un anno e mezzo, mesi passati a spostare continuamente disposizione dei mobili, cambiare colore alle pareti...


Vivo accumulando ricordi e tutto ciò che non mi faccia perdere me stessa, cercando il nuovo ma non volendomi staccare dal vecchio.


Il mio ultimo trasloco risale a quasi due anni fa, periodo più lungo, quando ho per l'ennesima volta deciso di cambiare città e casa, e ora, già mi sta stretta...


Ogni luogo è il mio posto

Cerco di creare in ogni luogo che mi ospita il mio mondo, di curare in ogni particolare ciò che mi circonda per poi, inevitabilmente, lasciar crollare quei mondi che si coprono di polvere.

Mi rifugio e trovo pace in luoghi dove non posso "fermarmi" e sto con me stessa: campagne, nuraghi, vecchi fari, pozzi sacri, boschi, mare diventano la mia casa.


Cerco la solitudine, dentro e fuori casa, e provo con tutta me stessa ad ancorarmi e mettere radici, cerco disperatamente "casa"  e lotto contro l'attaccamento affettivo.


Ho sempre paura  di non tornare a casa e di perdere chi mi è vicino, chi mi vive e mi fa vivere.

Articolo originale 16 luglio 1989

Ho scritto questo articolo tutto d'un fiato, svuotando me stessa, senza giudicarmi per la mia "instabilità e dando voce al mio conflitto, ho consolato la petite biondissima e l'ho abbracciata, perché ora...ci sono io a tenerle la mano